Ho letto nei giorni scorsi in «Superando.it», all’avvio della rubrica curata da Stefano Zanut, di quanto si sta facendo in Friuli Venezia Giulia, e in particolare a Pordenone, per preparare tutti alle situazioni di emergenza [“Sicurezza per tutti, anche in emergenza”, N.d.R.], e trovo che quanto fatto sia molto bello. Vorrei dunque rispondere all’invito presente in quella sede a inviare contributi sul tema della sicurezza.
In questi ultimi anni c’è un problema grave ed è la sicurezza stradale minata dalla presenza di monopattini sui marciapiedi, che rappresentano un vero ostacolo per i ciechi e non solo. Oltre poi al vecchio e mai guarito vizio di parcheggiare le macchine sui marciapiedi, così da impedire il passaggio dei pedoni ciechi o in carrozzina che devono scendere dagli stessi e rischiare di essere arrotati dalle macchine in transito e magari di prendere pure la multa dai Vigili che li vedono passare sulla sede stradale.
Purtroppo per chi mette i monopattini sui marciapiedi e li lascia lì per il noleggio, le leggi ci sarebbero, ma non vengono rispettate. E neppure i casi di infortuni o addirittura di morte servono a modificare il comportamento di quei “distrattoni” – chiamiamoli così per pura simpatia -, se è vero che recandosi a una riunione di Consiglio dell’UICI di Verona, una mia consocia in grado di muoversi autonomamente da sola, è caduta su un monopattino e si è rotta la rotula.
Cosa poi ben più grave, un altro consocio alcuni mesi fa è stato investito da un’auto mentre era sceso dal marciapiedi per schivare un monopattino che vi era stato parcheggiato. Possibile che ci sia scappato il morto e che ancora la società non faccia nulla per rimediare alle tante manchevolezze che si creano oggigiorno? Non ci vuole molto a capire che una macchina non deve essere parcheggiata sui marciapiedi e che se questi si chiamano così, è proprio perché sono fatti per i pedoni! E il pedone ha la sua importanza, e il cieco spesso si muove a piedi quando non può essere portato in macchina e si trova in condizioni di autonomia sufficienti per compiere un percorso, sia pure abituale, quale ad esempio quello casa-lavoro o casa-scuola. In quest’ultimo caso spesso ci sono dei compagni di scuola che abitano vicino a casa, ma il più delle volte il giovane scolaro cieco viene portato a piedi o in macchina dal papà o dalla mamma, come è capitato a me alle Superiori, quando non potevo più servirmi di un pulmino o di una macchina guidati da un dipendente comunale.
Proprio i Comuni non devono limitarsi a portare i ciechi o le persone in carrozzina al luogo di lavoro o a scuola, ma dovrebbero adoperarsi per mantenere libere strade e marciapiedi dai monopattini e impedire che le macchine vi parcheggiassero sopra o che ostruissero i passaggi pedonali contrassegnati dalle strisce o dai segnali di “Stop” agli angoli di strade. In casi del genere, il proprietario dell’auto non deve e non può trincerarsi dietro alla classica espressione: «Se è cieco si faccia accompagnare dal familiare, papà o mamma o fratello!». Gli risponderei infatti: «Chi sei tu per dirmi una cosa del genere? Se vuoi che io vada accompagnato, prendimi tu a bordo e portami tu da qui fino al mio posto di lavoro, ti indico io la strada, anche se sono cieco!».
Io infatti ho il mio orgoglio e desidero adoperarmi per essere il più indipendente possibile dagli altri. Ho più di cinquant’anni e devo ancora farmi portare dal genitore che ne ha oltre ottanta?
Ho lottato per avere la mia autonomia e ora vedo che il mio Comune non fa nulla per aiutarmi in questo percorso. Le Associazioni di categoria devono segnalare le manchevolezze di quei servizi che dovrebbero garantirci quell’autonomia che come UICI cerchiamo di dare ai nostri consoci mediante corsi di orientamento e mobilità e mediante la formazione all’uso di quegli ausili che potrebbero ridurre l’impatto con la quotidianità della vita. Ma molto dobbiamo fare anche noi con la nostra testa. I Comuni, dal canto loro, si impegnino verso le persone con disabilità e le mettano in condizioni di essere indipendenti. Si elevino multe salate a chi mette auto e monopattini sui marciapiedi!
Ho fatto presente del problema pure ai Vigili Urbani della mia città e mi è stato risposto che si sentono a loro volta impotenti davanti a questo malcostume. Non mi si venga poi a dire che i tempi sono cambiati e che bisogna adeguarsi. Le regole della buona educazione e della civile convivenza erano valide anche settant’anni fa e il fatto che ora il traffico sia aumentato esponenzialmente non dev’essere un comodo alibi per parcheggiare le macchine sui marciapiedi, così da costringere ciechi o persone in carrozzina a scendere e a rimanere arrotati dalle macchine in transito.
Facciamo dunque capire alle Istituzioni comunali e a quelle nazionali che siamo prima di tutto persone umane coi nostri diritti e doveri, ma altresì con il diritto di divertirci e di fare passeggiate da soli.
A volte basterebbero piccoli e semplici accorgimenti, per rendere la vita più facile alle persone con disabilità e anche tante spese sarebbero risparmiate, se vi fosse più rispetto per l’essere umano e per le sue necessità, prima fra tutte l’autonomia, che non dev’essere mai negata a un cieco a un sordo o a un autistico.