Cosa faranno uomini e donne in paradiso? Certo non si sposeranno!

a cura di Valentina Boscolo*
Sono parole di Jonathan Swift, il celebre creatore dei "Viaggi di Gulliver", che chiudono mirabilmente questa nuova rassegna di riflessioni e pareri, da noi presentata. Infatti, dopo avere dato spazio, qualche tempo fa, a una serie di elenchi e considerazioni fatti da donne con disabilità, su una serie di diffusi pregiudizi che le riguardano - in particolare in ambito di sessualità e affettività - vediamo questa volta alcuni commenti e opinioni maschili sugli stessi temi. E il quadro è certamente interessante...

Uomo con disabilità con una ragazza non disabile in braccioDopo la pubblicazione di un nostro articolo dal titolo Femminilità, disabilità e pregiudizi [ripreso da Superando con il titolo Quando comanda il pregiudizio, disponibile cliccando qui, N.d.R.], dove alcune donne con disabilità si esprimevano intorno al tema Pregiudizi sulle donne con disabilità, abbiamo pensato che fosse interessante raccogliere i commenti e le opinioni maschili riguardanti il sopracitato articolo.
Il risultato è a dir poco entusiasmante perché si può facilmente notare come i pareri raccolti cambino a seconda dell’età, della condizione fisica e del ceto sociale degli interlocutori. Abbiamo utilizzato le opinioni di uomini disabili e normodotati senza distinzione, che vivono direttamente o indirettamente la disabilità.
Ecco dunque cosa pensano i “maschietti” che ci hanno scritto via e-mail o tramite Facebook.

Un giovane ragazzo al riguardo dice: «Non è semplice parlare di disabilità e sesso, esistono – come già ho letto nel precedente articolo – dei pregiudizi riguardo ciò. A volte i ragazzi fanno tutti i pensieri possibili e io nella mia vita ne ho sentiti tanti, come, per esempio, “i disabili non provano le stesse sensazioni nostre”, oppure “non riescono a essere partecipi al cento per cento nell’atto in sé e per sé, quindi sono da escludere»; sono frasi molto forti. Io sono un ragazzo del Servizio Civile della UILDM di Napoli [Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare, N.d.R.] e, come tante altre persone, mi son trovato catapultato in un mondo che prima consideravo lontano; eppure quando sono andato a Lignano in occasione dell’Assemblea Nazionale UILDM, ho compreso, stando a contatto con loro, quanto ognuna di queste ragazze (ma anche ragazzi) disabili abbia una propria vita sessuale, oppure quantomeno riesca a sentirsi amata e riesca anche con un semplice sguardo a far percepire tanti sentimenti. Ho avuto modo di conoscere, anche se non in maniera cosi approfondita, qualche ragazza disabile, ed alcune di esse, seppur sorridenti, mi hanno detto di esser state appena lasciate dai propri ragazzi. Provai ad immedesimarmi nella mente di alcuni ragazzi, cercando di capire le loro sensazioni, ma arrivai alla conclusione che ci abbiano provato solo perché erano delle belle ragazze, ma trovandosi nella condizione di non poter fare o non poter desiderare ciò che volevano nella propria vita (parlo atti sessuali o altre attività), si siano allontanati da esse senza alcun problema, senza capire che potevano ferire in maniera netta queste ragazze. Penso che ormai il pregiudizio sia presente comunque nella maggior parte delle persone e per quanto i disabili vogliano condurre una vita sentimentale normale, ciò non può essere possibile, non a causa delle loro “limitazioni” fisiche, ma a causa delle “limitazioni” mentali di molte persone al giorno d’oggi» (Paolo E.).

Alcune persone con disabilità sul vialetto di un parcoC’è anche chi vive dall’infanzia una disabilità e nonostante tutto conduce una vita “normale”, con un matrimonio felice e duraturo, e riguardo i pregiudizi al femminile sulla disabilità pensa che: «I pregiudizi indubbiamente ci sono, anche nei confronti degli uomini. Però a volte sono pregiudizi contrastanti fra di loro (ad esempio la donna disabile è «acida», subito dopo la donna disabile è «più sensibile»), quindi dipende dall’idea che si fa una persona, e magari da scarse esperienze personali nel campo. Uno conosce una donna disabile e poi si fa un’idea generale. Un po’ quello che accade in tutti i campi: la generalizzazione delle proprie esperienze. Poi ovviamente a volte si tratta di pregiudizi veri e propri, cioè si fanno un’idea senza avere esperienze in merito» (Claudio S.).

Un nostro amico internauta con disabilità ci tiene a far sapere anche il suo punto di vista: «Ho letto questo articolo e devo dire che per un uomo disabile non è molto diverso da quello che accade a una donna disabile, almeno non ho mai visto molte donne che trovino gli uomini disabili così sexy; penso che si deve pensare un po’ più positivo perché anche una donna o uomo senza malattie si può innamorare di una persona disabile» (nickname: M-Fan).

