Catia Pietra è stata una delle pioniere del movimento per la vita indipendente, tra i fondatori del Coordinamento Pavese per i Diritti dell’Handicap, donna impegnata nella tutela dei diritti delle persone con disabilità, oltre che portiera della squadra di hockey in carrozzina dei Godfellas. Catia si è spenta nei giorni scorsi a Pavia, a 58 anni [se ne legga già anche sulle nostre pagine, N.d.R.].
«Una convinzione comune – ricorda Chiara Viola – ci ha portato a dare vita al Coordinamento Pavese: la necessità di superare in qualche modo le associazioni “di categoria”, per sviluppare un discorso legato ai diritti, ai servizi e ai rapporti con le Istituzioni locali. Perché i temi e i problemi che interessano le persone con disabilità sono trasversali rispetto alle esigenze di ogni singola associazione».
La vita indipendente è stato uno degli obiettivi per cui Catia Pietra si è battuta con più forza, nella convinzione che anche alle persone con disabilità dovesse essere garantito il diritto di vivere con chi vogliono e come vogliono. «E lo ha fatto – continua Chiara Viola – con un grande anticipo non solo rispetto alle Istituzioni, ma anche rispetto al mondo dell’associazionismo. Penso sia questa la sua più grande eredità, che è stata colta soprattutto dai più giovani. Inoltre, era una persona estremamente attenta alle novità, sia nell’àmbito tecnologico che in quello medico e sanitario».
L’attività di Catia all’interno delle associazioni si è affiancata a quella lavorativa, svolta come impiegata all’interno della sede decentrata dell’Ufficio di Quartiere, a poca distanza dalla propria abitazione.
Come ha ricordato il quotidiano «La Provincia Pavese», Catia Pietra si è spesa molto anche per coinvolgere i più giovani: è stata infatti una delle inventrici e operatrici del progetto Diversamente Uguali, promosso dal Coordinamento Pavese per i Diritti dell’Handicap, che per più di dodici anni ha coinvolto moltissime classi delle scuole soprattutto elementari e medie in giochi e riflessioni su diversità disabilità e altro.
«Questo progetto – spiega Chiara Viola – proponeva una serie di giochi e attività che mettessero i bambini in condizioni simili a quelle che vivono quotidianamente le persone con disabilità. Ad esempio chiedere a un bambino di parlare con una caramella in bocca, cercando di farsi capire, e poi riflettere sulle reazioni dei compagni di classe: risate, sforzo per comprendere, pazienza, impazienza? Un’esperienza che permette di attivare riflessioni su diversità e uguaglianza, sui limiti che ciascuno di noi può vivere».
«Catia – ha sottolineato Fabio Pirastu, presidente della UILDM di Pavia (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare), nel suo ricordo pubblicato dal quotidiano locale – ha sempre cercato il dialogo con le Istituzioni, per far comprendere a chi ha la responsabilità di decidere che si devono sempre tenere presente i diritti delle persone con disabilità. E il suo approccio dialogante è un altro grande insegnamento che ci lascia».