«Il rischio concreto è che non possano più essere garantiti i servizi minimi, aumentando, di fatto, le disparità territoriali e tra i cittadini e le cittadine. Saranno questi a pagare, ancora una volta, in termini di welfare e diritti e ancora una volta gli errori della politica ricadranno su di loro, come del resto già oggi accade nel sistema sanitario, nonostante i LEA (Livelli Essenziali Assistenza), che dovrebbero garantire prestazioni omogenee e di qualità su tutti i territori, ma così non è».
Dopo avare raccolto nei giorni scorsi le perplessità espresse dal Forum Nazionale del Terzo Settore sull’approvazione, da parte del Consiglio dei Ministri, del Disegno di Legge riguardante la cosiddetta “autonomia differenziata”, diamo oggi spazio alla posizione sul medesimo tema espressa da Vincenzo Falabella, presidente della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), secondo il quale, «in un momento storico difficile come questo per il Paese, sul piano economico e sociale, più che di autonomia differenziata sarebbe il caso di parlare di autonomia solidale, ossia di un sistema in cui lo Stato sostenga le Regioni in maggiore difficoltà, soprattutto sul piano sanitario, sociale e dei diritti».
Come si legge ancora nella nota diffusa dalla FISH, «l’approvazione del Disegno di Legge sull’autonomia differenziata, che dovrebbe diventare Legge entro la fine dell’anno, consentirà alle Regioni più ricche di gestire in autonomia buona parte delle proprie risorse. Di conseguenza le Regioni più poveri avranno minore capacità di spesa. E, nei fatti, queste ultime sono quelle del Mezzogiorno. Andranno dunque in affanno, per cercare di garantire, con la fiscalità generale, i servizi minimi essenziali. I LEP (Livelli Essenziali delle Prestazioni) devono essere garantiti, come dice il Disegno di Legge, in maniera omogenea in tutta Italia, ma non sarà possibile se le risorse non saranno redistribuite dal governo centrale». (S.B.)
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: ufficiostampa@fishonlus.it.
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