In questi anni Superando ha perso due direttori responsabili impareggiabili, quali sono stati Franco Bomprezzi e, recentemente, Antonio Giuseppe Malafarina, due scomparse che tuttora fatichiamo ad accettare. Quando è mancato Antonio, all’inizio di febbraio di quest’anno, abbiamo incominciato a riflettere su chi potesse assumerne l’eredità, rendendoci conto ben presto che la persona l’avevamo già “in casa”.
Da oggi, dunque, la nuova direttrice responsabile – la prima direttrice responsabile del nostro giornale – è Stefania Delendati, che chi ci segue con regolarità conosce già bene, per le sue preziose ricognizioni storiche – per citarne solo due tra tante, quelle su Giuseppe Garibaldi o sull’Olocausto delle persone con disabilità –, per i suoi approfondimenti mai scontati e sempre caratterizzati da una non comune “voglia di ascoltare e di raccontare”.
È lei stessa a presentarsi da par suo ai nostri Lettori e Lettrici e noi, come redazione, non possiamo fare altro che augurarle buon lavoro, dando anche la parola a Vincenzo Falabella, presidente della FISH, la Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap che è l’editrice di Superando. «Per la FISH e per l’intera nostra rete associativa – afferma Falabella – l’importanza della rappresentazione e della comunicazione, per dare spazio a una nuova cultura sulla disabilità, costituisce da sempre uno dei “punti fermi” delle nostre attività. In tal senso siamo fieri del “progetto Superando”, che compie vent’anni proprio in questo 2024, e orgogliosi che ad esso abbiano creduto nel tempo figure quanto mai autorevoli nel panorama della comunicazione. Ora questo percorso continuerà con Stefania Delendati, alla quale auguriamo buon lavoro, certi che saprà interpretare al meglio le linee tracciate in tutti questi anni». (Stefano Borgato)
Il mio primo articolo pubblicato da Superando si intitolava Tutti a bordo delle carrozzine del futuro. Era l’8 novembre 2013 e con quel pezzo dedicato ai prototipi più avveniristici di sedie a rotelle mi affacciavo a questa testata che fino ad allora avevo seguito da lontano, con una certa riverenza.
Sono passati quasi undici anni e oggi (stento a crederci) sono qui a presentarmi come direttrice responsabile, consapevole dell’onere e dell’onore che comportano questo incarico, in quanto anche prima donna al timone da quando Superando è nato, con la garanzia di mettere tutto il mio impegno in questa nuova esperienza.
Chi ci segue forse conosce il mio nome, ma essendo per natura timida e per necessità poco avvezza alle frequentazioni degli eventi inerenti la disabilità, mi sembra giusto raccontare qualcosa di me.
Sono arrivata al giornalismo per passione e per destino. Passione per la scrittura, da sempre, il destino ha fatto il resto, mettendo sulla mia strada persone che navigavano in questo mestiere da anni e mi hanno dato fiducia, insegnandomi e credendo in me più di quanto io stessa vi abbia mai creduto.
Scrivo per diverse testate dal 1995 e non mi sono sempre occupata soltanto di disabilità; questo argomento che mi riguarda da vicino in quanto persona con disabilità è stato un “ritorno al primo amore” dopo una parentesi di qualche anno in cui ho scritto di storia, economia e cultura del mio territorio, il Parmense. Se parlare di disabilità per una giornalista in sedia a rotelle può sembrare normale, anzi, quasi scontato, Vi assicuro che continuo ogni giorno ad imparare cose nuove. Imparo anche dai miei errori: se leggete infatti quel primo articolo del 2013 troverete la definizione “persone con handicap”, oggi caduta in disuso, ma che allora, ogni tanto, si utilizzava ancora.
Superando è stato uno dei terreni comuni in cui nel tempo il linguaggio ha saputo trasformarsi e diventare consapevole delle diversità che sono insite in ogni persona che abbia o meno una disabilità. Una nuova prospettiva di ragionamento alimentata da professionisti come Franco Bomprezzi e Antonio Giuseppe Malafarina, inarrivabili nel lavoro di decostruzione dei pregiudizi, a partire dall’uso corretto delle parole che non è questione marginale: è da lì, infatti, che si comincia a ragionare sulle soluzioni ai problemi concreti che vivono quotidianamente le persone con disabilità e le loro famiglie (assistenza domiciliare, vita indipendente, “Dopo di Noi”, contributi per continuare a vivere a casa propria, inclusione scolastica e lavorativa, erogazione dei servizi sociosanitari, barriere architettoniche specchio di quelle culturali, solo per citarne alcuni). Franco e Antonio erano maestri nell’aprire varchi di dialogo su ognuno di questi temi, con competenza, e di proporne di nuovi non meno importanti, come la sessualità, il tempo libero, lo sport, i viaggi, l’accesso alla cultura, ovvero il diritto di esprimersi come individui.
Ho avuto il privilegio di conoscere entrambi, anche se non come avrei desiderato, non c’è stato il tempo necessario. Ora che mi accingo a prendere il posto che è stato loro alla guida di Superando sono emozionata e nel solco che hanno tracciato farò in modo che i temi della disabilità continuino ad essere trattati senza pietismo, in maniera approfondita e precisa, mai pedante e senza salire in cattedra, perché sempre più vorrei che questa testata fosse seguita da tutti e non considerata un mezzo di informazione di nicchia, letto soltanto dagli “addetti ai lavori”.
Ho capito scrivendo che la disabilità abita ogni àmbito, la trovi anche laddove ti pare impossibile, a dimostrazione che non è un argomento riservato a pochi, ma può toccare chiunque.
Non mi è mai piaciuto dire “mondo della disabilità”, è in antitesi con l’inclusione, una maniera per relegare una parte di umanità su un pianeta distante, mentre dobbiamo conoscerci e arricchirci a vicenda nell’unico mondo di cui tutti facciamo parte.
Dobbiamo tendere la mano anche noi, persone con disabilità, non rannicchiarci in una zona di comfort dove tutto ci è dovuto, farci conoscere anche con i nostri difetti, perché un altro tabù da abbattere è quello che ci vede buoni e perfetti, un po’ santi un po’ eroi, figli di una narrazione stereotipata. Il giorno in cui di una persona con disabilità oggettivamente insopportabile si avrà il coraggio di dire con sincerità quel che si pensa di lei, l’ultimo pregiudizio sarà abbattuto!
Ecco, quel che mi è sempre piaciuto di Superando è proprio dare la possibilità di esprimere, anche con ironia, questi concetti che gettano il seme del dubbio, l’apertura verso opinioni divergenti espresse con rispetto, senza giudicare, con la volontà di riflettere insieme.
Ringrazio fin d’ora i tanti preparati collaboratori e il caro segretario di redazione Stefano Borgato al quale mi lega un rapporto di amicizia e stima ultratrentennale. Confido nel Vostro sostegno e nelle Vostre idee che sono pronta ad accogliere per dare voce a tutti. Sono felice di continuare ad imparare da Voi e di fare con Voi informazione sociale di qualità, mettendo altri tasselli affinché la disabilità sia sempre meno marginale.