Aiutati o «condannati» a vivere?

di Giorgio Genta
Oltre alle persone in stato vegetativo persistente, in coma o in coma vigile, vi sono anche quelle così gravi da non poter sopravvivere nemmeno per poche ore se lasciate senza assistenza adeguata e continua, ma che nonostante ciò, possono condurre un'esistenza degna, varia e ricca di soddisfazioni, se debitamente supportate. Chi sta pensando o penserà a loro? Si pensa davvero di farlo con un bonus da 25 euro al bimestre?

Edvard Munch, Ashes, 1894, olio su tela, Galleria Nazionale di Oslo (Norvegia)Nella generale tristezza generata dall’uso strettamente utilitaristico fatto da uomini politici di ogni tendenza e colore circa le loro vite, le persone con disabilità più grave e le loro famiglie si interrogano su questo dilemma: saranno aiutati o “condannati” a vivere?
Sul tema abbiamo ascoltato le più fantasiose e scellerate dichiarazioni: dal «fare figli in stato di  coma vegetativo persistente» (possibilità scientificamente possibile, ma crediamo estremamente improbabile…) alla difesa  assoluta e aprioristica di qualsiasi tipo di vita, anche di quella non voluta dall’interessato.
Senza contare i mille dibattiti televisivi sul tema (chi scrive purtroppo non dorme di notte e li segue tutti!), nei quali il conduttore fintamente si indigna e gesticola in maniera inversamente proporzionale all’importanza del personaggio di turno, arrivando a tacitare bruscamente coloro che sono o semplici professionisti o rappresentanti delle famiglie con disabilità che cercano di dire quello che pensano davvero, alla faccia dell’audience!.
E qui timidamente si affacciano i primi dubbi: ma allora questi casi “in famiglia”, mille volte più numerosi di quello che pensavano… i benpensanti, vanno davvero sostenuti e aiutati, se no come fanno… a sopravvivere?... E se non sopravvivono, potrebbe trattarsi di una forma di eutanasia indiretta!…

Umorismo amaro e probabilmente anche un po’ sciocco il mio, ma generato da una robusta rabbia: il “rischio paventato”, infatti, è quello di un bonus di 25 euro al bimestre a chi, avendo un reddito ISEE inferiore a 10.000 euro all’anno, tiene a casa i figli con disabilità gravissima, naturalmente senza mandarli a scuola, perché il sostegno costa troppo (non parliamo poi di assistenti alla comunicazione!).
Se poi sono gravissimi, a scuola cosa ci vanno a fare? (In realtà sono felicissimi quando riescono ad andarci!). Perché non stanno a casa a vedere le televisioni commerciali con tanta bella pubblicità oppure, meglio ancora, ben rinchiusi in un istituto di quelli che andavano aboliti, ma che forse è meglio riaprano, un bel lager da 3.000 posti letto, meglio se senza letti adeguati, con cibo pessimo e scarso perché così non ingrassano troppo?…

E mentre i nostri amatissimi uomini politici – che sempre hanno creduto nella famiglia (alcuni di loro ci credono talmente tanto da averne un paio!) e nel valore salvifico della sofferenza altrui si scoprono tutti indistintamente difensori della Costituzione e del Capo dello Stato (meglio però se scrive qualche lettera di meno e mette qualche firma in più!), oltre che succubi dei Porporati (alcuni di loro tanto convinti del valore della vita da arrivare a negare la possibilità che qualcuno in passato abbia scientificamente pensato di annientarla e all’ingrosso…) e quei pochissimi non succubi in balia di estremismi iperbolici, ebbene, lentamente, malgrado tutto, si fa strada l’idea che una volta fatta la legge per impedire di far morire per sete e fame, bisognerà poi fare quella (meglio se assieme!) per far vivere e far vivere la miglior vita possibile.
E oltre alle persone con disabilità così grave da essere in stato vegetativo persistente, in coma o in coma vigile, vi sono anche quelle così gravi da non poter sopravvivere nemmeno per poche ore se lasciate senza assistenza adeguata e continua, ma che nonostante ciò, possono condurre un’esistenza degna, varia e ricca di soddisfazioni, se debitamente supportate.
Non ci credete? Venite a casa mia (dopo aver chiesto il permesso a mia moglie) oppure leggetelo in questo sito cliccando quiqui e qui.

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