Nei giorni scorsi la lettera aperta di Mimmo, Franco e Rita, rivolta al presidente della Regione Calabria Giuseppe Scopelliti, alla sua Giunta, al presidente del Consiglio Regionale e a tutti i consiglieri, ha avuto ampia visibilità da parte delle testate regionali e nazionali, ma con smarrimento abbiamo costatato che non sono state pubblicate dichiarazioni in merito da parte dei destinatari della lettera aperta, mentre al primo gennaio mancano davvero pochi giorni [se ne legga nel nostro sito cliccando qui, N.d.R.].
Mimmo, Franco e Rita sono stati protagonisti del processo che ha portato alla realizzazione del Progetto Abitare in autonomia. Erano alla ricerca di una soluzione ai loro bisogni, volevano vivere con dignità ed essere parte attiva nella società. Abitare in autonomia ha permesso tutto ciò.
Con il passare degli anni l’esperienza si è livellata, plasmata fino a diventare un modello trasferibile ad altre persone con grave disabilità. Abitare in autonomia, infatti, è stato riconosciuto in ambito europeo e nazionale come una buona pratica, pur restando per la Calabria un progetto sperimentale.
Ogni fine anno, dunque, si ripete il dramma di dover ripartire il primo gennaio con un nuovo progetto, perché Abitare in autonomia non va automaticamente in continuità – a differenza dei bisogni di Mimmo, Franco e Rita, che restano gli stessi – e la sospensione, per loro, significa ritrovarsi in una situazione di abbandono.
L’iniziativa – vale la pena ricordarlo ancora – è nata come progetto sperimentale finanziato dallo Stato, in riferimento alla Legge 162/98. Dopo alcuni anni, quando anche i fondi di tale Legge sono andati a finire nel “fondo indistinto”, Abitare in autonomia è stato rinnovato annualmente come progetto sperimentale finanziato dalla Regione Calabria, naturalmente ridotto al minimo, limitandolo alle persone coinvolte e chiudendo l’opportunità ad altri di sperimentare – anche per un breve periodo – la vita autonoma e indipendente.
Giustamente Mimmo, Franco e Rita rivendicano il diritto di continuare lo stile di vita che hanno scelto. È corretto inoltre precisare che il loro progetto di vita autonoma e interindipendente costa ogni giorno il 40% in meno della retta giornaliera di una Residenza Sanitaria Assistenziale, servizio che garantisce l’assistenza necessaria, ma causa l’esclusione sociale. Per capirsi meglio: eviterebbe a Mimmo, Franco e Rita di continuare a vivere con dignità la loro storia di persone attive incluse e di risorse per la società.
La FISH Calabria (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) chiede dunque:
– la stabilizzazione del progetto, perché Mimmo, Franco e Rita hanno il diritto di trascorrere il Natale con serenità e non con l’angoscia che il primo gennaio possano ritrovarsi abbandonati e privati dell’assistenza necessaria;
– un’immediata dichiarazione pubblica da parte dei destinatari della loro lettera aperta, che li rassicuri, poiché non è ammissibile che a dieci giorni dalla scadenza del progetto, nel bel mezzo delle feste natalizie, non ci siano dichiarazioni in merito;
– la scelta politica di investire sulla buona pratica di Abitare in autonomia, con i servizi offerti dal progetto per le persone calabresi con disabilità motoria e con ridottissima autonomia fisica, ma con ottima autonomia decisionale. Naturalmente con la possibilità di usufruire del servizio con modalità differenti a seconda dei bisogni e delle necessità, per periodi brevi o continuativi, perché oltre a Mimmo, Franco e Rita ci sono altre persone con grave disabilità in attesa di poter sperimentare la loro autonomia e progettare la loro vita.
*Presidente della FISH Calabria (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap).
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