Cosa puoi fare in sei minuti?

La storia della recensione della pizzeria Le Vignole a Sant’Angelo Lodigiano e della morte di Giovanna Pedretti, la proprietaria, ha lasciato sgomento chiunque si sia imbattuto in questa notizia. «C’è però un elemento – scrive Silvia Lisena – completamente trascurato in tutta la vicenda: la voce delle persone con disabilità. Tra chi le ha (falsamente) offese e chi si è sbracciato per difenderle, nessuno ha mai manifestato l’intenzione di chiedere anche un generico parere a chi, indirettamente, è stato coinvolto. Ed è l’ennesima sconfitta di un sistema non ancora pronto a una reale inclusione»

Giovanna Pedretti

Una bella immagine della signora Giovanna Pedretti

Sei minuti di celebrità. Sei minuti di telefonata per un presunto smascheramento. Sei minuti di agonia che portano alla morte: la storia della recensione della pizzeria Le Vignole a Sant’Angelo Lodigiano (Lodi) e della morte di Giovanna Pedretti, la proprietaria, ha lasciato sgomento chiunque si sia imbattuto in questa recente notizia. In un mondo sempre più digitalizzato, i social si ergono sempre più a tribunali supremi che svolgono processi nelle pubbliche piazze (virtuali), esattamente come in epoca medievale.
C’è però un elemento che è stato completamente trascurato in tutta la vicenda: la voce delle persone con disabilità. Tra chi le ha (falsamente) offese e chi si è sbracciato per difenderle, nessuno ha mai manifestato l’intenzione di chiedere anche un generico parere a chi, indirettamente, è stato coinvolto. E questa è l’ennesima sconfitta di un sistema che non è ancora pronto a una reale inclusione.

Non mi dilungo più di tanto su fatti di cronaca ormai noti. L’11 dicembre, sulla pagina Facebook della pizzeria Le Vignole a Sant’Angelo Lodigiano è apparso uno screenshot di una presunta recensione che, pur esaltando la qualità della pizza e dei dolci, manifestava disappunto perché la persona in questione si era trovata seduta accanto a gay e a un ragazzo in carrozzina che gli creava disagio e dispiacere. La signora Pedretti, la proprietaria, aveva risposto ribadendo l’apertura del locale a tutti e a tutte indipendentemente dall’orientamento sessuale o dalla disabilità e aveva invitato la suddetta persona a non ritornare più nella pizzeria.
Questa notizia aveva immediatamente fatto il giro del web e Giovanna Pedretti era stata insignita del titolo di eroina del nuovo anno, come spesso accade anche a chi ha comportamenti che dovrebbero rientrare nell’ordinarietà, ma che invece vengono dipinti come straordinari.

L’idillio inizia a frantumarsi quando alcune persone sollevano dubbi sull’autenticità della recensione: tra queste, si annovera Lorenzo Biagiarelli, presenza fissa del programma Rai È sempre mezzogiorno, ma soprattutto attuale partner dell’opinionista Selvaggia Lucarelli.
Il trentaquattrenne, infatti, ha pubblicato un post sui social dove notava la mancata corrispondenza tra i font usati per la recensione e la risposta e altri dettagli tecnici che sottintendevano l’idea che si trattasse di un fotomontaggio. Non contento, ha fatto una telefonata di sei minuti alla signora Pedretti facendole un interrogatorio degno di NCIS nel quale a poco a poco lei ha iniziato a vacillare, per poi interrompere la chiamata con una scusa. Il report della chiamata è stato dettagliatamente condiviso da Biagiarelli sui social.
Preciso che il giovanotto non è né un detective né un giornalista, ma ha continuato sempre a ripetere di aver voluto «cercare la verità delle cose». Praticamente una sorta di Robin Hood ma senza coda o Lady Cocca.
Anche il TG3, nelle vesti dell’inviato Jari Pilati, ha subito intervistato la donna con tanto di cellulare in mano e telecamera puntata. Ancora una volta la signora Pedretti ha vacillato, ma ormai molto probabilmente sentiva su di sé l’enorme pressione da parte di tutti.

Chissà, forse il suo era stato soltanto un errore in “buona fede”. D’altronde, mica ha venduto pandori al triplo del prezzo promettendo beneficenza. La situazione è nata e si è conclusa nel giro di un paio di giorni, nessuno ha macinato chilometri per recarsi alla pizzeria Le Vignole, forse non c’era nessuna grande aspettativa.
D’altronde, con le persone con disabilità la pizzeria aveva già avuto a che fare: infatti, dai tempi del Covid aveva avuto l’idea della “pizza sospesa” per aiutare le famiglie dell’Associazione Genitori amici dei disabili e del Gruppo Il Maggiolino. Così come esiste gente che, ancora nel 2024, prova disprezzo e disagio a stare vicino a chi ha una disabilità.

Eh sì, i disabili. In tutta questa storia a nessuno è venuto in mente di chiedere un’opinione a noi persone con disabilità. Che, se la recensione fosse davvero falsa, saremmo state sfruttate.
Ad esempio Biagiarelli, nei suoi infiniti sermoni in cui si vantava di avere “scorticato” la proprietaria in nome della Verità, non ha minimamente accennato a voler chiedere un’opinione o anche solo una dichiarazione alle persone con disabilità. Come si saranno sentite? Quanto è grave il problema dell’abilismo nella società odierna? Come si può collaborare tutti insieme per combatterlo?
Ma probabilmente tutto ciò avrebbe sforato i sei minuti di celebrità che, esattamente come Giovanna Pedretti, cercava anche Lorenzo Biagiarelli.

Ancora una volta, quindi, noi persone con disabilità siamo viste come una massa informe che passa di bocca in bocca, di mente in mente, incanalata negli infiniti stereotipi della gente in cui continua a ingabbiarci.
Ci sono un sacco di spunti che possono essere tratti da questa vicenda, tanti argomenti da sviscerare e stigmi da abbattere, se solo non ci si ostinasse a essere così autoreferenziali. E invece, alla fine in questa triste vicenda rimangono soltanto tre grandi solitudini.
La solitudine delle persone con disabilità che non sono state minimamente considerate come dotate di capacità e di diritto di espressione e opinione, con un divario che si allarga sempre più.
La solitudine delle persone che cercano il loro attimo di celebrità perché, in fondo, vi trovano la loro linfa vitale. E per questo, si sa, si è disposti a tutto.
La solitudine delle persone fragili che si imbattono in quei likes e in quei numeri che le sovrastano con la loro potenza virtuale che non perdona e che nei sei minuti di passaggio dal Paradiso all’Inferno fa prendere la più estrema delle decisioni.

Chissà se le acque del Lambro, proprio come le onde sul bagnasciuga, porteranno via le impronte del tempo ormai passato, per poi rispecchiare la luce del sole che illumina un nuovo giorno.

Silvia Lisena cura per «Superando.it» la rubrica “Disfemminismo e altre storie”.

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