Riguarda la Svizzera ed è particolarmente interessante l’indagine sull’inclusione condotta dall’organizzazione elvetica Pro Infirmis, che ha coinvolto 1.433 persone di età compresa tra i 16 e i 64 anni, con differenti tipi di disabilità.
Ne è emerso che in Svizzera quattro persone con disabilità su cinque si sentono fortemente limitate nella partecipazione ad alcuni àmbiti di vita, dalla politica (50%) al lavoro (49%), dalla mobilità (44%) al tempo libero (42%), dall’istruzione (37%) all’abitare (22%).
«Le persone con disabilità – sottolineano da Pro Infirmis, tirando le somme dello studio – non si sentono abbastanza rappresentate e considerate a livello politico. Il mondo del lavoro ha spesso le porte chiuse e le barriere architettoniche sono ancora troppe e ovunque. Questi aspetti, che si completano con una serie di criticità molto più ampie, portano le persone con disabilità a vivere la vita con il “freno a mano tirato”: le ingiustizie subite, le difficoltà che si riscontrano ogni giorno, i diritti limitati, portano a provare insicurezza, solitudine e sentimenti di inadeguatezza».
A questo link sono disponibili i risultati completi dell’indagine. Ma uno studio analogo realizzato in Italia a quali risultati porterebbe? (S.B.)
Ringraziamo Giovanni Merlo per la segnalazione.