Violenze e maltrattamenti: più controlli da soli non bastano

«Le violenze e i maltrattamenti a persone con disabilità emersi in una struttura residenziale vicina a Palermo -. scrivono dall’ANFFAS Sicilia – non sono che l’ennesimo esempio di un sistema che anziché tutelare i diritti delle persone con disabilità, li viola, con la compiacenza di chi dovrebbe vedere e che, invece, si gira dall’altra parte. La scelta, che pure auspichiamo, di aumentare i controlli da sola non basta. Occorre infatti che le persone con disabilità diventino da oggetti di assistenza a soggetti portatori di diritti e che questo abbia una concreta e fattiva attuazione»

Dito puntato di un uomoIl 17 dicembre scorso Palermo si è svegliata con una notizia da brividi. Fa male constatare, ancora una volta, come le persone con disabilità siano ancora oggi relegate in una condizione di deprivazione dei diritti e di segregazione. Quello che è accaduto presso il Centro Suor Rosina La Grua ONLUS di Castelbuono (Palermo) [se ne legga già anche sulle nostre pagine, N.d.R.] non è che l’ennesimo esempio di un sistema complice a più livelli, che anziché tutelare i diritti delle persone con disabilità, li viola con la compiacenza di un tessuto che dovrebbe vedere e che, invece, si gira dall’altra parte.
Eppure, la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, Legge dello stato italiano [18/09, N.d.R.], parla chiaro: la diversità è una condizione umana normale, e ogni persona ha diritto a vedersi riconosciuti gli opportuni sostegni individualizzati. Il mancato riconoscimento di questi aspetti comporta una condizione di deprivazione dei diritti. Proprio per questo la complicità è a più livelli.
Barbari e indegni sono coloro che hanno agito un simile comportamento criminale e violento, ma anche tutti coloro che, a vario titolo, hanno permesso che ciò accadesse.

In uno dei suoi più famosi discorsi, Papa Francesco ha parlato della globalizzazione dell’indifferenza per descrivere gli ultimi decenni e, più in generale, questo periodo storico. Queste drammatiche parole si rivelano, purtroppo, sempre più attuali.

Ma cosa fare affinché simili situazioni non si ripetano? La scelta, che pure auspichiamo, di aumentare i controlli da sola non basta. Occorre, al contempo, che si realizzi la rivoluzione culturale che vede le persone con disabilità divenire da oggetti di assistenza a soggetti portatori di diritti e che questo abbia una concreta e fattiva attuazione.

Seppure scossi e disgustati, siamo rincuorati nel sapere che c’è chi ha la forza di denunciare queste realtà criminali, perché è solo avendo il coraggio di denunciare che il tessuto intorno può finalmente cambiare e allinearsi ai tanti servizi i quali invece, ogni giorno, garantiscono supporto e sostegno con impegno e dedizione, azioni di in linea con il modello di disabilità fondato sul rispetto dei diritti umani e con la qualità della vita.

Come ANFFAS Sicilia chiediamo al Presidente della Regione Sicilia e al Garante Regionale sui Diritti delle Persone con Disabilità di aprire, urgentemente, un tavolo, per capire quale sia la reale situazione nell’Isola rispetto ai centri nei quali vengono garantiti servizi alle persone con disabilità intellettive e del neurosviluppo, anche al fine di prevenire fenomeni di violenze e maltrattamenti (si vedano anche precedenti casi di cronaca). Ci costituiremo inoltre parte civile nei confronti dei responsabili di tale ennesimo misfatto, affinché le responsabilità siano tutte accertate e adeguatamente sanzionate.

L’ANFFAS è l’Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale, aderente alla FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap).

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