È una lettera di ringraziamento, ma anche un attestato sulla trasparenza con cui vengono utilizzate le donazioni raccolte nelle iniziative di solidarietà, quella che Sergio Scalinci, direttore scientifico del Centro di Studio sul Glaucoma e l’Ipovisione dell’Università di Bologna, ha inviato all’Associazione Retinite Pigmentosa Emilia Romagna, in occasione della quinta edizione dell’International Summer School of Ophtalmology, evento svoltsi nei giorni scorsi a Lecce.
«Mi corre l’obbligo di ringraziarvi – ha scritto Scalinci, nella sua lettera indirizzata a Mirella Bighi, presidente dell’Associazione – per il contributo a favore dello sviluppo della ricerca e della formazione sulle cellule staminali per le patologie della retina. Grazie al vostro contributo, è stato possibile realizzare una ricerca riconosciuta e premiata dalla comunità scientifica internazionale dell’Association for Research in Vision and Ophthalmology (ARVO)».
Sono 6.000 gli euro devoluti nel 2010 dall’Associazione Retinite Pigmentosa Emilia-Romagna per finanziare la ricerca del Centro di Studio del Policlinico Malpighi-Sant’Orsola di Bologna. «Sono fondi raccolti in tante piccole iniziative regionali – spiega Mirella Bighi -, donazioni di chi partecipa ai nostri concerti e spettacoli di beneficenza, le quote di iscrizione ai corsi di cucina, di decorazione floreale oppure alle visite nelle città d’arte, all’insegna del turismo per tutti, ma anche i contributi per il confezionamento dei regali di chi a Natale ci incontra nei centri commerciali».
Lo studio sviluppato dai ricercatori del Centro bolognese, con il sostegno dell’Associazione Retinite Pigmentosa Emilia Romagna, riguarda un nuovo approccio per il trattamento delle retinopatie attraverso il trapianto di cellule staminali. Una ricerca definita «hot topic, tra le più avanzate e innovative del settore» dagli oltre dodicimila ricercatori associati dell’ARVO.
«Stiamo continuando il nostro lavoro sulle cellule staminali – sottolinea Scalinci -, che è stato riconosciuto anche da riviste scientifiche e pubblicato sul “Clinical Ophthalmology”. Confidiamo in una collaborazione proficua con l’Associazione, nell’interesse della ricerca e in risultati che possano portare soluzioni ai pazienti».
«L’associazione e tutti i volontari – aggiunge Bighi – sono orgogliosi di aver potuto contribuire alle attività di ricerca. Ogni anno ci impegnamo a raccogliere fondi, che utilizziamo interamente per portare avanti il lavoro sulla retinite pigmentosa, una malattia genetica ancora senza cura, che provoca la riduzione progressiva della vista fino alla cecità nei casi più gravi. La nostra sola speranza viene proprio dalla ricerca e da chi lavora per trovare il modo di curare la malattia o di bloccarne l’avanzamento». (Ufficio Stampa Agenda)
Articoli Correlati
- Una macchina del tempo genetica Si può definire proprio così la recente scoperta frutto di una ricerca svolta negli Stati Uniti e in Italia - con il finanziamento della Fondazione Telethon - che sostanzialmente "riporta…
- Pochi minuti di TV possono calpestare anni di lavoro per i diritti Ed è questo il risultato che rischia di ottenere una trasmissione in cui domina la disinformazione e in cui, volendo parlare di "falsi invalidi", si finisce per gettare discredito sulle…
- Un po’ di pulizia su quel polverone mediatico Si conclude con una piena assoluzione, «perché il fatto non sussiste», la vicenda di quella signora affetta da retinite pigmentosa, ma a suo tempo presentata anche dalla televisione pubblica come…