Sono state certamente tante le affermazioni destinate a far discutere, tra quelle pronunciate dal ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini, durante l’intervista con Fabio Fazio nella trasmissione di Raitre Che tempo che fa del 13 marzo scorso. Tutti potranno riascoltarle e rivederle, ad esempio in YouTube, e farsi una propria idea, ad esempio sul costo e sui compensi degli insegnanti in Italia, sui loro meriti o sul numero dei “bidelli” (almeno Lei, Ministro, al di là degli stucchevoli dibattiti sul “politicamente corretto”, potrebbe chiamarli “collaboratori scolastici”…).
I fatti però restano tali ed è incontestabile che il ministro Gelmini a un certo punto – quando ha risposto specificamente sulla disabilità nella scuola – abbia quanto meno glissato su un dato di fatto, del quale abbiamo avuto più volte occasione di occuparci su queste pagine.
«Sono per le pari condizioni di partenza», aveva gradevolmente incominciato Gelmini, e tuttavia, alla precisa domanda/considerazione di Fazio («Ma il Ministero è stato condannato…»), dopo un primo confuso negare («No, che non è stato condannato… Ma parla dei precari?»), il Ministro ha rapidamente “virato di bordo”, parlando di «3.500 insegnanti di sostegno in più nell’organico di diritto» e soffermandosi sul fatto che i problemi sarebbero «di distribuzione degli insegnanti di sostegno e qualche volta di eccessiva superficialità in alcune Regioni, nel riconoscere disabilità che non esistono», dichiarazioni anche queste sulle quali molto ci sarebbe da discutere.
Ma, come abbiamo scritto, qui vogliamo limitarci ai fatti e affermare con forza che «sì, il Ministero è stato recentemente condannato per discriminazione», dal Tribunale Ordinario di Milano. Riprendiamo a questo proposito il nostro resoconto di quei giorni, ove titolando Tagliare il sostegno è discriminazione, avevamo appunto riferito della decisione assunta dal giudice Patrizio Gattari, che con un’Ordinanza emessa il 10 gennaio aveva accolto il ricorso presentato il 10 novembre 2010 da trenta genitori di diciassette alunni con disabilità e dalla LEDHA (Lega per i Diritti delle Persone con Disabilità), contro il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, l’Ufficio Scolastico Regionale della Lombardia e quello Provinciale di Milano. A sostenere l’iniziativa vi erano stati anche l’Istituto Comprensivo Cavalieri, la Scuola Primaria Ferrante Aporti e l’ITSOS Albe Steiner, tutti di Milano.
«Alle amministrazioni convenute», aveva sancito il Giudice «si ordina la cessazione della condotta discriminatoria» e i convenuti stessi erano stati «condannati, ciascuno per le rispettive competenze, a ripristinare, entro trenta giorni dalla comunicazione della presente ordinanza, per i figli dei ricorrenti il medesimo numero di ore di sostegno fornito loro nell’anno scolastico 2009/2010». Un provvedimento, tra l’altro, certamente fondamentale e destinato a “lasciare il segno”, perché per la prima volta in Italia adottato da un Tribunale Ordinario, in base alla Legge 67/06 che tutela dalla discriminazione delle persone con disabilità.
Ma non è tutto. Come confermano infatti a una voce il presidente e il legale della LEDHA Fulvio Santagostini e Gaetano De Luca, «il Ministero ha perfino appellato la decisione del Tribunale Civile, sede scelta dai genitori per tutelare i propri interessi in luogo del più consueto Tribunale Amministrativo Regionale (TAR). L’udienza si è svolta due settimane fa e attualmente la LEDHA è in attesa della decisione del giudice».
Questi, dunque, i fatti e negare o glissare serve davvero a poco. (Stefano Borgato)
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