Abbiamo dato spazio nei giorni scorsi all’analisi del vicepresidente della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) Salvatore Nocera (la si legga cliccando qui), secondo il quale la Proposta di Legge n. C 4207, già approvata dal Senato, con la quale si dettano Disposizioni per la promozione della piena partecipazione delle persone sorde alla vita collettiva e riconoscimento della lingua dei segni italiana, pur contenendo alcuni passaggi interessanti, rende quanto meno necessaria alla Camera la soppressione dei riferimenti all’articolo 6 della Costituzione, perché equiparando la LIS (Lingua Italiana dei Segni) a una minoranza linguistica, tali riferimenti sono impropri e anche incostituzionali.
Successivamente abbiamo riferito anche dell’iniziativa tuttora in corso da parte del gruppo trasversale di protesta Lingua dei Segni subito!, che chiede una rapida approvazione della citata Proposta di Legge (se ne legga cliccando qui).
Oggi pubblichiamo un estratto dell’intervento recentemente presentato da Antonio Cotura, presidente della FIADDA (Famiglie Italiane Associate per la Difesa dei Diritti degli Audiolesi), alla Commissione Affari Sociali alla Camera.
Il nostro tentativo è sempre quello di fornire ai Lettori la più ampia informazione possibile su questa delicata materia, rispetto alla quale – come già scritto nei giorni scorsi – non sono univoche le posizioni delle associazioni impegnate in difesa dei diritti delle persone sorde.
La FIADDA è contraria all’approvazione della Proposta di Legge n. C 4207, per come è formulata, perché essa reca elementi che non corrispondono all’attuale realtà delle problematiche legate alla sordità. Infatti, non vi si esplicita chiaramente l’importanza e il significato dell’acquisizione del linguaggio verbale da parte delle persone sorde e le reali possibilità che esse hanno oggi di una vita autonoma, indipendente e socialmente inclusiva.
Non vi viene inoltre data sufficiente attenzione all’attualità della sordità infantile, vista oggi dal mondo medico-scientifico come un problema in via di risoluzione definitiva. Tutti riconoscono l’importanza della diagnosi precoce, quale elemento ineludibile per favorire l’apprendimento del linguaggio e lo sviluppo cognitivo, emotivo-affettivo e sociale del bambino sordo, eppure in Italia ancora nel 40% dei casi essa non viene effettuata.
E ancora, si evidenzia che se venisse approvata così, la Proposta di Legge rappresenterebbe una violenta discriminazione verso la maggioranza delle persone sorde, iscrivendole con forza di legge alla “comunità sorda” e alla “cultura sorda”, contro la propria volontà e contro le proprie scelte di vita. Pertanto appare perfino difficile tentare di apportare semplici emendamenti a questo testo.
Alcune relazioni che hanno accompagnato i diversi Disegni di Legge precedenti [la Proposta di legge n. C 4207 ha unificato numerosi Disegni di Legge precedenti, N.d.R.] sono piene di inesattezze o addirittura di sviste macroscopiche. Tra l’altro vi si legge che in Italia i sordi – e non le persone sorde – sarebbero oltre 70.000 e si attribuirebbe loro l’appartenenza a una presunta comunità – o minoranza linguistica non territoriale, che dir si voglia – senza tenere conto che la stragrande maggioranza di essi non si considera tale.
La FIADDA ha naturalmente molto apprezzato l’interesse che numerosi deputati e senatori hanno espresso, in questi ultimi anni, verso le persone sorde e le problematiche della sordità. In tal senso, presentando numerosi Disegni e Proposte di Legge, si è riconosciuto che è necessario dare un nuovo impulso alle politiche di inclusione sociale delle persone sorde, anche alla luce della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con disabilità, ratificata in Italia con la Legge 18/09.
E tuttavia – per quanto encomiabile sia stato lo sforzo da parte dei parlamentari – si nota, nelle varie Proposte, una notevole eterogeneità e imprecisione, perfino di ordine statistico, la qual cosa dovrebbe oggi indurre a ridefinire e a stigmatizzare bene gli ambiti di intervento per il rispetto di tutti i diritti umani e civili, dei princìpi di pari opportunità e non discriminazione, e per superare alcune contraddizioni, quali ad esempio quelle emerse dalla comparazione tra l’articolo 1 (commi 2 e 3) e l’articolo 3 della Proposta C 4207. Infatti, da un lato si fa riferimento a una minoranza linguistica garantita costituzionalmente su tutto il territorio nazionale – come previsto dall’articolo 6 della Costituzione («La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche») – mentre dall’altro lato l’articolo 3 sostiene la clausola secondo cui per lo Stato non sarebbe previsto alcun onere finanziario.
