L’abbiamo incontrato di recente al tredicesimo Torneo Internazionale di tennis in carrozzina “Alpi del Mare” – Città di Cuneo, che lo ha visto vincitore nel doppio con l’austriaco Martin Legner [se ne legga nel nostro sito cliccando qui, N.d.R.]. I titoli per Fabian Mazzei, bolognese, classe 1973, si sprecano. Ventisettesimo nella classifica mondiale dei tennisti su sedia a rotelle, ha disputato con la maglia azzurra tre Paralimpiadi e si appresta a realizzare il sogno della sua quarta partecipazione a Londra.
A Sydney nel 2000 e ad Atene nel 2004, si era qualificato agli ottavi di finale. E a Pechino nel 2008, gli chiediamo incuriositi, che cosa era successo? «Mi hanno fatto fuori al primo turno, avevo litigato con la ragazza!».
Fabian ha sempre praticato lo sport: calcio, tennis e sci sin da ragazzino. Ed è stato proprio durante una gara di sci, nel ’94, che uscendo di pista si è “fatto male”. Lesione midollare D12-L1. Un verdetto infausto: paraplegia.
Hai ripreso subito a fare sport dopo l’incidente? «Era quello che desideravo più di tutto, io sono uno sportivo, è nello sport che trovo la mia realizzazione. Infatti, la Polisportiva dove praticavo il tennis da ragazzo un giorno mi propose di fare un corso di tennis in carrozzina e accettai subito. Arrivarono rapidamente i risultati e così entrai nella Nazionale Italiana Paralimpica e nel 2000 ho fatto la mia Prima Olimpiade».
Ma è vero che canti? Fabian sorride, perché lui “non canta e basta”, ma è un campione anche nella musica e ha inciso ad esempio il disco Voglio vivere. «Desideravo – racconta – seguire la passione che ho per la musica. Il mio agente dell’epoca mi aveva proposto dei provini, li ho sostenuti e superati tutti. Sono arrivato “in alto”, se così si può dire, e mi ero anche classificato per Sanremo, ma era l’anno di Bertoli – e Fabian si fa serio – e mi avevano detto che avevo talento, ma che c’era già un cantante in carrozzina, due non si poteva, sarebbe stato troppo per il pubblico…».
Parliamo di cose positive, dai, ad esempio del tuo impegno presso l’Ospedale Montecatone di Imola (Bologna), il noto Centro che si occupa del trattamento delle lesioni midollari in fase acuta, postacuta e di quello delle gravi cerebrolesioni acquisite. «Da dieci anni sono istruttore di tennis per persone disabili e indirizzo alla pratica sportiva bambini, giovani e meno giovani che hanno acquisito una disabilità. Perché lo sport è uno di quei motivi per il quale si ritorna a vivere e a gioire della vita, dopo che è stata stravolta da traumi così severi».
Ma di queste donne delle quali gli uomini dicono che “fanno girare le scatole”, che mi racconti? «Per le donne di pazzie se ne fanno tante, è un universo complesso e difficile da gestire, soprattutto per me che sono sempre in giro per il mondo. Io mi sono sposato nel giro di pochi giorni a Las Vegas e poi sono scappato fino in Australia per smaltire un’altra delusione d’amore…».
Fabian, infatti, ha girato in lungo e in largo per i cinque continenti e non solo per via dello sport, ma anche per il gusto di scoprire e di viaggiare.
Cosa ti aspetti ora per le Paralimpiadi di Londra? «Non lo so, è molto difficile. Ci sono molti campioni nel mondo e il livello tecnico dei giocatori è incredibile. Poi il tennis in carrozzina, a differenza di altri sport per disabili, come ad esempio l’handbike, non è suddiviso per categorie ovvero per tipo di lesioni. Quindi, se mi trovo un avversario che è amputato, questi avrà più stabilità del tronco rispetto a me che ho una lesione midollare. Così la vedo molto dura, questa mia quarta Paralimpiade».
Ma noi gli facciamo lo stesso gli auguri, perché quando si è campioni, lo si è sempre, con o senza podio. Sono le difficoltà della vita a “rendere campioni”!