È motivo di particolare soddisfazione, per il nostro sito, la nomina a cavaliere della Repubblica conferita dal presidente Napolitano, in corrispondenza con la Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità, a due personaggi spesso presenti – per motivi diversi – su queste colonne.
Il primo – Franco Bomprezzi – ne è addirittura il direttore responsabile, uno dei vari incarichi ricoperti in una carriera giornalistica di lungo corso, che lo ha visto anche a più riprese impegnato nel mondo delle associazioni di persone con disabilità (è stato tra l’altro presidente nazionale dell’Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare dal 1998 al 2001).
«55 anni di disabilità senza nemmeno un giorno di libera uscita – ha dichiarato per l’occasione Bomprezzi – una di quelle cose che nella vita non ti aspetti, ma al tempo stesso un messaggio importante: far capire che anche in una situazione di disabilità evidente si può vivere in maniera positiva».
Difficile parlare a lungo di Franco Bomprezzi per chi, tra l’altro, collabora con lui da quasi quindici anni. Preferiamo festeggiare questo importante riconoscimento dando spazio qui di seguito ad uno pezzi più recenti da lui scritti, una lettera rivolta a Giovanni Catanzaro, il comandante dei Vigili Urbani di Roma rimosso dal proprio incarico, dopo avere parcheggiato la propria vettura in un posto per persone con disabilità, esponendo il contrassegno invalidi (scaduto) di un’altra persona della sua famiglia.
Un testo, quello di Bomprezzi, che potrà far capire meglio anche a chi non lo conosca il suo stile e il modo di affrontare i problemi riguardanti, in questo caso, proprio la disabilità.
Altrettanto popolare è Andrea Stella – sul cui lungo cammino tanto spesso ci siamo soffermati in questi anni – che nel 2004 decise di attraversare l’Oceano Atlantico a bordo di TIM Progetto Italia – Lo Spirito di Stella, il primo catamarano al mondo accessibile alle persone con disabilità, per tornare a Miami, la città dove a causa di una sparatoria la sua vita era cambiata per sempre.
Lo accompagnarono velisti del calibro di Giovanni Soldini e Mauro Pelaschier, l’atleta con disabilità Sandra Truccolo, campionessa paralimpica di tiro con l’arco e il campione olimpionico di canoa Daniele Scarpa.
Tornato in Italia, Stella ha iniziato una capillare attività di scuola vela gratuita per le persone con disabilità, circumnavigando la penisola con il suo natante e coinvolgendo nel solo 2007 (tra Genova, Livorno e Roma) ben 151 disabili, 191 accompagnatori, 69 medici e fisioterapisti.
In questi due ultimi anni, inoltre, Stella ha anche trasferito l’esperienza della scuola di vela in Spagna, a Valencia, dove TIM Progetto Italia – Lo Spirito di Stella ha regalato alle persone iberiche con disabilità la possibilità di seguire in mare le regate della Louis Vuitton Cup.
All’attività in mare, infine, si sono affiancati altri importanti progetti, come il Concorso di Idee Progettare e realizzare per tutti, nato per incoraggiare studenti e architetti a progettare gli spazi e gli oggetti rendendoli accessibili e fruibili a tutti o il Tour Universitario, tuttora in corso, ideato per diffondere all’interno delle Facoltà di Architettura, Ingegneria e Design delle principali città italiane la necessità di una progettazione degli spazi senza barriere.
Punto di partenza per gli affollati seminari condotti da Stella per gli studenti è l’esperienza progettuale della sua imbarcazione, considerata un esempio di progettazione accorta e funzionale, capace di rendere accessibili a tutti i luoghi, gli oggetti e gli strumenti.
Due “cavalieri sulle ruote”, dunque, nello stesso anno che ha visto la Repubblica di San Marino eleggere un presidente in carrozzina (Mirko Tomassoni), senza naturalmente dimenticare la firma da parte dell’Italia della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità (che ora attende una rapida ratifica) o il milione e duecentomila firme contro la discriminazione dei disabili raccolte dall’EDF (European Disability Forum) in tutti i Paesi dell’Unione Europea e consegnate a Bruxelles all’inizio di ottobre.
Segnali vari, provenienti da settori anche molto lontani tra di loro, ma tutti estremamente confortanti e che fanno sperare in un “cammino da cui non si torna indietro”, almeno da un punto di vista culturale.
(Stefano Borgato)
di Franco Bomprezzi
Caro Comandante Catanzaro, più parla e più scrive e secondo me peggio è. Sono un cittadino disabile, che guida da 35 anni la propria autovettura, regolarmente adattata, e si sottopone ai controlli previsti sia per il rinnovo della patente che per il rilascio del contrassegno che consente circolazione e sosta anche laddove gli altri automobilisti non possono. Questo “privilegio” è a fronte del fatto che io non posso camminare.
Vivo e lavoro in sedia a rotelle. Fino a qualche anno fa mi era facile trovare posto negli spazi di sosta dedicati, praticamente in ogni città, Roma compresa.
Da qualche anno non è così. E sa perché? Perché molti in questo Paese fanno i furbi, e sono totalmente impuniti. La norma è chiarissima, il contrassegno può essere usato solo se nella vettura è presente la persona disabile cui il contrassegno è assegnato. Poco importa se guida o è trasportato, ma è fondamentale che la persona disabile sia a bordo.
Gli italiani hanno capito che i vigili urbani, non solo a Roma, ignorano questo piccolo dettaglio o non sanno come fare per punire l’abuso. E così la norma, nel senso non della “legge”, ma della “norma” come comportamento abituale, è la seguente: in ogni famiglia c’è un anziano, questo anziano facilmente diventa disabile, a questo punto si chiede l’invalidità, e con l’invalidità tutto ciò che segue, contrassegno compreso.
Poi l’anziano resta a casa come prima, mentre figli e nuore scorrazzano con il contrassegno, pronti a dichiarare che stavano proprio andando a prendere l’anziano genitore. Le ricorda nulla questo mio ragionamento? Io penso di sì.
Non me ne frega niente se lei riuscirà a dimostrare, cavillando, che poteva sostare bellamente in centro a Roma. Il fatto è che lei ha argomentato proprio come ho detto io, e cioè che il contrassegno, scaduto per di più, era della suocera. Si rende conto che non poteva neppure esporlo sul parabrezza se la suocera non era a bordo? Sa che per questo tipo di sosta vietata si perdono due punti della patente? E che il contrassegno va immediatamente ritirato? Certo che lo sa.
Allora io direi al sindaco Veltroni di punirla diversamente, chiedendole di svolgere un controllo totale sull’uso e sull’abuso dei contrassegni per invalidi a Roma. Naturalmente estendo l’idea a Milano, e a tutte le città italiane, perché questa è una vergogna nazionale.
Il 3 dicembre è la Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità e io verrò a Roma, su invito del Presidente della Repubblica. Chissà se troverò parcheggio. Lei che dice?
*Per gentile concessione di «Affari Italiani».