«L’onorevole Ileana Argentin – si legge in una nota congiunta di FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) e FAND (Federazione tra le Associazioni Nazionali delle Persone con Disabilità), a firma dei rispettivi presidenti Pietro Barbieri e Giovanni Pagano -, nel corso di un incontro pubblico alla Camera sul nuovo ISEE [Indicatore della Situazione Economica Equivalente, N.d.R.], ha attaccato le due Federazioni, dichiarando che esse “si sono sedute al tavolo con la viceministra Guerra e hanno dato il loro parere favorevole al nuovo ISEE. Esse devono oggi prendersi le loro responsabilità, perché in forza del loro assenso si è detto che il decreto aveva il consenso del mondo della disabilità”. In questo modo, l’onorevole Argentin, responsabile uscente per la disabilità del Partito Democratico, si rende protagonista di un imbarazzante scivolone che disconosce non solo l’attività delle nostre due Federazioni, ma che ignora anche nella sua interezza la vicenda ISEE, contribuendo alla disinformazione. Infatti, non fosse stato per FISH e FAND, un ISEE ben peggiore di quello approvato sarebbe già in vigore da un anno. Ma questo non significa affatto che l’ISEE goda del nostro plauso, come Argentin lascia credere».
I vari passaggi di questi ultimi due anni, quindi, riferiti puntualmente di volta in volta anche dal nostro giornale (si veda l’elenco di testi qui a fianco), vengono riportati nella nota delle Federazioni. «Nel 2011 – vi si legge – il Parlamento convertì con una delle maggioranze più schiaccianti della storia repubblicana il cosiddetto “Decreto Salva Italia” [Legge 214/11, N.d.R.], imposto dal Governo Monti sull’onda della psicosi derivata dall’avvitamento dello spread. L’articolo 5 di tale provvedimento conteneva le indicazioni per la definizione del nuovo ISEE ed è in quell’articolo che si previde di considerare come reddito anche le provvidenze assistenziali (pensioni sociali, indennità di accompagnamento, assegni di cura ecc.). Contro quell’ipotesi, le Federazioni alzarono la voce, subito! Ma nel Parlamento – e nemmeno da parte dell’onorevole Argentin – si trovò sponda alcuna: in tre settimane quella disposizione divenne legge. Nel febbraio del 2012, poi, il Ministero del Lavoro elaborò la prima bozza del Decreto e in linea con le prescrizioni che il Parlamento aveva stabilito, ne uscirono regole e criteri secondo i quali chi aveva in casa una persona con disabilità finiva per essere trattato in modo molto più svantaggioso rispetto a un nucleo familiare a parità di reddito. Le Federazioni lo contestarono, dimostrando il paradosso con l’evidenza dei numeri e lo fecero opportunamente sedendosi a quel tavolo di confronto. Sempre FISH e FAND informarono anche l’esterno: associazioni, giornali, parlamentari, accademici. Ne uscì pertanto una seconda stesura, che anch’essa, però, restituiva un quadro comunque drammatico e con indicazioni paradossali. Le Federazioni opposero a quel punto la richiesta di ulteriori correzioni sostanziali. Alcune vennero riprese, molte altre no. Si è infine arrivati a una terza stesura, sulla quale non c’è stato confronto con le Federazioni, ma che è stata presentata alle Commissioni Parlamentari per il parere non vincolante previsto dalla norma. Della Commissione Parlamentare fa parte anche l’onorevole Argentin e la Commissione stessa ha espresso un generale apprezzamento, richiedendo però alcuni aggiustamenti relativi alle persone con pluriminorazione e ai nuclei monoparentali».
«In audizione – prosegue il comunicato – le Federazioni hanno ribadito che il “peccato originale” rimane quello del “Decreto Salva Italia”, laddove esso aveva previsto di considerare le provvidenze assistenziali alla stregua di un reddito. Modificare il “Decreto Salva Italia”, tuttavia, è una prerogativa parlamentare, ciò che l’onorevole Argentin dovrebbe ben sapere. Eppure non ha mai avviato – nemmeno come co-firmataria – alcuna attività legislativa in tal senso, né l’ha promossa presso il Partito di cui è responsabile uscente per la disabilità, preferendo più demagogicamente incontrare manifestanti o diramando rari comunicati».
Un altro elemento viene poi sottolineato nella nota, quando cioè si ricorda una dichiarazione espressa dall’onorevole Argentin nel luglio di quest’anno, vale a dire che «i disabili ricchi non dovrebbero usufruire di sussidi statali. È una cosa che ho ribadito più volte sia in sede di partito che in aula». «A prescindere dall’approssimazione dei termini (“sussidi statali”) – commentano i responsabili di FISH e FAND -, l’aforisma è frutto di quello stesso brodo di coltura che ritiene l’indennità di accompagnamento come un privilegio da correlare al reddito, e che vorrebbe adottare un “universalismo selettivo” sui già miserabili importi delle pensioni e delle indennità».
«L’ISEE attuale – è la conclusione della nota – non ha avuto l’assenso delle Federazioni, ma a quel tavolo esse si sono sedute e alcuni risultati li hanno ottenuti. Senza la loro azione, probabilmente, oggi l’ISEE sarebbe applicato anche per l’erogazione dell’indennità di accompagnamento, né vi sarebbero franchigie per le diverse condizioni di disabilità o la possibilità di detrarre completamente le spese sostenute per l’assistenza personale. E soprattutto l’ISEE sarebbe già in vigore nella sua forma peggiore dall’inizio del 2013. Nel testo approvato rimangono paradossi e iniquità, come il fatto che lo strumento si basa sulle stesse fonti che consentono l’evasione fiscale e che i meccanismi gestionali sono di grande complessità e complicazione: certo, su questo possono essere trovati artifizi e aggiustamenti, ma se il Parlamento non interverrà per modificare la norma originaria, non ci si può attendere che l’ISEE sia uno strumento davvero equo. Su questo, l’impegno dei Parlamentari, ad iniziare da quello del responsabile per la disabilità – seppure uscente – del Partito Democratico, non dovrebbe limitarsi alle parole o alle dichiarazioni ad effetto, ma trasformarsi in iniziativa politica e legislativa. Non sarebbe tra l’altro nemmeno un grande impegno, visto che un testo di emendamento che sani questa situazione è già stato presentato dalle Federazioni al Senato (non ammesso alla votazione) e alla Camera, dove è in corso in questi giorni la discussione sulla Legge di Stabilità». (S.B.)
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