La testa scompare sotto la superficie del mare e si apre un altro stupendo mondo e un’altra sorprendente dimensione: quelli di un elemento che occupa i due terzi della superficie della terra.
Di fronte alle meraviglie dei fondali marini, appare piuttosto freddo parlare di record mondiali e di guinness dei primati, come è stato fatto qualche giorno fa su queste colonne [il riferimento è al nostro articolo intitolato Vanno anche a Benedetta Spampinato e a Roberto Vitali i Premi Sirena 2011, disponibile cliccando qui, N.d.R.]. Non si fa un buon servizio alla diffusione dello sport subacqueo facendo credere che esso sia un’attività “da superatleti”. E ciò a prescindere dal fatto che diversi nostri associati non vedenti abbiano raggiunto profondità ben maggiori rispetto ai 41 metri della giovane ipovedente siracusana, di cui si parlava in quell’articolo [Benedetta Spampinato, N.d.R.]: infatti, Maria Luisa Gargiulo, una non vedente napoletana con circa ottocento immersioni al suo attivo, nel 1997 ha nuotato a 42,9 metri insieme a una testuggine. Luca Mezi, un fisico dell’Enea, è probabilmente l’unico cieco ad essere in possesso del brevetto Technical Deep Air 60 metri. Lo stesso scrivente, cieco assoluto, durante una delle sue quasi milleduecento immersioni nei mari tropicali, ha superato i 61 metri alla tenera età di 70 anni, ma non per battere un record, bensì per accarezzare un’enorme spugna tropicale a tubo lunga oltre due metri.
L’ADV (Associazione Disabili Visivi) ha ben interpretato questo spirito non agonistico e negli ultimi sedici anni ha avviato allo sport subacqueo parecchie decine di non vedenti e ipovedenti italiani e ha specializzato nella guida di disabili della vista oltre un centinaio di istruttori in varie parti del mondo.
Sono ormai numerose in Italia e all’estero le iniziative tendenti a facilitare la pratica di questo sport da parte delle persone con disabilità.
Ma perché sott’acqua? A prima vista, potrebbe sembrare abbastanza strano che un cieco – il cui contatto con l’ambiente esterno è fatto soprattutto di indicazioni sonore, completate e rinforzate da messaggi olfattivi – possa trovarsi a suo agio in un ambiente in cui domina il silenzio, rotto soltanto dal rumore delle bolle che escono dall’erogatore e nel quale gli odori sono del tutto banditi.
Anche il silenzio però ha il suo fascino, e non soltanto per chi può concentrare tutta la sua attenzione sulle forme e sui colori che colpiscono la retina. Anche chi non vede avverte la bellezza quasi ipnotica del silenzio profondo ed è portato a concentrare la sua attenzione sulle sensazioni tattili, sullo scorrere dell’acqua sulle parti scoperte del proprio corpo, sul variare della temperatura, sull’infinita varietà di sensazioni trasmesse al cervello dai polpastrelli che accarezzano la flora e la fauna subacquea.
Anche noi disabili visivi, poi, siamo in grado di apprezzare – forse più ancora dei normovedenti – il piacere di sentirci svincolati dalla forza di gravità, di poter quasi realizzare il vecchio sogno di Icaro, quello di librarci in volo, di sfruttare pienamente le tre dimensioni, di poter compiere movimenti ed evoluzioni del tutto impossibili sulla terraferma.
*Presidente nazionale di ADV ONLUS (Associazione Disabili Visivi).