Metti un giornalista a rotelle, che per di più ha bisogno, per respirare bene, di utilizzare un ventilatore polmonare portatile e dunque di coprire il naso con una mascherina collegata a un tubo. Metti che questo giornalista così insolito si trovi a tu per tu con il ministro del Welfare, Elsa Fornero, per porle alcune domande molto pertinenti sulla situazione attuale delle persone con disabilità. Metti che questa scena avvenga nel contesto di un convegno pubblico molto affollato, come quello in cui tradizionalmente l’INAIL presenta il suo rapporto annuale sugli infortuni nel lavoro. Metti anche che fotografi e cameramen non si lascino sfuggire la scena, tutt’altro che banale, di un ministro che educatamente si ferma e risponde con calma alle domande del giornalista “insolito”. Aggiungi che un giornalista molto esperto come Enrico Mentana si accorga, su segnalazione di un suo collega di redazione, di questo episodio del tutto inconsueto e ne faccia un servizio per il TG delle 20 di La7.
Ebbene, tutto questo, messo insieme, è un caso esemplare, quasi da manuale, di come lo stigma che si appiccica alle persone con disabilità sia un fardello capace di giocare brutti scherzi anche ai maestri di questa professione. E così Andrea Venuto diventa “il malato”, invece di essere riconosciuto per quello che è, ossia un giornalista che sta semplicemente facendo il proprio lavoro per conto di SuperAbile, il portale dell’INAIL dedicato proprio all’informazione sulla disabilità.
Il servizio del TG di La7 è ricco di aggettivi, e con qualche gaffe di troppo nel linguaggio, come spesso – quasi sempre – accade in questi casi. L’intento era sicuramente positivo, ossia valorizzare le istanze delle persone con disabilità, che già da tempo cercano di contrastare una politica troppo densa di tagli e di incertezze sui servizi e sulle cure. Ma l’effetto è stato per così dire straniante.
Andrea Venuto non si è certo offeso, ma ha colto ironicamente l’occasione per indirizzare una lettera aperta a Mentana, nella quale, fra l’altro, scrive: «Caro Direttore, sicuramente il suo collaboratore presente alla presentazione del rapporto annuale dell’INAIL, luogo del fatto, ha peccato di “mestiere”. Io, oltre ad essere malato, svolgo anche l’attività di giornalista. Sa, in Italia, uno straccio d’iscrizione a un Ordine Professionale non si nega a nessuno. Capisco che palesarsi all’intervistato e ai colleghi presenti non basta, mica ho il tesserino stampato in fronte, ma strumentalizzare quella che è stata un’intervista (tra l’altro cortesemente rilasciata dal ministro Fornero a un giornalista, non solo a un malato) non mi sembra corretto nel momento in cui non si è almeno esaustivi nell’informazione».
Penso che si tratti di una riflessione opportuna e civile. Non è un caso clamoroso, e neppure il primo. Successe anche a me, quasi un anno fa, un episodio simile, mentre assieme al Sindaco di Milano visitavo, a Ferragosto, le residenze per anziani e i centri per le persone con disabilità. Molti allora si complimentarono con Giuliano Pisapia per la sua sensibilità, mostrandosi vicino a una persona con handicap, non riuscendo ad afferrare al volo che io in quel contesto stavo svolgendo un ruolo attivo, da persona impegnata nelle Istituzioni.
Anche in quel caso lo stigma, ossia lo stereotipo che appartiene alla cultura complessiva del nostro Paese (ma forse non solo del nostro) ebbe la prevalenza sulla realtà. È infatti convinzione radicata, difficile da modificare nell’immaginario collettivo, che una persona disabile sia prima di tutto “disabile”, se non addirittura, come nel caso di Andrea Venuto, “malata”.
Tutto sommato un episodio come quello del TG de La7 si può rivelare positivo, perché ci costringe a riflettere, e a modificare radicate convinzioni. Il fatto è che di giornalisti a rotelle, o comunque con una disabilità, ce ne sono ancora troppo pochi. Probabilmente ci conosciamo tutti per nome. Ma questo è un altro discorso…
Registriamo intanto che nel sito del TG di La7, dopo la lettera aperta di Andrea Venuto al direttore Enrico Mentana, il titolo del servizio è stato modificato da Il ministro e il malato, faccia a faccia imprevisto a Il ministro e il giornalista, faccia a faccia imprevisto. E a chi ha scritto a Bomprezzi parlando di «vittoria», lo stesso Bomprezzi risponde: «Più che di vittoria, parlerei di normale correzione di un errore professionale. Succede. L’importante è non essere permalosi, in questo mestiere, il che, come sai, accade raramente».
Direttore responsabile di Superando.it. Il presente testo è già apparso (con il titolo “L’intervista e lo stigma”) in “InVisibili”, blog del «Corriere della Sera.it». Viene qui ripreso, con una serie di adattamenti al diverso contenitore, per gentile concessione.
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