Assistenti all’autonomia e alla comunicazione di qualità e riconosciuti

«I bisogni educativi sono sempre in aumento – scrive Gianluca Rapisarda – e con essi anche le risorse strumentali si sono perfezionate e moltiplicate. E dunque, gli assistenti all’autonomia e alla comunicazione degli alunni con disabilità, in virtù della loro mission specialistica, non possono ignorare le nozioni più attuali di pedagogia e didattica speciale. Per questo servono adeguati Master Universitari e che venga finalmente riconosciuto il profilo giuridico di tali figure, ai fini di un sostegno “diffuso”, promosso da tutto il contesto scolastico e non solo dal docente specializzato»

Assistente all'autonomia e alla comunicazione

Un’assistente all’autonomia e alla comunicazione segue un alunno con disabilità

Ho letto con molto interesse e attenzione e concordo pienamente con quanto affermato dall’ANFFAS Nazionale (Associazione Nazionale di Famiglie e Persone con Disabilità Intellettive e del Neurosviluppo), nel contributo pubblicato su queste stesse pagine con il titolo Assistente all’autonomia e alla comunicazione: prima di tutto la qualità.
Anche chi scrive, al riguardo, ritiene che non siano condivisibili i requisiti indicati dal Disegno di Legge n. 236 sugli assistenti all’autonomia e alla comunicazione, per l’accesso alle procedure concorsuali volte a stabilizzare il personale già in servizio, nella misura in cui è previsto a tal fine il solo possesso di un diploma di scuola secondaria di secondo grado e non invece, più coerentemente, di una formazione specifica e di un titolo universitario.
Infatti, i bisogni educativi sono sempre in aumento e con essi anche le risorse strumentali si sono perfezionate e moltiplicate. E dunque, gli assistenti all’autonomia e alla comunicazione, in virtù della loro mission specialistica, non possono essere ignari delle nozioni più attuali di pedagogia e didattica speciale e la loro formazione non può restare affidata al caso o all’autoformazione rapportata a un’offerta sporadica e spesso d’incerta matrice.

Proprio per tale motivo, lo scrivente, quale a suo tempo già direttore scientifico nazionale dell’IRIFOR (l’Istituto per la Ricerca, la Formazione e la Riabilitazione dell’UICI), aveva promosso la sottoscrizione di una convenzione tra esso e l’Università di Modena e Reggio Emilia, che ha sortito nel 2018 il primo storico Master Universitario di Primo Livello per Educatori all’autonomia e alla comunicazione per persone con disabilità sensoriale. Il mio auspicio è che quella “lungimirante” proposta formativa possa rappresentare un modello nazionale da esportare all’intero mondo scientifico e a tutti i principali Atenei del nostro Paese.
Il Master di Primo Livello in Educatore all’autonomia e alla comunicazione per persone con disabilità dovrebbe avere una durata di 1.500 ore e prevedere il rilascio di 60 CFU (Crediti di Formazione Universitaria). Dovrebbe inoltre essere rivolto principalmente a coloro che sono in possesso di un titolo di laurea almeno triennale in Scienze della Formazione e in Scienze dell’Educazione o di Educatore Professionale e agli insegnanti nella scuola del primo e del secondo ciclo di istruzione e formazione (con particolare riferimento a chi ha funzioni e/o esperienze di lavoro nel campo dei BES-Bisogni Educativi Speciali).
E ancora, sempre tale Master dovrebbe articolarsi su varie attività in presenza, a distanza e sul campo, per un totale di 150 ore di docenza a distanza (videolezioni, webinar, seminari e workshop online), 250 frontali, 600 di project-work (studio di casi, studio guidato, studio individuale o distribuito in gruppi, progettazione operativa, discussione della tesi e prova finale in presenza), 300 sul campo (tirocinio formativo, di cui almeno 50 ore presso istituzioni scolastiche), 50 ore di seminari (in presenza) e 150 di laboratori (di cui almeno 100 ore in presenza).
A mio avviso, infatti, questo è il “minimo sindacale” per assicurare una formazione efficace e adeguata ad operatori come gli assistenti all’autonomia e alla comunicazione che, anche e soprattutto a causa della “generica e indifferenziata” preparazione dei docenti di sostegno sulle singole disabilità, è diventata oggi fondamentale e “strategica” per la qualità dell’inclusione degli alunni e delle alunne con disabilità.

E allora serve subito che il Ministero dell’Istruzione e del Merito emani i Decreti Applicativi dell’articolo 3 del Decreto Legislativo 66/17, riconoscendo finalmente il profilo giuridico dell’assistente all’autonomia e alla comunicazione, e facendo uscire una volta per tutte tale figura educativa dall’attuale “limbo” economico, professionale e umano.
In particolare, uno dei problemi annosi riguardanti l’inclusione e i servizi di supporto educativo alla disabilità consiste nella poca specificità del personale da impiegare in essi, oltreché nella scarsa chiarezza sulle competenze richieste e sulla miglior formazione utile per la costruzione delle stesse. Pertanto, sottolineare oggi l’importanza di tale figura educativa non significa voler eliminare l’insostituibile ruolo del docente per il sostegno, ma al contrario riproporre e ri-affermare con forza la necessità dell’assistente all’autonomia e alla comunicazione, per garantire agli alunni e alle alunne con disabilità un sostegno “diffuso”, promosso da tutto il contesto scolastico e non solo dal docente specializzato.

Dirigente scolastico del Convitto Nazionale G. Piazzi di Sondrio (dirigente.gpiazzi@cnpiazzisondrio.edu.it).

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