Un giovane uomo disabile esprime il suo personale incredulo commento: «Da uomo posso dire di essere in disaccordo con molte delle affermazioni riportate negli elenchi [del precedente articolo, N.d.R.]. Non ritengo, per esempio, che la mia amica ideale debba necessariamente essere una donna disabile. Può essere donna, come uomo, disabile o normodotata. Alcune dichiarazioni, addirittura, mi inorridiscono, come quella secondo la quale le donne disabili dovrebbero necessariamente avere relazioni esclusive con uomini a loro volta disabili. Non lo penso e sono confortato dagli esempi che ho visto con i miei occhi. Se queste idee sono state raccolte tra persone che ci credono sul serio, credo si tratti di gente molto ignorante. A tratti ritengo addirittura che molti dei luoghi comuni raccolti siano solo timori che le donne per prime hanno, senza averli realmente sentiti esplicitare da qualcuno. Quella di essere obbligata a non avere figli, per esempio, immagino sia prima di tutto una paura che la donna con disabilità nutre perché non si ritiene – lei per prima – all’altezza del ruolo di madre. Ad ogni modo ricordiamoci sempre che nei luoghi comuni, a guardar bene, un fondo di verità lo si può trovare!» (Manuel T.).

Un ragazzo normodotato, reduce da una storia con una donna disabile, ci espone la sua visione: «La mia personale esperienza è molto diversa da quella che ho letto nell’articolo con le opinioni femminili. Da parte mia posso dire che la donna disabile è un’amica come lo sono tante altre e che ci si può confidare con lei solo se la si ritiene una persona importante nella propria vita (e non solo perché è disabile).Persone con disabilità e non in una strada cittadina Posso affermare con certezza che ci si può innamorare di una donna disabile… e la si può amare follemente e con tutte le proprie forze. Una persona disabile può essere sia attraente che sexy e può avere relazioni sessuali/sentimentali con chiunque. Una donna disabile soffre né più né meno come una donna non disabile e non è assolutamente debole e ancor meno sottomessa nel carattere. Se un uomo ha una relazione con lei lo fa solo se ne è profondamente innamorato (e senza secondi fini); può capitare che proprio per questa relazione qualcuno (non tutti, anzi direi pochi) lo giudichino male. Una donna disabile si innamora tanto quanto una donna non disabile e ha la stessa disponibilità sessuale. La donna disabile può avere un orgasmo. Essere una donna disabile non vuol dire essere timida e insicura, bisognosa o sola e neppure più fragile, indifesa e vulnerabile rispetto alle altre donne. La donna disabile può essere solo un’amica, ma può anche essere la migliore fidanzata, amica e amante che si possa mai avere. La donna disabile può soffrire o essere felice, può essere maliziosa e avere desideri sessuali come chiunque altro. Le donne disabili ironizzano sulla loro condizione senza alcuna remora e, tra di loro, non sono tutte amiche» (Andrea T.).

Infine, c’è chi, pur non vivendo una disabilità in maniera diretta, ma indiretta, ha il suo pensiero preciso riguardo il pregiudizio: «Non si può generalizzare, ma è indubbio che questo genere di pregiudizi, ove presenti, non riguardano solo le donne, ma anche gli uomini disabili. Il fatto poi che – come del resto anch’io ho sempre affermato – siano forse più le donne a soffrirne, è dovuto più ad un’oggettiva difficoltà maggiore del maschio nel raffrontarsi con le problematiche legate al dovere, in tanti casi, di aiutare l’altro. Sicuramente la donna è più portata per abitudini consolidate all’aiuto ed è forse più facile trovare coppie miste in cui il disabile grave sia lui, mentre credo che quelle in cui la disabile sia lei sono molte meno. Le donne con disabilità grave hanno più difficoltà a trovare un compagno stabile. Attenzione, però, se è difficile trovare un compagno fisso per una ragazza, è sicuramente molto più semplice trovare… diciamo… avventure, cosa che, in casi di maschi disabili gravi è praticamente impossibile. Altra discriminante è sicuramente, oltre alla gravità, la tipologia della disabilità presente, in quanto, foss’anche solamente fisica, questa implica spesso un’oggettiva difficoltà di approccio, laddove ci sono magari difficoltà nel capire l’altro o nel farsi capire… a volte anche una sorta di repulsione, neanche troppo velata, verso alcune tipologie di handicap» (Salvo C.).

Come si evince, dunque, gli uomini hanno tutt’altra percezione di noi donne, meno articolata e complessata. E per dirla come Jonathan Swift: «Non sappiamo cosa fanno uomini e donne in paradiso: sappiamo soltanto che non si sposano!».

*Testo già apparso, con il titolo di Quello che gli uomini non dicono, nel sito  del Gruppo Donne UILDM (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare). Viene qui ripreso, con minimi riadattamenti, per gentile concessione della curatrice e dello stesso Gruppo Donne.
Ricordiamo ancora che il precedente articolo, cui si fa riferimento nel presente testo, curato anch’esso da Valentina Boscolo, è stato pubblicato dal nostro sito con il titolo
Quando comanda il pregiudizio ed è disponibile cliccando qui.

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