Niente più discriminazioni per gli ospiti con sindrome di Down, in quei parchi di divertimento che hanno condiviso e firmato il Protocollo C+1 Entertainment, predisposto dal CoorDown (Coordinamento Nazionale delle Associazioni delle Persone con Sindrome di Down), dopo un anno di serrato lavoro e confronto con le principali strutture italiane di questo settore, con i costruttori delle attrazioni e con le Prefetture e i Vigili del Fuoco, responsabili della sicurezza.
Al Minitalia Leolandia di Bergamo, dunque, allo Zoomarine di Torvaianica (Roma) e all’Aqualandia di Lido di Jesolo (Venezia) – oltre che in varie altre strutture che sembrerebbero disponibili ad attuare un passo analogo – non si assisterà mai – né mai era finora successo, del resto – a quelle scene discriminanti di persone con sindrome di Down invitate dallo staff ad allontanarsi da una o più attrazioni, loro “vietate” a priori, per motivi di sicurezza. Episodi, questi, che nel corso degli ultimi anni sono stati segnalati in molti altri parchi, a iniziare da Gardaland – come anche il nostro sito ha più volte testimoniato (si veda l’elenco in calce dei testi da noi pubblicati) – che nemmeno in quest’occasione ha voluto esprimere un proprio orientamento sul Protocollo approvato.
E così, già il 2 ottobre – ottimo “viatico” in vista dell’ormai imminente Giornata Nazionale delle Persone con Sindrome di Down, promossa dal CoorDown per il 9 ottobre -, vi è stata una prima concreta applicazione del nuovo accordo, al Parco Minitalia Leolandia di Bergamo, che ha consentito di verificarne gli aspetti e di trarne ulteriori considerazioni procedurali e di merito, alla presenza di oltre duecento persone fra ragazzi, accompagnatori e famiglie, coordinate dall’AIPD di Bergamo (Associazione Italiana Persone Down), dall’AGPD di Milano (Associazione Genitori e Persone con Sindrome di Down) e dall’associazione padovana Down DADI (Down, Autismo e Disabilità Intellettiva).
Scendendo nel dettaglio del Protocollo, in sostanza – come si può leggere nel sito del CoorDown – «esso parte da due assunti-base, ovvero che da un lato non vi è alcuna evidenza che le persone con sindrome di Down abbiano comportamenti o reazioni in misura diversa dalla maggioranza degli altri ospiti dei parchi di divertimento, dall’altro che i rischi connessi all’utilizzo delle strutture anche da parte delle persone con sindrome di Down possono trovare copertura assicurativa sul mercato. Insomma, l’esclusione preventiva degli ospiti con sindrome di Down non ha diritto di cittadinanza».
Il testo approvato prevede quindi sempre il via libera alle attrazioni per le persone con sindrome di Down accompagnate da un adulto che sia stato informato su rischi e limitazioni e che abbia firmato una dichiarazione di responsabilità. Via libera, però, anche a chi non è accompagnato: se si tratta infatti di persona maggiorenne con sindrome di Down, le informazioni e le regole saranno spiegate direttamente a lui, se si tratta invece di minorenne, sarà sufficiente consegnare il modello di dichiarazione di responsabilità firmata da un adulto. In ogni caso, l’accesso all’attrazione potrà essere impedito solo se la persona maggiorenne non accompagnata, dopo aver ricevuto le informazioni, appaia «visibilmente incapace di comprenderne il senso e di fornire ogni indicazione sullo stato di salute fisica». Solo in questo caso, potrà essere «inibito l’accesso alle attrazioni ritenute per regolamento controindicate in presenza di patologie fisiche».
«Ma attenzione – spiegano dal CoorDown – perché se dal colloquio apparirà che l’unica controindicazione all’uso dell’attrazione potrà derivare “dal pericolo di comportamenti che possano esporre la persona con sindrome di Down a pericolo per sé o per gli altri, questi sarà accompagnata sull’attrazione da un operatore“. In tutti gli altri casi sarà consentito l’accesso alle attrazioni in condizioni di parità con gli altri ospiti».
Infine, per quanto riguarda le assicurazioni, il Protocollo prevede che «qualora esso sia stato applicato, il gestore non è ritenuto responsabile, per il solo fatto di aver consentito l’accesso alle attrazioni alle persone con sindrome di Down, del comportamento o di eventuali incidenti che possono accadere durante l’uso dell’attrazione, o qualora non vengano rispettate le indicazioni fornite dal gestore o dal personale nella gestione delle emergenze ed evacuazione. Un principio che dovrebbe essere formalmente riconosciuto anche a livello legislativo».
Il Protocollo C+1 ha validità fino al 31 dicembre 2011 ed è previsto che venga rivisto alla luce dei risultati ottenuti in questo arco di tempo. (S.B.)