Potere del calcio, che fa arrivare le barriere (degli stadi) in Commissione Europea…

Infatti, la piccola "battaglia di primavera" lanciata nei giorni scorsi da Franco Bomprezzi, contro le barriere dello Stadio Bernabeu di Madrid - dove si svolgerà il 22 maggio la finale di Champions League di calcio tra Inter e Bayern Monaco - è approdata alle massime Istituzioni continentali, dopo che l'europarlamentare italiana Patrizia Toia ha presentato un'Interrogazione alla Commissione Europea sul tema "Accesso disabili agli stadi europei". Vi si chiede tra l'altro che eventi sportivi di tale importanza si possano svolgere solo in strutture accessibili alle persone con disabilità

Lo stadio Santiago Bernabeu di Madrid«Il concetto di discriminazione – aveva scritto nei giorni scorsi da queste pagine Franco Bomprezzi, raccontando la sua piccola “battaglia di primavera” contro le barriere dello Stadio Bernabeu di Madrid, dove si svolgerà il 22 maggio la finale di Champions League di calcio tra Inter e Bayern Monaco (se ne legga cliccando qui e qui) – così difficile da far percepire sulle grandi questioni (scuola, lavoro, salute), diventa immediatamente comprensibile alla grande platea degli appassionati di calcio e il gioco del pallone è il più grande romanzo nazionalpopolare che si possa immaginare». Cosicché «parlare di calcio vale molto di più di una semplice “ospitata” in un programma a sfondo sociale».
Ebbene, sembra proprio “averci visto giusto” Bomprezzi, se è vero che tale questione, riguardante un argomento apparentemente minore, è addirittura approdata in questi giorni alle massime Istituzioni continentali, dopo che l’europarlamentare italiana Patrizia Toia – rifacendosi proprio al messaggio lanciato da Bomprezzi – ha presentato un’Interrogazione scritta alla Commissione Europea sul tema Accesso disabili agli stadi europei.

«Alcuni giornali – vi si scrive – hanno recentemente riportato all’attenzione dell’opinione pubblica la questione dell’impossibilità di accesso per i disabili agli stadi, in particolare nello Stadio Santiago Bernabeu di Madrid in occasione della prossima finale della UEFA Champions League. L’articolo 26 della Carta Europea dei Diritti Fondamentali riconosce ai disabili il diritto di “beneficiare di misure intese a garantirne l’autonomia, l’inserimento sociale e professionale e la partecipazione alla vita collettiva [in realtà “della comunità”, N.d.R.]. Da anni l’Ue si adopera, attraverso piani d’azione e strategie specifiche per rimuovere tutte le barriere e le discriminazioni che ancora permangono nei confronti dei disabili. Inoltre 26 Stati membri su 27 hanno aderito alla Convenzione ONU per le Persone con Disabilità [grassetti nostri in questa e nelle successive citazioni, N.d.R.]».
«Nonostante tutto ciò – continua l’Interrogazione di Patrizia Toia – alcuni stadi europei, dove si svolgono le maggiori manifestazioni sportive, come la prevista finale della UEFA Champions League, o altri eventi di aggregazione e di vita collettiva ai quali i disabili dovrebbero avere il pieno diritto di accesso, ancora non sono adeguatamente attrezzati o non presentano adeguate informazioni per i disabili che vogliano accedervi».
«Tenendo conto di ciò – conclude il documento – non ritiene la Commissione che questa sia una discriminazione a danno dei cittadini disabili? La Commissione intende affrontare il tema proponendo degli standard minimi, a livello europeo, di informazione e di accesso (numero minimo di posti) agli stadi europei? Intende la Commissione agire presso gli Stati membri affinché tali eventi sportivi si possano svolgere solo in strutture accessibili ai disabili?».

Si tratta indubbiamente di un passo molto significativo, rispetto al quale si attende ora la risposta da parte della Commissione Europea. Soddisfatto anche il commento di Fulvio Santagostini, presidente della LEDHA (Lega per i Diritti delle Persone con Disabilità), che ha aggiunto: «Ora, a mio parere, il passo successivo dovrebbe essere quello di rivendicare il diritto di andare allo stadio, al cinema, al teatro, ai concerti, pagando il normalissimo biglietto e potendo scegliere il posto e le persone con cui condividere l’evento, senza essere obbligati ad essere “segregati” nei posti riservati ai disabili. Ma per ora accontentiamoci di questo importante risultato». (S.B.)

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