Quelle barriere a Ferrara dovranno essere rimosse

Quei cittadini e cittadine di Ferrara che avevano intentato una causa civile contro il proprio Comune, per condotta discriminatoria nei confronti delle persone con disabilità, dopo la realizzazione o la riqualificazione di alcune opere pubbliche senza tenere conto dell’abbattimento delle barriere architettoniche e senso-percettive, hanno sottoscritto un accordo con la stessa Amministrazione Comunale, presso il Tribunale di Ferrara, ottenendo il riconoscimento della validità delle motivazioni da loro addotte, nonché l’ordine di fare abbattere quelle barriere

Realizzazione grafica sull'abbattimento delle barriereAvevamo ampiamente riferito, a suo tempo, dell’azione intrapresa da alcuni cittadini e cittadine ferraresi, che sostenuti dall’Associazione Luca Coscioni, avevano intentato una causa civile contro il Comune della propria città, per condotta discriminatoria nei confronti delle persone con disabilità, ai sensi della Legge 67/06 (Misure per la tutela giudiziaria delle persone con disabilità vittime di discriminazioni).
L’accusa al Comune di Ferrara era stata in sostanza quella di avere realizzato e riqualificato opere pubbliche senza tenere conto dell’abbattimento delle barriere architettoniche e senso-percettive, denunciando in particolare quattro interventi attuati all’insegna della mancata accessibilità (costruzione di una rampa arginale di collegamento lottizzazione con il paese di Gaibanella; riqualificazione del percorso sopra mura in Viale Belvedere; riqualificazione di Piazza della Repubblica; manutenzione dei marciapiedi di Via Verona a Pontelagoscuro).

Ebbene, la vertenza si è ora conclusa, dopo che il 31 maggio davanti a Marianna Coccia, giudice del Tribunale di Ferrara, quei cittadini e cittadine hanno sottoscritto un accordo con l’Amministrazione Comunale, ottenendo il riconoscimento della validità delle motivazioni da loro addotte a sostegno del ricorso presentato in sede giudiziaria.
Come viene dunque riportato nel testo della transazione concordata tra le parti, «nel corso del suddetto procedimento civile, a seguito di trattative svolte tra le Parti, il Comune di Ferrara – allo scopo di riconoscere le ragioni individuate dai ricorrenti e poste alla base dell’azione promossa nel corso del Giudizio – è giunto alla determinazione di comporre transattivamente le domande e le richieste».
Ora i richiesti lavori di abbattimento delle barriere dovranno essere realizzati secondo un calendario concordato nell’atto transattivo, vincolante per il Comune, pena la riapertura del giudizio stabilito.

Soddisfatti per avere visto riconosciute le proprie motivazioni e per avere ottenuto l’ordine di fare abbattere le barriere architettoniche, i cittadini e le cittadine ricorrenti hanno diffuso una nota, per sottolineare alcuni aspetti della vicenda e fornire anche qualche precisazione.
«Avendo accettato la proposta di transazione – vi si legge – non riceveremo nessun risarcimento economico per la discriminazione subita; le segnalazioni riguardanti le barriere architettoniche sono state fatte prima attraverso comunicazioni dirette all’Amministrazione Comunale poi con proteste sui social media, passate sui giornali cercando sempre un confronto con l’Organo dei Garanti delle Persone con Disabilità del Comune di Ferrara che non ci ha mai risposto o contattato; infine, rispetto a un articolo pubblicato da un quotidiano locale nei giorni scorsi, in cui si intendeva che il Comitato Ferrarese Area Disabili fosse stato uno degli organismi che ha sostenuto queste nostre denunce, tale fatto non risponde al vero e ne siamo dispiaciuti; a questo si aggiunge avere riscontrato la mancanza di un sostegno morale, non economico, da parte delle Associazioni che rappresentano a Ferrara i diritti delle persone con disabilità».

«Auspichiamo – conclude la nota – che il Sindaco intervenga affinché i tecnici comunali che hanno dichiarato “a norma di legge” le opere realizzate paghino, e non in senso figurato, il danno arrecato alle casse dell’Amministrazione Comunale, e a tutti noi cittadini, per avere realizzato opere in difformità. Un comportamento, quello dei tecnici incaricati, da sottolineare sia dal punto di vista deontologico che professionale, mentre per le altre loro responsabilità saranno i rispettivi Ordini Professionali a doversene fare carico». (S.B.)

A questo link è disponibile un testo di ulteriore approfondimento. Per altre informazioni: cclsorpilli@gmail.com.

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