«Gentile dottor Dastoli, sono Luca Faccio di Bassano del Grappa (Vicenza) e dal 2005, attraverso il mio blog, mi sto occupando della problematica legata al mancato recepimento della Raccomandazione Europea 98/376/CE, inerente il contrassegno europeo per disabili».
Inizia così la lettera di Luca Faccio – già noto ai lettori di Superando.it per le battaglie che conduce in ambito di mobilità delle persone con disabilità – a Pier Virgilio Dastoli, direttore della rappresentanza in Italia della Commissione Europea, nel tentativo di far registrare qualche passo in avanti ad una questione ormai annosa e ancora ben lungi dall’essere risolta, specie dopo la caduta del Governo Prodi e il conseguente abbandono del Disegno di Legge Nicolais n. 1859, che avrebbe potuto portare ad un passaggio decisivo.
«Il mancato adeguamento – continua la lettera di Faccio – è legato, come Lei ben saprà, ad una problematica di carattere legislativo riguardante il Codice in Materia di Protezione dei Dati Personali [Decreto Legislativo 196/03, N.d.R.], e in particolare l’articolo 74, comma 1 che impedisce l’esposizione di dati sensibili riguardanti la persona ed eventuali simboli che identifichino la specificità del permesso. L’eliminazione del simbolo crea non poche difficoltà, in quanto le autorità competenti non riescono a distinguere la natura di tale tagliando. Per cercare di risolvere tale incongruenza legislativa, ho inviato in data 26 giugno 2007 una lettera al Garante per la Privacy Francesco Pizzetti, in cui ho illustrato la problematica, ma purtroppo non ho ancora ricevuto risposta. Premesso ciò, Le chiedo se può spiegarmi il motivo per cui la Raccomandazione Europea non ha maggior valenza rispetto alla legge sulla privacy».
Successivamente Faccio fa riferimento al già citato Disegno di Legge Nicolais n. 1859, che all’articolo 20 prevedeva testualmente: «Modifica all’articolo 74 del codice in materia di protezione dei dati personali, concernente i contrassegni per la circolazione e la sosta dei veicoli di persone invalide. 1. All’articolo 74, comma 1, del codice in materia di protezione dei dati personali, di cui al decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196, le parole: “di simboli o diciture dai quali può desumersi la speciale natura dell’autorizzazione per effetto della sola visione del contrassegno” sono sostituite dalle seguenti: “di diciture dalle quali può individuarsi la persona fisica interessata».
Ora, però, la mancata approvazione di tale provvedimento fa sì che le persone italiane con disabilità all’estero, esponendo il contrassegno italiano, continuino ad essere passibili di contravvenzione. E secondo Luca Faccio – con il quale concordiamo senza riserve – «ciò non è corretto, in quanto la multa non è responsabilità del cittadino».
Una battaglia legislativa, dunque, che continua e che anche noi non mancheremo di seguire nei suoi prossimi sviluppi, che ci auguriamo possano finalmente essere positivi per i cittadini italiani con disabilità.
(S.B.)
– Privacy o libertà di muoversi?
disponibile cliccando qui.
– Ancora in conflitto la privacy e la libertà di muoversi
disponibile cliccando qui.
Il blog di Luca Faccio è all’indirizzo www.lucafaccio.it.