Una campagna per promuovere una nuova idea di caregiving attraverso le immagini

“La cura non è un affare di famiglia” è la campagna che Cittadinanzattiva Emilia-Romagna, in collaborazione con il Coordinamento Regionale delle Associazioni di Malati Cronici e Rari, promuove ogni anno in maggio, mese dedicato al “Caregiver Day”. Nasce in questo àmbito “@scATTIdicura”, campagna volta a raccogliere immagini per ricordare, raccontare e condividere una nuova idea di caregiving: «Non per promuovere la bravura nel realizzare una foto – viene detto –, ma per tracciare il percorso simbolico che le pratiche di cura comportano nei vari àmbiti, familiari, sociali e sanitari»

Scatti di cura 2024La cura non è un affare di famiglia è il nome della campagna che Cittadinanzattiva Emilia Romagna, in collaborazione con il CrAMC (Coordinamento Regionale delle Associazioni di Malati Cronici), promuove ogni anno nel mese di maggio, mese dedicato al Caregiver Day.
Maggio è infatti il mese in cui cade la giornata dedicata aз* caregiver, che rientra tra le attività previste dall’articolo 7 (Azioni di sensibilizzazione e partecipazione) della Legge Regionale dell Emilia Romagna 2/14, una delle prime Norme per il riconoscimento ed il sostegno del caregiver familiare (persona che presta volontariamente cura ed assistenza) approvate in Italia.
«Se lo scorso anno protagonista è stata la narrazione, quest’anno si vuole dare spazio all’immagine attraverso la fotografia», spiega Rossana Di Renzo, responsabile del Coordinamento CrAMC di Cittadinanzattiva Emilia Romagna, nel comunicato di promozione dell’iniziativa.

Nasce così la campagna denominata @scATTIdicura che proprio attraverso le fotografie, si propone di rispondere ad alcune domande – «Quali sono le pratiche di cura? Quali i luoghi, gli oggetti, i gesti, i dettagli della cura? Chi sono i protagonisti e le protagoniste?» –, con l’intento di coinvolgere e portare all’attenzione «della Cittadinanza e delle Istituzioni il tema delle caregiver (il femminile è dovuto, perché sono in ampia maggioranza donne), ruolo non riconosciuto, né in alcun modo tutelato».
«Ciò che si vuole promuovere – si legge ancora nel comunicato – non è la tecnica o la bravura nel realizzare una foto, ma il percorso simbolico che le pratiche di cura tracciano nei vari àmbiti: familiari, sociali e sanitari. Si vuole offrire, insomma, un punto di vista inedito e nuovo».

L’iniziativa si rivolge a persone con disabilità, «malatз, caregiver, professionistз, familiari, amici e cittadinз, per raccontare la quotidianità della o del caregiver e le pratiche di cura nei vari contesti. Pratiche quotidiane che svelano un mondo che con fatica, gioia e coraggio vive, muta e si rinnova. Una particolare attenzione sarà rivolta ai/alle giovani, coinvolgendo studenti e studentesse universitarie dei corsi di laurea del Dipartimento delle Arti dell’Università degli Studi di Bologna che ha aderito all’iniziativa».
Non si tratta di una semplice iniziativa “celebrativa”, ma vi è un chiaro intento Politico (nel senso nobile del termine): «Il lavoro di caregiving è insostituibile: dove non intervengono i servizi, c’è sempre una o un caregiver che si “interessa a…”, si “prende cura di…” all’interno di una relazione tra chi “presta e chi riceve, e viceversa”. Ma è necessario e urgente integrare questa relazione a due con il prendersi cura insieme”, che vuol dire condividere con le istituzioni obiettivi sociali e politici di cura e raggiungere il supporto di tutta la cittadinanza, nella consapevolezza che anche chi non svolge al momento pratiche di cura potrebbe un giorno farlo o avere bisogno di qualcuno che lo faccia. Perciò è utile che le pratiche di cura siano il più possibile condivise e conosciute con un racconto o immagine. Il racconto/immagine può avere una ricaduta benefica su chi lo fa e su chi lo ascolta o lo guarda, acquisendo un valore persino terapeutico».

«Cos’hanno in comune narrazione e fotografia? – si chiedono da Cittadinanzattiva – Anche le immagini raccontano storie. Di conseguenza, anche nelle immagini la trama è centrale e ogni scatto fotografico ha un tema dominante e un/a protagonista che cattura l’occhio di chi guarda. Altra caratteristica comune fra storie e immagini è l’intenzionalità: quando raccontiamo o ci raccontano qualcosa, c’è sempre un obiettivo verso cui la storia tende. Anche le immagini hanno uno scopo: farci provare emozioni, che ci stimolino a esprimerci e a nostra volta narrarci. Infine anche la fotografia è, come ogni narrazione, uno strumento che ci permette di ripensare al passato e immaginare il futuro. Ciò spinge le persone a entrare in nuove relazioni, a condividere valori e creare nuovi legami».

Chi desidera partecipare può inviare da un minimo di una a un massimo di cinque fotografie in bianco e nero e/o a colori entro e non oltre il 6 aprileprossimo a scattidicura@cittadinanzattiva-er.it. Ulteriori dettagli sulle modalità di partecipazione sono esplicitati nel regolamento pubblicato a questo link. Le fotografie raccolte saranno usate come momento di condivisione sui social media o durante eventi per tutto maggio 2024, il mese dedicato, appunto, al Caregiver Day.
Lo spessore dell’iniziativa si rileva anche dai tanti Enti che hanno concesso il loro patrocinio, ovvero: Dipartimento delle Arti dell’Università di Bologna; SIMEN (Società Italiana Medicina Narrativa); AUSL Città di Bologna; Ordine Interprovinciale della Professione Sanitaria di Fisioterapista di Bologna e Ferrara; Ordine Professioni Infermieristiche della Provincia di Bologna; Ordine Assistenti Sociali Emilia-Romagna; Ordine dei Farmacisti di Bologna; AIFeC (Associazione Infermieri di Famiglia e di Comunità); Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della Provincia di Parma; Ordine Provinciale dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri di Modena; Libro Azzurro; PHC (Primary Health Care); FADOI (Federazione delle Associazioni dei Dirigenti Ospedalieri Internisti). (Simona Lancioni)

* In questo testo si fa uso dello schwa (ə) per il singolare e dello schwa lungo (з) per il plurale in luogo delle desinenze femminili e maschili comunemente utilizzate quando ci si riferisce alle persone. Si tratta di un tentativo sperimentale finalizzato a promuovere l’impiego di un linguaggio inclusivo dei generi femminile, maschile e non binario (per approfondire si veda: Un linguaggio accessibile e inclusivo delle differenze tra i generi).

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: scattidicura@cittadinanzattiva-er.it.
Il presente contributo è già apparso nel sito di Informare un’H-Centro Gabriele e Lorenzo Giuntinelli di Peccioli (Pisa) e viene qui ripreso, con minime modifiche dovute al diverso contenitore, per gentile concessione.

Please follow and like us:
Pin Share
Stampa questo articolo