«Alziamo la voce per la libertà di divertimento», aveva scritto nel settembre del 2019 su queste stesse pagine Sofia Righetti, donna con disabilità motoria, denunciando la discriminazione vissuta in occasione di un concerto atteso per mesi e visto (molto male) solo per metà, all’Arena di Verona. E Righetti la voce l’ha alzata sul serio, se è vero che pur dovendo aspettare quasi quattro anni, ha visto in questi giorni la Prima Sezione Civile del Tribunale di Verona produrre un’importante Ordinanza destinata a fare “storia giurisprudenziale”, un pronunciamento che speriamo di poter presto rendere pubblicamente disponibile in forma integrale, con cui la Fondazione Arena di Verona e le Società Arena di Verona e Vivo Concerti sono state condannate per condotta discriminatoria nei confronti delle persone con disabilità, segnatamente ai sensi della Legge 67/06 (Misure per la tutela giudiziaria delle persone con disabilità vittime di discriminazioni), a causa della mancata fruibilità dei concerti di extra-lirica che si celebrano all’interno dello storico monumento.
A rendere noto tale esito è l’Associazione Luca Coscioni, il cui legale Alessandro Gerardi ha assistito Sofia Righetti e l’azione giudiziaria da lei promossa. «Si tratta di un’Ordinanza senza precedenti – si legge nel sito dell’Associazione -, la quale ha stabilito per la prima volta che le persone con disabilità che accedono all’interno dell’Arena di Verona per assistere agli eventi dal vivo vengono discriminate rispetto a tutti gli altri spettatori, perché i posti loro assegnati non consentono di fatto di assistere allo spettacolo. Durante i concerti, infatti, le persone sedute in platea si alzano in piedi, ballano e si spostano e quindi impediscono alle persone sedute in carrozzina dietro di loro di vedere il palco».
Fondazione Arena di Verona, dunque, e la Società Arena di Verona sono state condannate a cessare la condotta discriminatoria mediante la realizzazione, entro il 31 dicembre prossimo, di una pedana rialzata da posizionare all’interno di Arena, in grado di consentire anche alle persone con disabilità di assistere al concerto. Inoltre le stesse Fondazione Arena di Verona e le Società Arena di Verona e Vivo Concerti dovranno risarcire con 3.500 euro Sofia Righetti, per il danno subìto, oltreché pubblicare a proprie spese, sul «Corriere della Sera», un estratto dell’Ordinanza.
Detto che l’Associazione Coscioni sta fornendo assistenza legale anche a un’altra donna con disabilità, Valentina Tomirotti, che il 29 settembre 2019 non riuscì nemmeno lei a vedere un concerto, con il procedimento civile tuttora pendente presso la Corte d’Appello di Brescia, dopo un primo rigetto del ricorso da parte del Tribunale di Mantova, va segnalato anche il commento di Vincenzo Falabella, presidente della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), secondo il quale «ancora una volta nel nostro Paese, purtroppo, dev’essere il potere giudiziario a garantire un diritto costituzionale, ovvero la possibilità di assistere a un evento ludico-creativo da parte delle persone con disabilità, alla pari di tutti gli altri cittadini e cittadine».
«In ogni caso – conclude Falabella – questa è una Sentenza certamente importante, un utile precedente, per garantire dignità a tutte le persone con disabilità, nello specifico dando loro la possibilità di godere di un concerto al pari di chiunque altro».
Non possiamo infine non ricordare che sul tema dell’accessibilità dei concerti l’Associazione Genitori Tosti in Tutti i Posti ha lanciato già da qualche anno una campagna pubblica, con relativa petizione, volta appunto ad avere concerti ed eventi dal vivo accessibili in tutta Italia. (S.B.)