Qual è e quale dovrebbe essere il ruolo della legislazione europea negli sforzi per combattere la discriminazione? L’attuale progetto di Direttiva Antidiscriminazione aiuterà a ridurla negli Stati Membri dell’Unione Europea e come si potrà meglio combattere la discriminazione multipla? Circa trecento rappresentanti di Governi Nazionali, della Commissione Europea e della società civile, oltre a partner sociali, del settore commerciale e dei media, si sono riuniti nel novembre scorso, per provare a rispondere a queste domande, durante il Terzo Vertice Europeo sull’Uguaglianza di Stoccolma (3rd Equality Summit), promosso dalla Presidenza Svedese dell’UE e dalla Commissione europea.
Si tratta di un’iniziativa annuale con la quale si vuole che le questioni legate alla discriminazione e alla diversità assumano l’importanza che meritano nell’agenda degli impegni dell’Unione e dei Governi Nazionali e che le conoscenze e le esperienze siano condivise al fine di sviluppare modi efficaci di intervento.
Allo stesso tempo, quest’anno, la Presidenza Svedese dell’Unione – che si concluderà il 31 dicembre – ha presieduto i negoziati per l’approvazione della nuova Direttiva Antidiscriminazione.
Nel corso del Vertice è stata sottolineata anche un’ampia gamma di tematiche relative alla disabilità nei settori pubblico e privato e sulle modalità con cui la cooperazione può essere migliorata. Si è tenuto anche un seminario sul ruolo dei media in rapporto alla diversità e all’uguaglianza.
A rappresentare l’Italia vi era tra gli altri Luisella Bosisio Fazzi, presidente del CND (Consiglio Nazionale sulla Disabilità), il cui intervento – all’interno di un workshop dedicato alle buone prassi – è stato incentrato sul Libro Bianco su Accessibilità e Mobilità Urbana. Linee Guida per gli Enti Locali, primo importante risultato di un Tavolo di Lavoro istituito nel 2008 d’intesa con il ministro del Welfare, che è stato presentato a Roma nell’estate scorsa e che ha visto come capofila il Comune di Parma, con il coinvolgimento di numerose associazioni di persone con disabilità e loro familiari – tra cui anche quelle della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) – oltre ai Ministeri della Salute e degli Esteri, all’Università di Parma, a Confindustria, alle Fondazioni Snaidero e Don Gnocchi, al Centro di Formazione Formez, al CIP (Comitato Italiano Paralimpico) e alla Regione Friuli Venezia Giulia [se ne legga nel dettaglio, all’interno di questo sito, cliccando qui, N.d.R.].
«L’Europa – ha dichiarato in apertura del Vertice Nyamko Sabuni, ministro svedese per l’Integrazione e l’Uguaglianza di Genere – dovrebbe essere caratterizzata da apertura, rispetto e parità di diritti nonché da opportunità per tutti nella società. Con tutte le nuove sfide cui dovremo far fronte, spero che il Vertice di quest’anno ispiri tutti gli attori, nel settore pubblico e in quello privato, i media e la società civile a stimolare e a migliorare la cooperazione per l’uguaglianza».
«La discriminazione – ha dichiarato dal canto suo Vladimir Špidla, commissario europeo all’Occupazione, agli Affari Sociali e alle Pari Opportunità – è ancora un problema nell’Unione Europea. Il 16% delle persone, infatti, riferiscono di averne avuto esperienza nell’anno passato e gli Europei temono che la situazione possa peggiorare con la crisi economica. Noi abbiamo una forte struttura giuridica per combattere la discriminazione in Europa, ma dobbiamo proseguire i nostri sforzi per garantire che le persone conoscano i loro diritti per un trattamento paritario e possano utilizzarli in pratica. E abbiamo bisogno delle capacità di tutti per superare questa crisi: le pari opportunità sul posto di lavoro sono un vantaggio sia per i lavoratori che per le aziende. Questo summit è cruciale per focalizzare l’attenzione su tali temi e promuovere la cooperazione tra gli attori UE e quelli a livello nazionale».
