Ben volentieri diamo spazio al messaggio con cui il Gruppo Donne UILDM (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare) – una delle esperienze più vive e interessanti presenti nel nostro Paese, in ambito di documentazione e dibattito sulla disabilità – ha deciso di aderire all’appello denominato Mai più complici, promosso nei giorni scorsi dal movimento Se Non Ora Quando (SNOQ), per richiamare l’attenzione sul fenomeno della violenza contro le donne.
Senza nemmeno mai dimenticare quanto ha scritto Silvia Cutrera, qualche settimana fa, proprio su queste pagine, ovvero che «le donne con disabilità sono persone particolarmente esposte a rischio di violenza, maltrattamenti e abusi […] discriminate sia in quanto donne, sia in quanto persone con disabilità. […] La violenza nei loro confronti attinge da un pregiudizio di genere e cioè dalla mancanza di parità di uguaglianza tra uomo e donna, cui si aggiunge la considerazione stereotipata relativa al corpo della donna disabile, percepito in genere come “asessuato”, “anormale” o “malato”. Ne consegue la negazione di titolarità di diritti, sia come donne, sia come madri che amiche o professioniste. Questa doppia discriminazione è causa di varie forme di violenza – alcune esplicite, altre subdole – difficili da identificare e combattere, perché spesso si verificano in ambienti familiari o di cura e si manifestano con modalità non rientranti nella generale e consueta categoria di violenza» (il testo integrale di Silvia Cutrera è disponibile cliccando qui).
Il Coordinamento del Gruppo Donne UILDM aderisce all’appello Mai più complici [il cui testo è raggiungibile cliccando qui, N.d.R.], promosso dal movimento aperto, trasversale e plurale denominato Se Non Ora Quando (SNOQ).
Tale appello intende richiamare l’attenzione sul fenomeno della violenza contro le donne, riportando il numero – cinquantaquattro – delle donne morte per mano di uomo dall’inizio del 2012. Ma dal 27 aprile (giorno in cui è stato pubblicato l’appello) ad oggi (3 maggio) il numero è già cresciuto di una unità, dunque siamo a cinquantacinque [e in realtà – purtroppo – già cinquantasei, N.d.R.].
Natalia Aspesi, in un articolo del 29 aprile su «la Repubblica» (I maschi padroni delle nostre vite), fornisce ulteriori dati: nel 2006 gli omicidi di donne sono stati 101, nel 2007 107, nel 2008 112, nel 2009 119, nel 2010 120, nel 2011 137. Un trend in crescita che non desta ancora sufficiente indignazione nell’opinione pubblica.
Questi omicidi – spesso relegati dai quotidiani nei trafiletti di cronaca nera – sono compiuti per lo più da uomini italiani (76%) nei confronti di donne italiane (70%). Sono agiti da partner, mariti o ex mariti, compagni o ex compagni, ma anche padri e fratelli, per punire, reprimere, negare le scelte di autodeterminazione delle donne.
Considerare questi crimini come gesti di follia, dettati dalla passione o dall’eccessivo amore – quasi a voler trovare una giustificazione – è un errore di comunicazione che li rende in qualche modo tollerabili, e sminuisce la responsabilità di chi li compie.
Un altro aspetto che dev’essere poi messo in luce è che questi delitti sono spesso compiuti nei confronti delle donne in quanto donne, nel momento in cui esse rifiutano di adeguarsi a quel modello che le vuole ancora remissive, deboli, obbedienti, disponibili. Ed è proprio per sottolineare questa matrice legata al genere che il movimento SNOQ preferisce definire questi crimini come femminicidi.
L’incapacità del nostro Paese di opporsi in modo forte e deciso alla violenza contro le donne finisce con l’assecondare il fenomeno e col trasformare anche noi in complici dello stesso.
Documentazione minima
– Per leggere l’appello Mai più complici e aderirvi, cliccare qui.
– Il sito di Se Non Ora Quando (SNOQ) si raggiunge cliccando qui.
– Il blog di Barbara Spinelli Femminicidio si raggiunge cliccando qui (sempre di Barbara Spinelli, segnaliamo anche il libro Femminicidio. Dalla denuncia sociale al riconoscimento giuridico internazionale, Milano, Franco Angeli, 2008 e l’articolo Perché si chiama femminicidio, nel blog del «Corriere della Sera» La ventisettesima ora, disponibile cliccando qui).
– Il blog di Loredana Lipperini Lipperatura si raggiunge cliccando qui.
– Il blog di Lorella Zanardo Il corpo delle donne si raggiunge cliccando qui.
– L’articolo di Natalia Aspesi citato nel testo (I maschi padroni delle nostre vite, pubblicato il 29 aprile da «la Repubblica») è disponibile cliccando qui.
*La UILDM è l’Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare.
13 eventi e altrettante pubblicazioni della collana Donna e disabilità, un centinaio tra articoli, interviste, recensioni, adesioni a campagne ecc., organizzati per temi, circa 80 segnalazioni di film attinenti alle donne disabili, più di 450 segnalazioni bibliografiche e circa 600 risorse internet schedate: parlano da sole le cifre del Gruppo Donne UILDM (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare), che costituisce certamente una delle esperienze più vive e interessanti – nel campo della documentazione riguardante la disabilità – avviata nel 1998 in modo informale.
Gli obiettivi originari erano da una parte quello di raggiungere le pari opportunità per le donne con disabilità, attraverso una maggiore consapevolezza di sé e dei propri diritti, dall’altra cogliere la “diversità nella diversità”, riconoscendo la specificità della situazione delle donne disabili.
Poi, nel corso degli anni, il Gruppo ha cambiato in parte il proprio ambito d’interesse, oltre a non essere più composto da sole donne e a non occuparsi esclusivamente di questioni femminili. La stessa disabilità è diventata uno dei tanti elementi in un percorso di integrazione e di apertura su più fronti.
Nel 2008, per festeggiare il suo decimo “compleanno”, il Coordinamento del Gruppo Donne (composto attualmente da Francesca Arcadu, Annalisa Benedetti, Valentina Boscolo, Oriana Fioccone, Simona Lancioni, Francesca Penno, Anna Petrone, Fulvia Reggiani e Gaia Valmarin) ha deciso di investire di più in informazione e in documentazione, recuperando i suoi obiettivi originari, senza rinunciare all’apertura quale tratto distintivo. E così – come in un laboratorio – è iniziato un lavoro finalizzato a organizzare e rendere fruibili, attraverso il proprio spazio internet, le informazioni che circolano all’interno del Coordinamento stesso.
Un importante, ulteriore salto di qualità, infine, si è avuto con la creazione di un repertorio (VRD – Virtual Reference Desk), che raggruppa le varie risorse fruibili in internet (in lingua italiana) di e su donne con disabilità (il nostro sito se n’è occupato con l’articolo disponibile cliccando qui).
Recentemente il Gruppo Donne UILDM ha anche ricevuto da Decima Musa Caravaggio (Associazione Culturale Europea-Compagnia Teatrale) il Premio Decima Musa «per il valore di un’attività finalizzata al raggiungimento delle pari opportunità, che sottolinea e affronta il problema specifico e la situazione delle donne disabili» (se ne legga nel nostro sito cliccando qui).
L’indirizzo del Gruppo Donne UILDM è www.uildm.org/gruppodonne. Al repertorio di cui si è detto, si accede cliccando qui. Il Gruppo Donne UILDM è anche su Facebook (cliccare qui).