«Dobbiamo difendere questa nostra scuola pubblica, basata proprio sulle diversità», scrive Giampiero Griffo, «dobbiamo difenderla perché le sfide del mondo futuro saranno quelle di confrontarsi con nuove culture, con nuove etnie, con persone che hanno vissuto in modo diverso la vita, lo sviluppo sociale e culturale, ma che nello stesso tempo sono come noi titolari di diritti umani. E dev’essere una scuola inclusiva, senza classi speciali, che garantisca a tutti i sostegni adeguati, come bene ha compreso chi ha elaborato la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, dalla quale arriva uno straordinario passaggio culturale: dal riconoscimento dei bisogni a quello dei diritti». Un’impresa ardua, forse, in un Paese come il nostro che non sa nemmeno valorizzare il proprio “primato” di educazione inclusiva, un Paese dove è proprio il Ministero dell’Istruzione a non far rispettare le leggi dello Stato. Ma un’impresa indispensabile