Si tratta di una palese ambiguità perché tutti sanno che un diritto costituzionalmente garantito deve essere soddisfatto prescindendo dai vincoli di spesa e di bilancio. Inoltre, sempre l’articolo 3 ignora completamente quanto previsto all’articolo 1, spostando l’attenzione sull’assenza di oneri finanziari per quanto previsto ovviamente all’articolo 2, laddove si parla di regolamenti.
Durante il lungo iter della proposta di Legge al Senato, il testo ha subito molte variazione emendative nella vana ricerca di una formula che corrispondesse alle varie aspettative e alla complessità del problema, tentando di trovare una formulazione che garantisse effettivamente i diritti di tutte le persone sorde.
Perfino il 16 marzo, giorno dell’approvazione definitiva da parte della Prima Commissione Affari Costituzionali del Senato, è stato apportato un emendamento al comma 2 dell’articolo 1, ove al primo periodo sono stae soppresse le parole «come lingua non territoriale delle comunità dei sordi», lasciando però inalterato il riferimento all’articolo 6 della Costituzione.
E così le posizioni delle due associazioni nazionali che storicamente rappresentano le persone sorde e loro famiglie – la FIADDA, di filosofia oralista, come da tradizione italiana, e l’ENS (Ente Nazionale per la Protezione e l’Assistenza dei Sordi), che persegue e sostiene l’apologia della Lingua dei Segni – nonostante si fosse giunti in un certo momento a un livello accettabile di proposte, almeno parzialmente condivise, sono rimaste sostanzialmente e inevitabilmente divergenti.
Secondo la FIADDA, dunque, la Proposta di Legge in oggetto non è la migliore fra le tante fin qui trattate e gli emendamenti apportati in ultima battuta, anziché migliorare la correttezza formale e sostanziale del testo, hanno finito per svilirlo ulteriormente di significato, a tutto danno di una larga fetta di persone sorde, promuovendo altresì l’acquisizione e l’uso da parte di queste ultime «della lingua orale e scritta, da perseguire anche attraverso l’impiego delle tecnologie disponibili per l’informazione e la comunicazione», senza però rivolgere il dovuto riguardo ai prodigiosi e avanzati successi in campo medico, riabilitativo, scientifico e tecnologico, con particolare riferimento alla chirurgia dell’impianto cocleare e alla protesizzazione con apparecchi acustici digitali.
La FIADDA difende i diritti delle persone audiolese dai primi anni Settanta e lo fa proprio nel solco della tradizione oralista italiana. Essa è stata iscritta – tra le prime Associazioni – negli Albi Nazionali Ministeriali e partecipa da sempre ufficialmente ai lavori di organismi e tavoli istituzionali. Chi la presiede è componente dell’Osservatorio Nazionale afferente alla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, con decreto di nomina del ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Maurizio Sacconi.
La FIADDA e la FISH – Federazione cui la prima aderisce – in coerenza con il dettato della citata Convenzione ONU, sono favorevoli a leggi che promuovano i diritti umani e civili di tutte le persone sorde e contestualmente valorizzino le risorse finanziarie e umane impiegate allo scopo, specialmente in questo difficile momento di generale crisi, con un debito pubblico reale in aumento e tanti fattori emergenti preoccupanti.
Purtroppo, il testo all’esame di codesta Commissione – così come trasmesso dal Senato – non può trovare la nostra approvazione perché la reale partecipazione alla vita collettiva, l’autonomia e l’indipendenza delle persone sorde non può che passare oggi attraverso il più ampio recupero della capacità percettiva uditiva.
*Presidente nazionale della FIADDA (Famiglie Italiane Associate per la Difesa dei Diritti degli Audiolesi). Estratto dall’intervento presentato il 24 maggio, durante un’audizione alla Commissione Affari Sociali della Camera.
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