Avevano risposto, nei giorni immediatamente precedenti alle elezioni, le principali forze politiche, al messaggio inviato da Pietro Barbieri, presidente della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), ove si indicavano al prossimo Governo – qualunque esso fosse stato – dieci punti prioritari da perseguire in ambito di disabilità, dalla ratifica della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità alle statistiche; dalla presenza delle associazioni nei tavoli di confronto ai criteri di valutazione della disabilità; dai diritti esigibili alla scuola; dal lavoro alla vita indipendente delle persone con disabilità; da pensioni più dignitose alla comunicazione (il testo che contiene tutti i punti è disponibile sempre in questo sito, cliccando qui).
Oggi dunque, a risultati elettorali acquisiti e in attesa della formazione di un nuovo governo di centrodestra, appare quanto mai opportuno riprendere quei messaggi, non foss’altro che per tentare di capire cosa potrà succedere ora, oltre che per cercare di valutare chi avesse meglio degli altri candidati “centrato i problemi”.
La Sinistra l’Arcobaleno
A rispondere era stato per primo il gruppo della Sinistra l’Arcobaleno, per tramite di Walter De Cesaris, coordinatore del programma di tale lista, che aveva dichiarato di «condividere completamente i punti evidenziati dalla FISH», ritenendo fondamentale «l’uguaglianza di opportunità e di partecipazione alla vita della comunità» da parte delle persone con disabilità.
Successivamente La Sinistra l’Arcobaleno aveva a propria volta indicato come prioritari alcuni punti già presenti nel suo programma, vale a dire «portare a termine la procedura parlamentare di ratifica della Convenzione Internazionale sui Diritti delle Persone con Disabilità; rivedere le modalità di accertamento sanitario tenendo conto dell’evoluzione degli strumenti di valutazione della persona; definire i livelli essenziali delle prestazioni sociali omogenei su tutto il territorio nazionale; associare alla riabilitazione medica la riabilitazione sociale e l’abilitazione per valorizzare tutte le potenzialità della persona; incrementare il fondo sulla non autosufficienza fino ad almeno un miliardo e mezzo di euro, prevedendo un canale differenziato specifico per la disabilità; migliorare la qualità dell’integrazione scolastica; rifinanziare la Legge 13/89 sull’eliminazione delle barriere architettoniche; incentivare l’accessibilità ai mezzi di comunicazione e informazione, rivedendo anche la Legge 4/04».
L’Unione di Centro (UDC)
Successivamente, a scrivere al presidente della FISH era stato il candidato premier dell’Unione di Centro (UDC), Pierferdinando Casini, dichiarando il proprio impegno «a ratificare entro i primi cento giorni di legislatura la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità; ad adoperarsi per la chiusura degli istituti, sia in Italia che all’estero, ove sia presente la cooperazione internazionale; ad “universalizzare” il diritto all’assistenza individuale, rendendola esigibile su tutto il territorio nazionale e definendo i LIVEAS, i Livelli Essenziali di Assistenza Sociale e il loro “incrocio” con i LEA, il Livelli Essenziali di Assistenza Sanitaria».
«Le persone con disabilità e i progetti del cosiddetto “dopo di noi” – aveva concluso Casini – saranno al centro delle politiche del nostro partito, perché dall’attenzione riservata a questa priorità si misura la civiltà di un Paese».
Il Partito Democratico (PD)
Quasi contemporaneamente, a rivolgersi alla FISH con una nota personale era stato il candidato del Partito Democratico (PD), Walter Veltroni, che aveva innanzitutto voluto sottolineare di aver potuto riscontrare direttamente, durante il suo viaggio nelle 110 Province italiane, «moltissime delle cose espresse nel vostro documento e sono fermamente convinto che sia arrivato il momento di dare risposte e di avviare riforme concrete».
«Stiamo parlando di persone, non di numeri né di statistiche – continuava il messaggio di Veltroni – e non devo certo dirlo alla FISH quanto alla politica. Dobbiamo dunque saper superare l’indifferenza e l’approccio paternalistico, avviando un confronto reale e permanente con le associazioni e le Federazioni che da anni, troppo spesso in solitudine, cercano di inserire nell’agenda della politica queste tematiche».
«Comprendo il valore e l’importanza delle vostre proposte – aveva concluso il leader del PD – ed è per questo che ritengo indispensabile aprire un confronto serio e soprattutto permanente, perché si possano dare risposte veloci e coerenti partendo dalla ratifica della Convenzione ONU che potrà aiutarci anche a semplificare la “giungla” legislativa in questo settore (proposta che abbiamo avanzato con forza in relazione a tutto il nostro sistema legislativo e che a maggior ragione deve trovare applicazione in questo ambito). Superare inutili burocrazie, favorire la partecipazione, investire nella rete dei servizi sono princìpi alla base di qualsiasi intervento che dovremo fare».
Il Popolo delle Libertà (PdL)
In extremis era arrivata anche la risposta di quella che è risultata poi la coalizione vincente alle elezioni, vale a dire del Popolo delle Libertà (PdL), da parte di Leonardo Salvemini, responsabile scientifico del Dipartimento Politiche Sociali, a nome del responsabile di quest’ultimo Mario Mantovani e del coordinatore nazionale Sandro Bondi.
«L’onorevole Mantovani – si scriveva nella nota – per quanto riferibile alle fondate e legittime istanze contenute nella vostra comunicazione, onde evitare promesse che appaiano più come aridi spot elettorali che impegni politici precisi e concreti, propone, in caso di vittoria della coalizione guidata dal Presidente Silvio Berlusconi: 1. di evitare di incidere su leggi di settore esistenti, ma di istituire, con un provvedimento adottato dal primo Consiglio dei Ministri, un tavolo tecnico costituito da rappresentanti delle associazioni, Governo e Regioni per l’elaborazione di un “Testo Unico delle Tutele Sociali” che disciplini nel dettaglio le puntuali esigenze evidenziate nella scheda della FISH, dopo aver effettuato la ricognizione di tutta la normativa esistente».
«Tale esigenza – proseguiva il messaggio – appare necessaria perché a seguito della riforma del Titolo V della Costituzione, i soggetti responsabili degli ambiti afferenti le Politiche Sociali sono lo Stato, per quanto riconducibile ai livelli essenziali, e anche le Regioni, per quanto riferibile alla normativa di dettaglio. Non solo, l’occasione del tavolo potrebbe valere per una completa riforma della legislazione esistente oggi disorganica, ambigua e di difficile applicazione e interpretazione».
Secondo la lettera dei rappresentanti del Pdl, i «pilastri fondamentali» di questo “Testo Unico delle Tutele Sociali”, in «un elenco non esaustivo ma indicativo», potrebbero essere «il lavoro, l’educazione, i trasporti, le strutture residenziali e non, i servizi amministrativi». (S.B.)