Nicole, 18 anni, tempo di vacanze. Ci vuole un’idea, un po’ diversa dal solito, per divertirsi e imparare qualcosa. La mamma, Roberta, scopre che il Governo promuove il “Campo Giovani”, una settimana per conoscere da vicino una realtà operativa. Si può scegliere tra la Capitaneria di Porto, la Croce Rossa, la Marina Militare, i Vigili del Fuoco. Nessun dubbio: sceglie la Capitaneria. Ma quando si informa al Ministero, dal funzionario arriva la doccia fredda: «Signora, forse per Nicole è meglio la Croce Rossa, è più seguita, insomma, è l’ambiente più adatto». Già, perché Nicole Orlando, una bella e vivacissima ragazza all’ultimo anno dell’Istituto Tecnico Scientifico Tecnologico di Biella, ha la sindrome di Down.
«E poi, signora, ci pensi – insiste il funzionario – la Capitaneria di Porto è stretta, spazi piccoli…». «No, scusi – ribatte la mamma – Nicole non è mica obesa…». Dialogo surreale riportato così, per fare da preludio al lieto fine. Già, perché Roberta Becchia, la mamma, non si arrende, anzi. Chiama direttamente la Capitaneria di Porto di Savona, e parla con il vicecomandante Gianpaolo Conti.
«Sì, avevo ricevuto la lettera della signora – racconta l’ufficiale – ma ho preferito telefonare e parlare direttamente, per capire dove fosse il problema. Ma il problema non c’era, anzi». È stato quasi un colpo di fulmine, amicizia e allegria, condivisione e normalità. Cameratismo, quasi una marcia in più.
Nicole ha trascorso sette giorni favolosi assieme ad altre due ragazze, Claudia e Cristina, che non hanno alcuna disabilità: dormivano nella stessa camera, facevano le medesime attività. Praticamente tutto: le uscite con le motovedette, i controlli a mare, le verifiche nelle pescherie, le ore in sala operativa, le operazioni di soccorso. Certo, non sostituendosi al personale della Capitaneria, ma vivendo da vicino questa vacanza speciale, un soggiorno divertente e spensierato.
«Mi sono divertita tantissimo – mi conferma al telefono Nicole – e l’anno prossimo voglio assolutamente tornarci. Il comandante è simpatico, e poi è interista come me…». Già, anche il calcio in questa storia. Racconta Gianpaolo Conti: «Ci siamo messi una sera a giocare a calcio a cinque, Nicole ha fatto un gol bellissimo, su mio lancio, e dopo il gol ha esultato, facendo una capriola completa, roba che neppure i miei ragazzi sanno fare…».
Ha paura di esagerare, l’ufficiale della Capitaneria di Savona. Smorza i toni, ma si capisce che è entusiasta: «Non so come spiegare, non c’è stato davvero nessun problema, Nicole è stata come le altre ragazze. E noi l’abbiamo trattata alla pari. Pensi che le abbiamo fatto uno scherzo: le abbiamo fatto credere che il suo attestato di partecipazione non era pronto, e che lo avrebbe ricevuto entro due mesi… Si è rabbuiata e ha girato i tacchi, facendo per uscire. Allora glielo abbiamo detto che era uno scherzo: ha visto il diploma, ci ha abbracciati, felice. Un’esperienza magnifica».
Ho conosciuto la storia di Nicole attraverso Facebook. Nei mesi scorsi ho scambiato informazioni e incoraggiamenti con la mamma, Roberta, che a metà giugno mi aveva scritto così: «Questo a dimostrare che non ci si deve mai dare per vinti. L’altro giorno sono uscite le graduatorie e Nicole potrà partecipare nella seconda settimana di luglio. Ora comincia a salire un po’ l’ansia, ma sono sicura che per lei sarà un’esperienza indimenticabile ed emozionante. Dimenticavo… vedendo il tuo blog, ho pregato i suoi professori di insegnarle a crearne uno in cui potrà far vedere tutte le sue abilità e parlare dei suoi problemi. Hanno accettato e sarà il lavoro che dovrà portare all’esame di quinta il prossimo anno».
Tutto bello, dunque? Sì, questa volta sì. Ma all’origine, inutile dirlo, c’è un’idea di dignità e di pari opportunità, ragionata, non incosciente, matura. Una famiglia che non si limita ad “accettare” Nicole, ma che scommette – con attenzione – sul suo carattere, sui suoi desideri, sulla sua vitalità. Il cambiamento passa da qui. Dall’assenza di pre-giudizio. Il resto lo ha fatto Nicole.