Le dichiarazioni di Špidla sono state riprese da Thomas Hammarberg, commissario per i Diritti Umani presso il Consiglio d’Europa, il quale ha sottolineato che la discriminazione in base all’età, alla razza e al sesso è in crescita e, in questo contesto, le persone anziane sono particolarmente vulnerabili. «Fondamentalmente – ha sottolineato Hammarberg – in tutti i Paesi abbiamo una legislazione avanzata in tal senso, ma non siamo certi che tutte le norme siano effettivamente applicate; è importante dunque collegare il livello nazionale ed europeo con quello locale per creare concreta integrazione».
Buoni esempi di lavoro sulla nuova legislazione in vari Paesi sono stati presentati in un workshop sull’attuale e la futura legislazione antidiscriminazione, unitamente all’illustrazione del rilevante ruolo delle Istituzioni e delle organizzazioni non governative in questa direzione. Sono stati inoltre illustrati i risultati di un’inchiesta sulle discriminazioni multiple negli Stati Membri, condotta dal gruppo di esperti governativi della Commissione Europea. Ne è risultata la rilevante mancanza sia di una definizione comune di discriminazione multipla che di una modalità comune per superarla.
«A livello di Unione Europea – ha affermato Dezideriu Gergely del Consiglio Nazionale Romeno per la Lotta alla Discriminazione – non abbiamo uno standard minimo nelle Direttive in relazione alle discriminazioni multiple e dunque la legislazione negli Stati Membri è variegata. Questo, per altro, non sarebbe necessariamente un problema. La sfida, invece, è più sul lato pratico: come i tribunali debbono interpretare la legislazione?».
Ancora Ioannis Dimitrakopoulos, dell’Agenzia dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea, ha evidenziato che molto dev’essere fatto sulla conoscenza della normativa antidiscriminazione, di cui una bassa percentuale di cittadini ha consapevolezza. Qui le Istituzioni Nazionali dovrebbero ricevere sostegno sotto forma di risorse e mandati.
Nell’ambito del Vertice di Stoccolma, un’ampia e fruttuosa serie di dibattiti ha dimostrato che vi è un reale obiettivo nella cooperazione in favore della parità e che il prerequisito per combattere la discriminazione in tutti i settori risulta essere la garanzia di protezione attraverso un’opportuna legislazione.
Il Trattato di Lisbona [entrato in vigore il 1° dicembre 2009, N.d.R.], che all’articolo 10 prevede che le nuove politiche dell’Unione Europea vadano esaminate sulla base del loro effetto sull’uguaglianza, sarà certamenet significativo nel lavoro futuro [di questo si legga nel nostro sito anche al testo disponibile cliccando qui, N.d.R.].
Per quanto poi riguarda la nuova Direttiva Antidiscriminazione, essa dovrebbe espandere la protezione contro la discriminazione a causa della religione o di un credo, della disabilità, dell’età o dell’orientamento sessuale, e coprirà ulteriori settori rispetto alla vita professionale.
«Se c’è bisogno di più tempo per l’approvazione della Direttiva – ha spiegato il ministro svedese Sabuni – la Svezia continuerà a sostenere la Spagna [che avrà la la prossima presidenza dell’Unione Europea dal primo gennaio 2010, N.d.R.] anche nel futuro lavoro che sarà necessario». E in effetti oggi è certo che per l’approvazione si andrà al prossimo anno, dopo la “frenata” di inizio dicembre da parte del Consiglio Europeo, causata proprio dal problema dei requisiti di accessibilità degli edifici e delle infrastrutture. Nonostante infatti i molti passi in avanti fatti con la Presidenza svedese, la scelta finale è stata quella di una linea più prudente e graduale, verso un testo che delinei chiaramente quali responsabilità ricadranno sull’Unione Europea e quali sugli Stati Membri e nel quale il grado richiesto di accessibilità sia diverso – così come diversi saranno i tempi concessi per il raggiungimento di tale accessibilità – a seconda che si tratti di vecchi o nuovi edifici e infrastrutture.
*Inviato in Europa del Consiglio Nazionale sulla Disabilità (CND). Il presente testo – elaborato nella seconda metà di novembre – è stato aggiornato e adottato a cura della redazione di Superando.
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