Adesso il chiasso mediatico che tanto aveva infastidito il collaudato sistema “Giudici Tutelari/Amministratori di sostegno”, portando niente di meno che il Consiglio Superiore della Magistratura a censurare la trasmissione televisiva Le iene, finalmente si placherà.
Carlo Gilardi, il professore di Airuno è morto a 92 anni in un hospice del suo paese. Finiti i presìdi, gli striscioni, i gesti dimostrativi, le inchieste televisive, le istanze e gli appelli (Giorgia Meloni e Andrea Bocelli), le raccomandazioni del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale Mauro Palma e felicemente destinati al dimenticatoio – che sospiro di sollievo – anche gli spinosi problemi con la CEDU, la Corte Europea per i Diritti dell’Uomo, che aveva condannato l’Italia per la violazione dell’articolo 8 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo.
Ora, finalmente, tutto torna “a posto” e l’inarrestabile operazione “silenzio e oblio” potrà iniziare a macinare risultati.
Carlo Gilardi, titolare di un ingente patrimonio di famiglia, era finito sotto amministrazione di sostegno nel 2017, dopo che la sorella lo aveva segnalato al Tribunale di Lecco per la sua prodigalità verso enti pubblici e persone fisiche. Donazioni al Comune di Airuno e molteplici elargizioni a persone a lui vicine (alcuni extracomunitari, uno dei quali accolto in casa sua a 8 anni e divenuto poi il suo badante; un’anziana ex domestica).
A fine ottobre del 2020 l’incursione dei poteri dello Stato, “Padrone e Tutore”: l’amministratrice di sostegno, avvocatessa, si presenta in casa Gilardi, scortata da Carabinieri, infermieri e ambulanza; il badante registra il sonoro: Gilardi urla: «Io in casa di riposo non ci vado!» e incalza, «Io voglio la mia libertà che mi avete sottratto!». A quel punto la registrazione del sonoro fissa l’agghiacciante commento dell’Amministratrice: «Conviene fare con l’ambulanza, perché… ehh»; e la risposta dell’operatore: «Ok, allora vado ad organizzare». Gilardi, compreso che si apprestano a sedarlo, a quel punto cede.
L’avvocatessa lecchese, a cose fatte dichiarerà: «Il Professor Gilardi si è convinto a venire con noi e lo abbiamo preliminarmente accompagnato ad effettuare alcuni accertamenti sanitari”; e aggiungerà: «Attualmente il Professor Carlo non è affatto rinchiuso in un luogo contro la sua volontà ma, al contrario, ha condiviso con la sottoscritta un progetto di libertà. […]. Il Professor Gilardi vuole tornare a vivere da solo a casa sua e questo sarà l’obiettivo, dopo aver messo in sicurezza anche la sua abitazione».
C’è tornato ad Airuno, sicuramente; promessa mantenuta; qualche settimana fa; dopo quasi tre anni in RSA [Residenza Sanitaria Assistita, N.d.R.], dove più volte ha continuato ad asserire, di fronte a testimoni, di non volerci stare; c’è tornato moribondo.
Nel giugno del 2020, avendo capito la trappola in cui stava per finire, si era sottoposto a perizia psichiatrica, dove, tra le altre cose, si legge: «Non emergono anomalie o segni di patologia. Il pensiero è privo di alterazioni […] nessun segno di deterioramento mentale o cognitivo».
Ora qualcuno si scruti l’anima; se se la trova.
Il nostro giornale si è occupato sin dal 2021 della vicenda del professor Gilardi. Nella colonnina a fianco i nostri contributi dedicati alla vicenda.