
Che i politici siano persone diverse dalle altre è ormai una verità tristemente comprovata. Persino i politici che rubano sono persone diverse dai ladri comuni. Generalmente, infatti, sono più rapaci!
Ora però scopriamo che anche le persone politiche con disabilità sono diverse da tutte le altre persone con disabilità. E il “caso Sarra”, portato agli onori della cronaca dal giornalista Gian Antonio Stella sulle pagine del «Corriere della Sera» [se ne legga anche in questo sito, N.d.R.], ne è un esempio eclatante.
Colpito nel 2010 da choc emorragico, Alberto Sarra, sottosegretario alla Presidenza della Regione Calabria, viene salvato grazie a un intervento chirurgico e dichiarato «persona inabile a proficuo lavoro». Gli viene quindi assegnato un vitalizio per inabilità. Sin qui parrebbe tutto nella norma, ma il vero trauma (nostro, non di Sarra) sta nelle cifre:
– l’ammontare del vitalizio per inabilità: 7.490,33 euro al mese (più trenta mensilità di arretrati);
– il tempo intercorso dalla diagnosi di inabilità al riconoscimento della medesima: una settimana;
– il tempo intercorso dal riconoscimento della diagnosi al concessione dell’indennità: poche settimane.
Il fatto poi che Sarra abbia rinunciato a una parte di quanto sopra (per continuare a lavorare? Ma non era «inabile ad ogni lavoro proficuo»?) e la polemica successiva tra Sarra e Stella li lasciamo al giudizio degli interessati.
A noi invece preme sottolineare che Stella – nel paragonare le cifre relative a Sarra con quanto ricevono di indennità di accompagnamento e di pensione (dieci volte di meno!) le persone certificate in situazione di gravità ai sensi dell’articolo 3, comma 3 della Legge 104/92, nonché invalidi civili al 100% – evidenzia che queste ultime sono persone incapaci persino di portarsi il cibo alla bocca. Incapaci persino di deglutirlo, il cibo, anche se viene posto loro in bocca, aggiungiamo noi, nel ricordare la drammatica situazione dei “gravissimi” e delle loro stremate (anche sotto il profilo finanziario) famiglie.
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