Marche: no a “comportamenti rinunciatari” da parte dei servizi territoriali

«In riferimento agli interventi alternativi di sostegno messi in atto nei confronti dell’utenza dei servizi di assistenza domiciliare e dei Centri Diurni, va trovato un equilibrio - che sappiamo essere non semplice - tra sicurezza e attività di sostegno possibili, evitando “comportamenti rinunciatari” da parte dei servizi territoriali, inaccettabili perché si fermano prima di ogni possibile analisi delle possibilità operative, dichiarando un’impossibilità che spesso non è nei fatti, ma nelle intenzioni»: lo ha scritto il Gruppo Solidarietà ai rappresentanti istituzionali della Regione Marche

Mano di un assistente domiciliare che stringe quella della persona assistita«Come avevamo già fatto in una nostra precedente lettera – scrive il Gruppo Solidarietà al presidente della Regione Marche Luca Ceriscioli e ai direttori dei Servizi Regionali Salute e Politiche Sociali Lucia Di Furia e Giovanni Santarelli -, in riferimento agli interventi alternativi di sostegno messi in atto nei confronti dell’utenza dei servizi di assistenza domiciliare (educativa e di assistenza alla persona) e dei Centri Diurni, sottolineiamo ancora la necessità di trovare un equilibrio – che sappiamo essere non semplice – tra sicurezza e attività di sostegno possibili, evitando quelli che abbiamo chiamato “comportamenti rinunciatari” da parte dei servizi territoriali». «Tali comportamenti – aggiungono dall’organizzazione marchigiana – sono infatti inaccettabili, perché si fermano prima di ogni possibile analisi delle possibilità operative, dichiarando un’impossibilità che spesso non è nei fatti, ma nelle intenzioni».

Il nuovo messaggio del Gruppo Solidarietà ai rappresentanti istituzionali della propria Regione torna quindi sulla questione delle misure alternative ai servizi sospesi, evidenziando inoltre intende ulteriori aspetti. «Ribadiamo la richiesta di un quadro analitico condiviso della situazione territoriale (Ambiti/Distretti) – si legge nella lettera -, rispetto alle misure alternative previste ai servizi sospesi, dal quale emerga con chiarezza come si stanno sostenendo le persone destinatarie dei servizi, attraverso percorsi specifici, ciò che indica anche il Decreto cosiddetto “Cura Italia”. Ad esempio, in quante situazioni non vengono più erogati per mancanza dei dispositivi di protezione del personale? Ed è possibile che a distanza di un mese dalla chiusura dei servizi, ancora ci si trovi nella difficoltà di reperire le mascherine chirurgiche?».
E ancora: «A fronte dell’attuale situazione straordinaria vanno trovate, da parte dei servizi territoriali che hanno “in carico” le persone (Comuni, Distretti Sanitari, Enti Gestori), forme e modalità di supporto e sostegno che vadano oltre il pur necessario e prezioso monitoraggio telefonico: se in una prima fase, infatti, poteva essere la minima azione indispensabile, occorre adesso, sulla base della conoscenza e dei bisogni di ogni persona, pensare a sostegni mirati e di più ampia portata, dato per certo, ormai, che questa fase di sospensione non sarà breve».

E da ultimo, ma non ultimo, il Gruppo Solidarietà solleva la questione riguardante la Determina dell’ASUR (Azienda Sanitaria Unica Regionale) sui servizi sociosanitari per anziani, con questi rilievi: «Non si capisce perché debba essere l’ASUR – che per altro detta disposizioni solo per alcune tipologie di strutture e non per tutte quelle che possono avere problemi simili – e non la Regione, al pari di tutte le altre problematiche, a dettare disposizioni riguardo alle strutture sociosanitarie per anziani. Forse l’ASUR ha riorganizzato autonomamente l’attività ospedaliera o definito l’organizzazione delle Unità di Assistenza Territoriale? In quale altra Regione questi aspetti, non meramente gestionali/organizzativi, sono stati demandati alle Aziende Sanitarie? Le problematiche riguardanti il coronavirus all’interno delle strutture residenziali non dovrebbero richiedere un adeguato intervento del programmatore regionale, come per altro è stato fatto in uno specifico accordo con l’ARIS (Associazione Religiosa Istituti Socio-Sanitari)?».

«Passat l’emergenza – concludono dal Gruppo Solidarietà – ci dovrà essere tempo per ragionare con rigore rispetto all’assistenza sociosanitaria residenziale e a tal proposito riteniamo che tanti dei contenuti del provvedimento emanato dall’ASUR debbano essere valutati con grande attenzione e diventare successivamente oggetto di uno specifico Atto Regionale, per affrontare complessivamente – ribadiamo – le problematiche di tutte le residenze sociosanitarie». (S.B.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: grusol@grusol.it.

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