Avere vicino un animale aiuta. In assoluto. Specie chi ha disabilità, ancor più se grave. Non si tratta solo di Pet Therapy, che porta a un miglioramento di stima, autonomia, capacità psicomotorie e consapevolezza delle proprie possibilità e dei propri limiti. Quella è già una grandissima scoperta. C’è ancora di più. Gli animali possono anche dare un supporto pratico, due cose che si fondono bene nella bellissima storia di Francesca e Light raccontata qualche giorno fa da Felice Cavallaro nel «Corriere della Sera.it», una storia che poi ne ha dentro molte altre.
Ci sono cani da assistenza ed è facile pensare a quelli guida per persone non vedenti. Ma ci sono anche cavalli e pony, caprette e asini, o anche più piccoli come i conigli. Perfino i delfini.
Il connubio fra persone e animali è ancora più bello e importante quando si parla di disabilità. Infatti, il rapporto che si crea fra chi ha una disabilità e un animale è ogni volta diverso e ogni volta più bello. La gratuità “francescana” degli animali che affiancano gli uomini ne esce sublimata.
Quello che colpisce è prima di tutto il sorriso delle persone. Dalla disabilità intellettiva a quella relazionale, a quella fisica o sensoriale, il primo momento in cui lo si capisce è proprio quello.
Come non rimanere incantati dallo sguardo di Francesca verso il suo Light, nella foto qui sopra pubblicata? Per Francesca non è solo un amico, ma un aiuto vero: è lui che accende la luce o le sostiene un braccio stanco.
Quando si pensa agli animali da assistenza, vengono in mente solo i cani guida per ciechi. Che sono i loro occhi. Negli Stati Uniti ci sono anche piccoli pony che fanno lo stesso. Ma ci sono pure funzioni inaspettate: sempre negli States, infatti, sono ormai molti i cani che aiutano le persone con disabilità a fare surf, nati dall’esperienza del golden retrivier Ricochet, di cui chi scrive si è già occupato nel blog InVisibili di «Corriere della Sera.it».
Negli ultimi anni si è compreso quanto gli animali possano essere di supporto, per chi ha bisogno, in ogni tipo di disabilità, non solo uno splendido aiuto nella terapia. Ma i cani da assistenza non sono riconosciuti per le persone con disabilità fisica. Non possono entrare ovunque, come avviene giustamente per i cani guida, e non possono essere scaricate le spese. Eppure sono indispensabili, come per le persone cieche.
Ci sono storie straordinarie a dimostrarlo. C’è Alessandra e la sua Lulù, che fa la lavatrice e raccoglie gli oggetti o apre le porte, come abbiamo scritto a suo tempo su queste stesse pagine. Dalla loro esperienza è nato un bellissimo libro, La sedia di Lulù, ove si racconta come una giovane donna che subisce un incidente e rimane paraplegica, rinasca grazie a una cagnetta che le diventa amica, fino ad aiutarla nella vita in casa e fuori.
Ci sono in Italia ormai diverse scuole per animali da assistenza, cani in particolare. Anche con istruttori disabili. Come Enzo Panelli: un incidente in moto oltre venti anni fa e la paraplegia. Sette anni fa l’incontro con Iana, che gli ha cambiato la vita: «Mi porta una lattina se ho sete e mi aiuta a fare la spesa». Gesti semplici e banali, magari, ma importantissimi: raccogliere qualcosa che cade, portare oggetti come un telecomando o un telefono, accendere dispositivi. Sembrano piccoli gesti, ma diventano grandi quando ci si accorge di non poterli fare.
Davvero i cani sono supporto a volte indispensabile anche per le persone con disabilità fisica e motoria. Diventano il bastone che aiuta un anziano a camminare. Ma sanno dare calore, sensazioni, emozioni. Senza chiedere nulla in cambio. Solo amore.
Testo già apparso (con il titolo “Non solo cani. Gli animali amici dei disabili”) in “InVisibili”, blog del «Corriere della Sera.it». Viene qui ripreso, con alcuni riadattamenti al diverso contesto, per gentile concessione.
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