«Capita – scrive Angelo Villa nel primo capitolo del suo recente libro La mano nel cappello. Psicoanalisi ed handicap grave, cui abbiamo già dedicato un’ampia presentazione (se ne legga cliccando qui) – che l’ostilità nei riguardi del disabile si esprima anche in assenza di un confronto minimale con lui. Si legge non di rado, ad esempio nella cronaca sui quotidiani, della messa in atto di atteggiamenti di emarginazione nei riguardi degli handicappati che stupiscono per il loro carattere “preventivo”. Un albergatore che disdice delle prenotazioni non appena venuto a conoscenza del fatto che esse riguardavano dei disabili. Genitori di una classe che frappongono più di un ostacolo all’inserimento di un alunno gravemente handicappato. In molte di queste situazioni, il “normale” non ha nemmeno un’idea circostanziata o precisa di chi sia effettivamente l’altro. Non l’ha nemmeno visto in volto, non ha provato a spenderci nemmeno un saluto. Il rigetto non è, qui, […] l’esito di un eventuale incontro. Succede, piuttosto, il contrario. L’allontanamento del disabile precede l’incontro con lui, lo anticipa. Più esattamente, serve ad evitarlo, a far sì che un incontro non avvenga, non ci sia. Né in quell’occasione né, in prospettiva, mai [grassetti nostri, N.d.R.]».
Un’opera senz’altro importante – quella di Angelo Villa – della quale la nota psicologa Silvia Vegetti Finzi ha scritto tra l’altro nella Prefazione: «È con un sentimento di gratitudine che mi sono congedata da una lettura che non solo insegna ma educa nel senso che conduce più in alto e più in là rispetto al punto di partenza».
Giovedì 28 maggio il libro verrà presentato a Rho (Milano), alla presenza dell’autore (Biblioteca Popolare di Rho, Via De Amicis, 6, ore 21), nel corso di un incontro cui parteciperanno anche lo psicologo e psicoanalista Ambrogio Cozzi e Salvatore Guida, direttore editoriale di Stripes Edizioni, che ha pubblicato il testo.
L’iniziativa – a ingresso libero – è stata promossa anche in collaborazione con la Cooperativa Sociale Stripes ONLUS, già protagonista, in questi mesi, del progetto denominato Il posto delle parole, centro psicopedagogico di aiuto alla famiglia (se ne legga cliccando qui). (S.B.)
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