Questa vicenda mi ricorda molto quella che vide protagonista, nell’estate dello scorso anno, Concita De Gregorio, autrice di due infelici interventi su «la Repubblica».
Il professor Ernesto Galli della Loggia è stato da più parti giustamente criticato (anche da chi scrive) per quanto scritto sul «Corriere della Sera» con riferimento all’inclusione scolastica. Successivamente ha replicato alle critiche ricevute con un secondo intervento pubblicato sempre dal «Corriere della Sera».
Mi chiedo: come mai a volte nelle persone intellettualmente avvertite la vanagloria supera le indiscusse doti intellettuali? Non bastava chiedere anche in questo caso semplicemente scusa? Ammettere di aver sbagliato?
Francamente, poi, si sfiora il ridicolo quando in questo secondo pezzo si utilizzano toni vittimistici.
Ma, non pago, il professor Galli Della Loggia, nel tessere questa pezza a colori (più brutta del danno già arrecato al rispetto dovuto alle persone con disabilità e alle loro famiglie) in chiusura, con operazione di dubbio gusto, coinvolge in questa penosa apologia di se stesso il signor Dario [«un giovane e carissimo amico napoletano, disabile, protagonista di un brillante itinerario scolastico e universitario, che si sta avviando ad una carriera di studioso che, sono sicuro, sarà ancor più brillante», scrive nell’articolo citato Galli della Loggia, N.d.R.], assumendo così l’atteggiamento di chi, dopo avere fatto una serie di commenti omofobi, afferma: «Ma io ho tanti amici gay».
L’unica cosa sensata che possiamo leggere in questo secondo articolo è scritta in apertura, dove Galli della Loggia ammette di avere sbagliato nell’affrontare in poche righe i problemi dell’inclusione scolastica. Il punto vero è che a volte manca l’umiltà di riconoscere che non si è in grado di scrivere su qualsiasi argomento.
Professor Galli della Loggia, lasci perdere l’inclusione scolastica oppure prima studi (ma occorre molto tempo e non solo un impegno di tipo accademico) e poi offra pure il suo contributo. Questa volta, però, le è proprio sfuggita la penna, è stato più forte di lei: se si fosse limitato a chiedere scusa, avremmo tutti visto confermata la statura intellettuale che le appartiene.
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