Il coraggio, la condanna e un paradosso

Il coraggio (esemplare) è quello di una madre dell'associazione napoletana Tutti a Scuola, che lo scorso anno denunciò un medico legale che aveva preteso una tangente di 500 euro per sbloccare la pratica di indennità di accompagnamento della figlia con disabilità. La condanna è quella di due anni e otto mesi di reclusione per il professionista, decisa dal Tribunale di Napoli. Il paradosso, infine, è che, nonostante tutto quello che è accaduto, la bimba non ha ancora ottenuto il riconiscimento dell'indennità di accompagnamento. «Chissà - commenta con amara ironia Antonio Nocchetti, presidente di Tutti a Scuola - forse l'INPS non sta trovando il tempo per occuparsi dei veri invalidi!»

Particolare di volto di uomo anziano con gli occhiali e un'espressione pensierosa«Si tratta di una storia penosa, che conferma il decadimento della nostra società, ma che restituisce speranza a tutti quelli che vivono e lottano per costruire un mondo solidale verso i propri figli disabili. Una vicenda che dimostra quanto la difesa dei diritti più deboli coincida con l’affermazione della legalità»: è questo il commento “a caldo” di Antonio Nocchetti, presidente dell’associazione napoletana Tutti a Scuola, dopo avere appreso la notizia della condanna a due anni e otto mesi di reclusione, oltreché all’interdizione perpetua dai pubblici uffici, di quel medico legale, consulente tecnico del Tribunale di Napoli, arrestato in flagrante, nel 2011, mentre intascava una tangente di 500 euro, per sbloccare la pratica INPS relativa all’indennità di accompagnamento di una bimba con disabilità, come avevamo riferito anche nel nostro sito (se ne legga cliccando qui).
A denunciarlo ai Carabinieri – ricordiamo – era stata proprio una madre dell’Associazione Tutti a Scuola e a finire in manette era stato anche l’avvocato che aveva svolto la funzione di intermediario.

La condanna è giunta tramite decreto di giudizio immediato, con procedura abbreviata, con il giudice delle indagini preliminari Amalia Primavera che ha ritenuto «chiare e univoche le emergenze investigative», sottolineando «l’allarmante gravità delle condotte ascritte all’imputato» e indicando come «le dichiarazioni del genitore della bambina disabile nel procedimento giudiziario rivestano un elemento di prova di fondamentale importanza», fornendo «una ricostruzione dei fatti precisa, puntuale, dettagliata».
Il professionista condannato – che ha sempre respinto le accuse – dovrà anche risarcire il danno economico alla parte offesa, oltreché pagare le spese legali.

Dice bene, Antonio Nocchetti, è una triste vicenda, questa, contraddistinta per altro dall’esemplare comportamento di una madre. Ma è anche una situazione ad oggi quasi paradossale, che lo stesso presidente di Tutti a Scuola evidenzia con amara ironia: «Nonostante tutto quello che è accaduto, la bimba non ha ancora ottenuto il riconsocimento dell’indennità di accompagnamento. Chissà, forse l’INPS non sta trovando il tempo per occuparsi dei veri invalidi!». (S.B.)

Per ulteriori informazioni: ass.tttas@gmail.com.
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