«Non molleremo, perseveriamo nella battaglia perché siano reintegrati i 1.000 euro per i progetti personalizzati della 162. Non smetteremo di sottolinearlo instacabilmente a ogni riunione consiliare. Ed è già pronto l’emendamento per il reintegro dei fondi da utilizzare alla prima legge disponibile».
Sono state queste le prime dichiarazioni di Mario Bruno e Marco Espa, dopo la bocciatura per soli quattro voti della mozione del centrosinistra sui tagli decisi dalla Giunta Regionale della Sardegna (con la Deliberazione n. 55/33 del 16 dicembre scorso) ai progetti individuali per le persone con disabilità grave (Legge 162/98), da dieci anni vero “fiore all’occhiello” del welfare in Sardegna. Una questione che il nostro sito sta seguendo da alcune settimane e che ha anche portato a una manifestazione a Cagliari cui hanno partecipato più di quattrocento persone con disabilità e di loro familiari, insieme a operatori, volontari e amministratori locali.
«Noi continueremo nella battaglia – ribadiscono Bruno, capogruppo consiliare del Partito Democratico ed Espa, relatore e primo firmatario di quella mozione – ovvero per ottenere il reintegro di quei 1.000 euro per ogni famiglia e per ogni persona con disabilità, perché si tratta di un diritto. Si tagli su ciò che si vuole, ma non sui diritti essenziali dei cittadini sardi più vulnerabili: questo sarebbe vergognoso!».
Qualche dato: all’interno dei 28.000 progetti approvati e tagliati, vi sono 337 bambini con disabilità gravissima al di sotto dei 6 anni ai quali sono stati tolti i 1.000 euro; 207 sempre gravissimi dai 7 ai 10 anni; 202 dagli 11 ai 14; 199 dai 15 ai 18. Circa mille bambine e bambini sardi con disabilità grave hanno dunque subìto il taglio di 1.000 euro ai loro progetti personalizzati, per restare solo a chi si trova in maggiore situazione di gravità.
«La legge fa risparmiare – riprendono Bruno ed Espa – come è stato dimostrato in aula consiliare. Pensiamo solo, per fare un esempio, alle persone anziane: se delle 17.000 che attualmente usufruiscono della Legge 162, 1.700 dei più gravi, domani, alla luce dei tagli, venissero portati in istituto, costerebbero alla Regione almeno 29 milioni di euro in più; se fossero 3.000 (solo il 17%) 50 milioni di euro. Senza contare le spese a carico dei Comuni. Spenderemmo insomma nel socio sanitario dai 50 ai 70 milioni di euro in più. Intervenire con il reintegro dei 28 milioni di euro tagliati significa invece investire meglio i fondi regionali e fare prevenzione rispetto al rischio reale di istituzionalizzazione, che porterebbe a costi da quattro a dieci volte maggiori per le casse regionali»
«Come è scritto nella nostra mozione – concludono i due consiglieri regionali sardi – e come abbiamo fortemente sostenuto ieri in aula, noi vogliamo controlli e che vengano attivati subito. Contemporaneamente, però, vogliamo che si intervenga sull’emergenza e si ripristino le risorse sottratte alle famiglie e alle persone con disabilità. Crediamo che quella di ieri, più che un atto di irresponsabilità, sia stata un’occasione persa per la maggioranza, su un argomento caro a tutti, dopo un dibattito in aula molto serio, partecipato e importante: in sostanza non si è avuto il coraggio di dare un chiaro indirizzo alla Giunta. Per quanto ci riguarda, però, ci mobiliteremo e non smetteremo mai di sottolineare instacabilmente in ogni seduta del Consiglio Regionale questo vulnus che va rimediato, subito». (S.B.)
Di tali questioni il nostro sito si è occupato recentemente anche nei seguenti articoli:
– «Regalo di Natale» alle famiglie della Sardegna, disponibile cliccando qui.
– È inaccettabile il taglio di quei piani personalizzati in Sardegna, disponibile cliccando qui.
– Chiediamo una nuova fase per i progetti personalizzati in Sardegna, disponibile cliccando qui.
– Sardegna: contro quei tagli una mobilitazione ampia, spontanea, dal basso, disponibile cliccando qui.
– In Sardegna non bastano più le «misure tampone», disponibile cliccando qui.