Ciao a tutte e a tutti! È qui che vi parla Acca e, come ben sapete, di me se ne son dette sempre delle belle… anzi, delle “brutte”!
A scuola, per esempio, ai bambini e alle bambine fino a qualche tempo fa veniva insegnato che fossi “muta”, che non fossi in grado di emettere alcun suono e non avessi nulla da dire!
In realtà, non sarei molto d’accordo con questa immagine, dal momento che vengo utilizzata come abbreviazione di vari linguaggi specifici: nella segnaletica stradale, infatti, sto a indicare la presenza di un ospedale nelle vicinanze; sono anche unità di misura, simbolo dell’ora, dell’idrogeno in chimica; e a proposito di quest’ultimo, posso persino esplodere! Avete presente la bomba H? Proprio quella lì!
Mi potete trovare sulle piste di atterraggio degli elicotteri e, dulcis in fundo, rappresento tutto quello che ha a che fare con la disabilità.
Forse è proprio per quest’ultima definizione che spesso si parla di me con toni tristi e negativi. Eppure, come vi ho appena spiegato, sono mutevole, e di cose da dire ne ho troppe. Sia belle che brutte, non importa!
Oggi voglio assumere le sembianze di un libro che fa parte di una collana editoriale sempre più innovativa: parlo de I Libri di AccaParlante di Edizioni La Meridiana, la cui ultima “creatura” sono proprio io, e mi chiamo A basso volume. La tecnologia accessibile alle persone sorde e ipoacusiche dalla pandemia in poi [della collana dei “Libri di Accaparlante” si legga già in varie occasioni su queste pagine, ultima delle quali a questo link, dedicata proprio al libro “A basso volume”, N.d.R.]
Sono stato partorito dalle menti brillanti di: Martina Gerosa, urbanista e disability manager, Isabella Ippoliti, psicologa del lavoro specializzata in ergonomia, Andrea Mangiatordi, esperto di tecnologie digitali e ricercatore presso il Dipartimento di Scienze Umane per la Formazione dell’Università Milano-Bicocca, e il giornalista Nicola Rabbi.
Avrete la possibilità di conoscermi dal vivo durante la mia presentazione, che si terrà il 9 ottobre (ore 17.45), presso il Cinema della Fondazione Gualandi a Bologna.
In questa occasione potrò rispondere a tutte le vostre domande in fatto di accessibilità – non solo fisica e strutturale, ma anche culturale – comunicazione e relazione con la diversità.
Come si legge dal post di Centro Documentazione Handicap – Cooperativa Accaparlante, le domande che animeranno il dialogo tra i vari autori saranno varie, e ricche di spunti di riflessione: «È possibile immaginare oggi una nuova tecnologia “accogliente”? Possiamo rispondere ai bisogni specifici abbracciando anche la sfera emotiva di chi fa uso di strumenti e ausili complessi?».
Già, perché quando si parla di tecnologie, è comune il pensiero secondo cui queste abbiano una funzionalità prettamente meccanica, ben lontana dalla dimensione “umana”.
Tuttavia, soprattutto nel caso di persone con disabilità e/o con difficoltà di ogni tipo, è imprescindibile il legame tra ausili tecnologici e la sfera emotiva, in quanto questi strumenti, per poter essere davvero “accoglienti”, sono progettati su misura, tenendo conto dei bisogni specifici della persona, della sua unicità, dell’impatto che questi possono avere a livello pratico, sensoriale ed emotivo nella sua quotidianità.
Se le tecnologie non si differenziassero per condizioni e caratteristiche individuali, non si potrebbe parlare di contesti di fiducia, inclusione e accessibilità.
Come spiega Gerosa all’inizio del capitolo La sordità è un universo variegato: «Ogni persona ha, oltre che il suo particolare deficit uditivo, la sua storia e il suo modo di stare al mondo, di udire, comunicare e relazionarsi agli altri che occorre conoscere e interpretare correttamente […]. A parità di deficit uditivo […] il funzionamento di una persona è variabile: varia a seconda delle caratteristiche individuali ma dipende soprattutto dai contesti e dalle relazioni che possono essere più o meno facilitanti […]».
Dunque, come potete leggere, in realtà parlo un sacco, e per di più di tante cose belle, positive, e di valore.
Io non sono l’acca muta… Io sono AccaParlante.
Se siete d’accordo con me, scrivete a claudio@accaparlante.it oppure sulle sue pagine Facebook e Instagram.
Pensiero Imprudente
Dal mese di dicembre dello scorso anno Claudio Imprudente è divenuto una “firma” costante del nostro giornale, con questa sua rubrica che abbiamo concordato assieme di chiamare Pensiero Imprudente, grazie alla quale ha già incominciato a impreziosire le nostre pagine, condividendo con Lettori e Lettrici il proprio sguardo sull’attualità.
Persona già assai nota a chi si occupa di disabilità e di tutto quanto ruota attorno a tale tema, Claudio Imprudente è giornalista, scrittore ed educatore, presidente onorario del CDH di Bologna (Centro Documentazione Handicap) e tra i fondatori della Comunità di Famiglie per l’Accoglienza Maranà-tha. All’interno del CDH ha ideato, insieme a un’équipe di educatori e formatori specializzati, il Progetto Calamaio, che da tantissimi anni propone percorsi formativi sulla diversità e l’handicap al mondo della scuola e del lavoro. Attraverso di esso ha realizzato, dal 1986 a oggi, più di diecimila incontri con gli studenti e le studentesse delle scuole italiane. In qualità di formatore, poi, è stato invitato a numerosi convegni e ha partecipato a trasmissioni televisive e radiofoniche.
Già direttore di una testata “storica” come «Hp-Accaparlante», ha pubblicato libri per adulti e ragazzi, dalle fiabe ai saggi, tra cui Una vita imprudente. Percorsi di un diversabile in un contesto di fiducia e il più recente Da geranio a educatore. Frammenti di un percorso possibile, entrambi editi da Erickson. Ha collaborato e collabora con varie riviste e testate, come il «Messaggero di Sant’Antonio», per cui cura da anni la rubrica “DiversaMente”. Il 18 Maggio 2011 è stato insignito della laurea ad honorem dall’Università di Bologna, in Formazione e Cooperazione.
Nella colonnina qui a fianco (Articoli correlati), i contributi che abbiamo finora pubblicato, nell’àmbito di Pensiero Imprudente.