A nome di molti operatori del settore della disabilità e di tante stesse persone con disabilità che hanno partecipato ad Exposanità, presso la Fiera di Bologna, manifestazione conclusasi il 31 maggio [il nostro sito ha presentato nei giorni scorsi tale evento con il testo disponibile cliccando qui, N.d.R.], vorrei dire che si è trattato di una brutta esperienza, male organizzata e non accessibile e vado subito a spiegare il perché.
Male organizzata in quanto:
1) il Parcheggio Nord – verso il quale siamo stati dirottati – era lontanissimo dai settori più interessanti per le persone in carrozzina come utenti finali (Palazzo dei Congressi, stand di scooter, mobilità ecc.);
2) le prenotazioni non hanno funzionato bene e chi scrive, ad esempio, non ha ricevuto, come promesso, l’invito per l’ingresso.
Non accessibile, invece, in quanto:
3) sia dentro che fuori i percorsi obbligati erano percorribili su tappeti (che all’esterno erano fradici di pioggia) i quali ostacolavano in modo assurdo la marcia della carrozzina;
4) all’esterno, sui marciapiedi coperti dalle tettoie (giovedì pioveva a dirotto), vi erano ostacoli di vario genere (carrelli e pontili da imbianchino ecc.);
5) le porte, infine (con molle durissime), sembravano far parte di una specie di “barzelletta”: ci volevano due persone per aprirle e per far transitare una persona in carrozzina.
Ora, siccome le persone con disabilità sono il target potenziale di massima(pagante) di molti operatori che trovano in questa manifestazione (una delle principali d’Europa in questo settore) un buon modo di vendere direttamente all’utenza finale i loro prodotti, considerato l’elevato costo oggettivo del noleggio piazzole per gli stand all’interno dei capannoni, mi sembra doveroso da parte dell’Ente BolognaFiere – per un rapporto qualità-prezzo corretto ed etico – risolvere la questione sia dal punto di vista economico e organizzativo, ma soprattutto per quanto riguarda l’accessibilità.
Considerato poi che – al di là delle fiere tematiche sulla salute – le persone con problematiche di deambulazione e disabilità varie rappresentano circa il 10% dei presenti (a parte accompagnatori, amici, parenti ecc.), mi sembra assurdo che l’organizzazione e i suoi manager – pagati profumatamente anche dalle nostre tasche tramite sovvenzioni pubbliche – non prendano in considerazione tali problemi.
Oltretutto, a parte l’organizzazione logistica dei promotori dell’evento (in questo caso di SENAF), il problema dell’accessibilità potrebbe essere risolto con poca spesa (e molta resa), mettendo alcune porte (fra le decine disponibili) ad apertura automatica o a comando (domotica docet), nei punti strategici di ogni capannone.
In ultima analisi credo che se le cose non miglioreranno, smetterò di partecipare ad eventi organizzati in tal modo e penso che lo faranno anche molti di quelli che mi stanno leggendo.
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