Mi lega a Eluana Englaro un evento e una data. Anch’io ho avuto un incidente stradale nel 1992, anch’io avevo espresso il desiderio di non vivere, se privata della mia libertà e dignità.
Sono rimasta paralizzata, tetraplegica e costretta a vivere in uno Stato che oggi mi spaventa per la durezza e crudeltà che mostra nei confronti dei più deboli. Queste pseudo forme di tutela in difesa della vita mi sembrano strumentali, utili a un potere coercitivo che vuole appropriarsi di corpi già espropriati, per ribadirne ulteriormente la sudditanza.
La vita e la sorte di Eluana sono lì a ricordare ciò che potrà accadere ad ognuno di noi, ma chi voleva impedirne l’epilogo legale e dignitoso – oltre ad usare politicamente tutta la vicenda – ha mostrato una pervicace e ostinata negazione della condizione umana nella sua fase terminale irreversibile. Inquietante dover vivere con la prospettiva di un probabile futuro di sofferenza e dolore, senza via di uscita.
Eluana ha fatto in tempo ad andarsene, sottratta alla tortura di una vita apparente, salvata dal rischio di dover essere nuovamente alimentata.
A noi lascia in eredità il dovere di ribadire che il principio all’autodeterminazione è fondamentale in ogni momento della nostra vita, fine compresa, che la volontà dell’individuo è sovrana, che nei casi in cui la persona non sia in grado di autodeterminarsi ed esprimere la propria volontà, esistono i familiari o in loro assenza figure di sostegno.
Nel nostro Paese non si è voluto affrontare politicamente il tema dell’eutanasia, lasciando in atroce solitudine persone e famiglie che, a un certo punto, si devono confrontare con l’impotenza e il dolore che spesso riserva la fase terminale della vita oppure devono assistere incapaci alla sofferenza dei propri cari. Da più parti, perciò, è stata invocata una legge che disciplinasse la materia del fine vita.
A tal proposito la Commissione Sanità del Senato ha presentato un testo sul testamento biologico [il cosiddetto “Disegno di Legge Calabrò” del quale il nostro sito si è occupato nei giorni scorsi con il testo intitolato Si ascolti la voce di chi rappresenta le persone con grave disabilità!, disponibile cliccando qui, N.d.R.] il quale ribadisce che l’alimentazione è sempre obbligatoria, che l’eutanasia è vietata, che non vi dev’essere accanimento terapeutico.
Ora l’iter legislativo ha subito una battuta d’arresto a causa dell’intervento governativo che volendo impedire l’attuazione della pronuncia giudiziaria sul caso Englaro ha proposto il Disegno di Legge n. 1369, con un unico articolo di quattro righe (sic!): «[comma] 1. In attesa dell’approvazione di una completa e organica disciplina legislativa in materia di fine vita, l’alimentazione e l’idratazione, in quanto forme di sostegno vitale e fisiologicamente finalizzate ad alleviare le sofferenze, non possono in alcun caso essere sospese da chi assiste soggetti non in grado di provvedere a se stessi. [comma] 2. La presente legge entra in vigore il giorno stesso della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale».
Se questo articolo diventerà legge, ogni persona sarà sempre meno libera di poter decidere in materia di fine della propria vita. Infatti, secondo tale testo – che si sta discutendo al Senato, presentato dal presidente del Consiglio Berlusconi e dal ministro del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali Sacconi – per «i soggetti non in grado di provvedere a se stessi» è previsto il divieto di sospendere le attività di alimentazione e idratazione. Ciò significa che a parità di condizioni di salute estreme e irreversibili, esclusivamente alle persone con disabilità e a quelle non autosufficienti non potranno essere sospese l’alimentazione e l’idratazione.
Altro che articolo 3 della Costituzione («Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali»)! Siamo da sempre impegnati per non essere discriminati nelle nostre esistenze e ora rischiamo di esserlo, con legge dello Stato, al termine della vita.
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