A centocinquant’anni dalla nascita dello Stato italiano e memori del viaggio dei Mille, un gruppo di italiani che vivono a Barcellona hanno lanciato un appello per un nuovo sbarco, a Genova, della “nave dei diritti”, appello che è stato sostenuto e condiviso da numerosi cittadini italiani, “cervelli in fuga” in Spagna, Francia, Inghilterra, Belgio e da molti altri, associazioni e gruppi che stanno in Italia.
Alla traversata hanno partecipato circa quattrocento persone, accolte da un comitato che, dopo l’attracco della nave sabato 26 giugno e una serata di festa, si è ritrovato a discutere di diritti, cittadinanza, diversità, beni comuni, ambiente. L’iniziativa è nata dalla preoccupazione per la situazione italiana: alla crisi economico-finanziaria, infatti, nel nostro Paese si aggiunge una crisi più profonda, sul lato culturale, umano e relazionale. Crescono il razzismo, l’arroganza, la prepotenza, la repressione, il malaffare, il maschilismo, la diffusa cultura mafiosa, la mancanza di risposte per il mondo del lavoro, sempre più subalterno e precario. Cresce la cultura del favore, del disinteresse per il bene comune, della corsa al denaro, del privato in tutti i sensi. I meriti e i talenti delle persone, soprattutto dei giovani, non sono valorizzati.
La nave dei diritti, dunque, ha voluto ricordare la nostra Costituzione e la sua origine, laica e pluralista, la centralità della libertà e della democrazia vera, partecipata, trasparente: dai luoghi di lavoro alle scuole, ai quartieri, ai servizi, al territorio. Ha voluto ricordare che il pianeta che abbiamo è uno, è questo, questo è il nostro mare, di tutti i popoli. Chiunque ha diritto di esistere, spostarsi, viaggiare, migrare, come ha diritto che la sua terra non sia sfruttata, depredata. Ha voluto ricordare che le menzogne immobilizzano, mentre la verità è rivoluzionaria. Ha voluto ricordare che cultura e arte sono i punti più alti del genere umano, sono fonte di gioia e piacere per chi li produce e per chi ne beneficia, non sono fatti per il mercato. Ha voluto ricordare infine che esistere può voler dire resistere, difendere la propria e l’altrui dignità, conservare la lucidità, il senso critico e la capacità di giudizio. Bisogna costruire ponti, non muri.
La FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) ha aderito e partecipato all’iniziativa, così come si impegnerà a partecipare ad iniziative analoghe centrate sui centocinquant’anni dell’Unità d’Italia, insieme a reti e associazioni “esterne” alla propria (anzi si ricevono volentieri segnalazioni, occasioni, progetti, incontri pubblici a cui prendere parte).
A maggior ragione in una fase in cui i diritti e le istanze del mondo della disabilità stanno subendo numerosi e pesanti attacchi, la FISH è convinta infatti della necessità di collocare il proprio lavoro, le proprie battaglie per i diritti delle persone con disabilità, in un contesto più ampio in cui il mondo della disabilità sia riconosciuto, esca dal proprio particolarismo e faccia rete con altri soggetti e altre istanze.
Nella mattinata di domenica 27 giugno, in Piazza della Commenda, ribattezzata “Piazza delle Differenze” (e che nel corso della giornata ha accolto interventi di associazioni femministe, attorno al mondo dei migranti, delle scuole per stranieri, dell’omosessualità), dopo un monologo di Michele Lafortezza, a rappresentare la FISH è intervenuto Matteo Schianchi, autore del libro La terza nazione del mondo* e di fronte a una platea non certo abituata a sentir parlare di disabilità, il suo intervento ha puntato ad affrontare alcune questioni centrali.
Anzitutto la questione numerica: i disabili sono la “terza nazione del mondo” e la “seconda regione d’Italia“. In tal senso si può dire che la disabilità non sia mai stata così tanto parte della storia dell’umanità come oggi. E tuttavia la vita di questi milioni di persone (e delle rispettive famiglie) è spesso messa ai margini per via di politiche insufficienti e di forme di stigmatizzazione e discriminazione.
La Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità rappresenta certo un importante strumento, è legge dello stato italiano, ma si attende ancora la convocazione dell’Osservatorio che avrebbe dovuto insediarsi un anno fa.
L’intervento di Schianchi si è spostato poi sulla più stretta attualità. Il ritiro da parte del governo dello spostamento dal 74% all’85% di invalidità per l’assegnazione di emolumenti [se ne legga nel nostro sito cliccando qui, N.d.R.], ottenuto grazie al lavoro di FISH e FAND (Federazione tra le Associazioni Nazionali dei Disabili) e la pochezza dell’ipotesi di condono per i falsi invalidi [se ne legga nel nostro sito cliccando qui e qui, N.d.R.], altrettanto criticata dalle associazioni, mettono in luce lo scarsissimo potere di controllo e di esercitazione delle proprie fondamentali prerogative da parte dello Stato.
Schianchi ha poi voluto ricordare il peso della campagna sui falsi invalidi nei confronti delle vere persone con disabilità che ha avuto l’apice nelle ripetute dichiarazioni del ministro dell’Economia Tremonti [se ne legga nel nostro sito cliccando qui, N.d.R.]. Ha terminato quindi chiedendo se è un Paese competitivo (serio e civile), non quello che distribuisce l’1% del suo PIL ai disabili, ma quello che ha il 22% del PIL di evasione fiscale (la media degli altri Paesi europei è del 3%). (M.S.)
*Sul libro La terza nazione del mondo, suggeriamo – sempre nel nostro sito – la lettura dei testi: La terza nazione del mondo, disponibile cliccando qui, Il pregiudizio pesa tonnellate, disponibile cliccando qui e Le origini di quello sguardo sui disabili, disponibile cliccando qui.
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