Come aggiungere le barriere del pregiudizio alle tante altre barriere

«Chiediamo alle Istituzioni, con effetto immediato e incondizionatamente, di permettere a Carlovittorio di ritornare alla sua famiglia e di ristabilire appieno le relazioni di affetto, fornendo inoltre tutto il sostegno necessario per la piena realizzazione del giovane come persona»: lo scrivono Marco Espa e Dario Petri della Federazione Italiana ABC, a proposito della sconcertante vicenda che ha visto un giovane con grave disabilità essere sottratto alla famiglia, dopo che le madre era stata accusata di “ipercura”, a quanto pare per avere chiesto per il figlio un percorso scolastico normale

Uomo con il volto nascosto dalle maniIn questi giorni è apparsa sui media una notizia incredibile e sconcertante, motivo di vergogna e forte indignazione per qualsiasi cittadino, in particolare per coloro che rappresentano le Istituzioni. Si tratta della vicenda di Carlovittorio e della sua famiglia.

Carlovittorio è un giovane di Brescia con grave disabilità che da due anni è stato sottratto alla mamma che lo ha accudito con amore per diciotto anni, ma che per questo è stata accusata di “ipercura” e ha dovuto subire un procedimento penale, ora archiviato.
Prima di essere tolto dalla famiglia, Carlovittorio, grazie alle cure ricevute, ha potuto studiare e frequentare il liceo. Oggi il giovane è ancora ricoverato in una struttura per anziani e presenta una grave regressione delle sue già precarie condizioni di salute: deve essere alimentato artificialmente, mentre a casa si alimentava per bocca (pesava 43 chili, oggi ne pesa solo 32), in sei mesi ha avuto tre polmoniti e ha piaghe da decubito. La mamma può vedere il figlio solo per venti minuti alla settimana e le è stato proibito di abbracciarlo e baciarlo.
Tutto questo accade perché chi rappresenta le Istituzioni ha deciso, senza alcuna valida motivazione, che il ragazzo doveva essere allontanato dalla famiglia, affermando che la mamma sovrastimava le capacità del ragazzo senza effettuare alcuna indagine clinica.

Come troppo spesso abbiamo dovuto constatare, gli “esperti” tendono a sottostimare le potenzialità delle persone con disabilità, aggiungendo così la barriera del pregiudizio alle tante altre barriere che devono affrontare. Infatti, in base al racconto della mamma, il motivo che ha provocato l’inizio di questa tragica e vergognosa vicenda è stata la sua insistente richiesta di far seguire a Carlovittorio un percorso scolastico normale, quando i servizi sociali insistevano per un percorso di sola socializzazione.

Come ABC [Associazione Bambini Cerebrolesi, N.d.R.], siamo profondamente convinti che la famiglia sia il luogo naturale e privilegiato per la crescita e lo sviluppo delle persone. Il primo impegno delle Istituzioni dovrebbe quindi essere rivolto al sostegno delle famiglie, con servizi a domicilio, co-progettati e personalizzati; si dovrebbe garantire a tutti, indipendentemente dalla gravità della disabilità, il rispetto del principio di autodeterminazione e autonomia, enunciato dalla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità.

I nostri figli, con la loro disabilità, ci mostrano ogni giorno quale sia l’essenza della qualità di vita di ogni essere umano e quali siano i limiti della cultura dominante. Per questo li riteniamo un grande dono e un bene prezioso, non solo per noi, ma per l’intera Società.
Chiediamo quindi alle Istituzioni – con effetto immediato e incondizionatamente – di permettere a Carlovittorio di ritornare alla sua famiglia e di ristabilire appieno le relazioni di affetto, fornendo inoltre tutto il sostegno necessario per la piena realizzazione del giovane come persona.

Rispettivamente presidente e già presidente della Federazione Italiana ABC (Associazione Bambini Cerebrolesi), aderente alla FISH (federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap).

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