Abbiamo appreso con sgomento dalla stampa di questi giorni le dichiarazioni che l’assessore alla Cultura e all’Istruzione del Comune di Chieri (Torino) avrebbe rilasciato in merito alla frequenza scolastica degli alunni con disabilità, i quali, a suo dire, nelle classi delle nostre scuole «disturbano, non imparano nulla e quindi andrebbero seguiti in “comunità specializzate”» [se ne legga anche nel nostro sito cliccando qui, N.d.R.]. Il suddetto Assessore – sempre in base a quanto riportato dalla stampa – avrebbe inoltre affermato di aver avuto «il coraggio di dire ciò che tutti pensano», dal momento che «questi ragazzi con l’istruzione non hanno nulla a che fare».
L’ANFFAS (Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale) – che raccoglie oltre 15.000 genitori e familiari di persone con disabilità intellettiva e/o relazionale (anche grave e gravissima) su tutto il territorio del nostro Paese – non può che dirsi non solo sconvolta e scandalizzata, ma addirittura seriamente preoccupata per il fatto.
La prima preoccupazione – insieme a un vero e proprio sconcerto – riguarda il fatto che una persona che dovrebbe rappresentare e tutelare i propri concittadini, addirittura in un settore fondamentale come quello dell’Istruzione e della Cultura, possa dimostrare tale completa e totale ignoranza in merito a quelli che sono i principali e più fondamentali diritti di tutti – tra cui ovviamente, anche le persone con disabilità – e che sono sanciti da Leggi del nostro Stato, in primo luogo la Costituzione, ma anche da un articolato sistema normativo, di rilievo nazionale e internazionale (ultima, ma non certo ultima, la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, ma anche, ad esempio, quella sui Diritti dell’Infanzia), che è stato costruito con fatica, approfondimento e un percorso di costante evoluzione, in particolare negli ultimi cinquant’anni.
A ciò si somma inoltre – probabilmente frutto della suddetta ignoranza – il pregiudizio che porta l’Assessore in questione a ritenere che le persone con disabilità (tout court) a scuola non possano combinare nulla di buono, che se ne stiano tutto il giorno «a dare calci e pugni ad un muro», con insegnanti di sostegno impotenti e impossibilitati ad aiutarli.
La soluzione proposta, infine, ovvero quella di convincere i genitori a relegare i propri figli in «comunità specializzate», dove possano, senza arrecare disturbo a nessuno, seguire «un percorso migliore» – che non ci è dato sapere quale possa essere, dal momento che lo stesso Assessore afferma anche che gli alunni con disabilità «con l’istruzione non hanno nulla a che fare» – ci mette i brividi, proponendo un ritorno alla più totale discriminazione, segregazione e ghettizzazione, in contrasto assoluto con quelli che sono i princìpi di inclusione, non discriminazione e pari opportunità.
La seconda preoccupazione, forse quella più angosciosa, è che l’Assessore non dica del tutto una falsità quando afferma di avere avuto il coraggio di esprimere un sentimento comune – almeno, aggiungiamo noi, a buona parte della nostra classe politica. Infatti, le persone con disabilità e i loro genitori e familiari sono oggi costretti ad assistere a un costante e strisciante attacco senza precedenti, volto a mettere in continua discussione i loro più fondamentali diritti umani e civili.
Si tratta di un attacco sferrato mediaticamente, che da un lato sta lasciando passare il fatto che la disabilità è soltanto un disturbo, una “spesa improduttiva”, che grava sui bilanci dello Stato e delle famiglie “sane e lavoratrici” e che va risolta in privato, senza dare fastidio e meglio se lontana, relegata in un angolino di pietismo e compatimento. Dall’altro lato riduce al più totale silenzio e indifferenza il movimento che ogni giorno si batte affinché i diritti delle persone con disabilità vengano rispettati.
Ma è anche un attacco sferzato – soprattutto dal nostro attuale Governo – con i fatti: con i tagli indiscriminati, i provvedimenti discriminatori, le vessazioni continue alle famiglie.
Crediamo che sia addirittura superfluo dilungarci qui a spiegare perché e come ogni bambino, che abbia o meno una disabilità, debba avere il diritto a frequentare scuole, e non ghetti, con tutti i sostegni necessari affinché possa realizzare un proficuo – perché il percorso scolastico degli alunni con disabilità può anche essere proficuo, eh sì! – percorso di istruzione che ponga le basi per la sua sana e serena crescita e sviluppo e per una futura vita da adulto dignitosa e di qualità.
Pensiamo però – e qui vogliamo essere un po’ provocatòri – che affermazioni come quelle dell’Assessore in questione, così come provvedimenti insensati/inadeguati/inesistenti delle Amministrazioni e del Governo, dovrebbero far gridare allo scandalo non soltanto noi – persone con disabilità e loro genitori e familiari – ma l’intera società e collettività civile, organi di stampa in primo luogo, che invece, di solito, nella stragrande maggioranza dei casi, sono pronti a “cestinare” con estrema facilità comunicazioni come la presente. E forse sarebbe il caso di riprendere il motto dell’Assessore, gridando in coro: «Basta con questi politici nelle nostre Amministrazioni e Governi. Non combinano nulla e disturbano solo!».
Per questo, l’ANFFAS si schiera dalla parte delle famiglie di Chieri e si dichiara disponibile a supportarle in eventuali azioni e iniziative per la tutela del diritto all’istruzione vera e di qualità dei propri figli con disabilità e si appella al Sindaco del Comune piemontese affinché vengano presi gli adeguati provvedimenti in merito all’accaduto, nonché fornite serie risposte ai bisogni degli alunni con disabilità di quel territorio.
*Presidente nazionale dell’ANFFAS (Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale).
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