Non confondiamo il Sessantotto con ciò che è venuto dopo

«Ho letto sull’Agenzia di Stampa “Dire” – scrive Salvatore Nocera – di un intervento del ministro dell’Istruzione e del Merito Valditara sintetizzato così: “‘Fermare la cultura sessantottina’. E cita il terrorismo: ‘Oggi elementi che ricordano gli anni 70’”. Gentile Ministro, per chi come me ha vissuto il Sessantotto in prima persona, non è condivisibile il suo giudizio di parificazione del Sessantotto alle stragi degli Anni Settanta, anche perché quello fu un anno che si caratterizzò come “storico” per la nascita del movimento e della cultura dell’inclusione scolastica in Italia»

Foto d'epoca di ragazzi in campagna

Ragazzi del tempo in cui esistevano le “scuole speciali” e le “classi differenziali” per gli alunni definiti allora come “subnormali” (foto fornita da Marino Bottà)

Ho letto sull’Agenzia di Stampa «Dire» del 19 maggio scorso e appreso da TGcom24 dello stesso giorno la notizia dell’intervento del ministro dell’Istruzione e del Merito Valditara a Bari, durante il convegno dell’Associazione dei Prèsidi Italiani, nel quale ha giustamente condannato la violenza ai docenti da parte di taluni studenti e genitori. Ho pure letto, però, un passaggio così sintetizzato da «Dire»: “Fermare la cultura sessantottina”. E cita il terrorismo: “Oggi elementi che ricordano gli anni 70”.

Gentile Ministro, ho molto apprezzato il suo recente impegno per l’inclusione scolastica degli alunni e le alunne con disabilità; ma da persona con minorazione della vista e soprattutto da cittadino, non posso condividere il suo giudizio di parificazione del Sessantotto alle stragi degli Anni Settanta. Ciò perché il Sessantotto l’ho vissuto in prima persona da assistente volontario alla Facoltà di Giurisprudenza di Roma all’età di 31 anni.
Lei giustamente critica l’anarchia e la violenza, imperanti negli Anni Settanta. Non nego che nel Sessantotto vi siano stati casi di violenza, ma si è trattato quasi sempre di violenza verbale e di manifestazioni ideologiche, anche se non sempre condivisibili. Mi riferisco ad esempio alla tecnica usata dai “contestatori” del cosiddetto “gatto selvaggio”, consistente in una modalità di intervento durante le lezioni: uno studente interrompeva poco dopo l’inizio della lezione, chiedendo un chiarimento al docente, e mentre il docente dava la risposta, un altro studente interrompeva per contestare o per chiedere un altro chiarimento, e così via sino alla fine dell’ora, in modo tale che il docente non riuscisse a tenere di fatto lezione. Anch’io condanno questa modalità, ma da qui alle stragi degli Anni Settanta ce ne corre.
Altro esempio condannabile erano i “serpentoni”, cioè studenti che facevano lunghi cortei attraverso le Facoltà, prendendo di mira docenti ritenuti “integrati nel sistema”, cioè “reazionari”, “parrucconi”, ecc. Ricordo in particolare un serpentone contro il professor Cotta, docente cattolico di Filosofia del Diritto, che non condivisi affatto. Però, ripeto, da qui alle stragi degli Anni Settanta ce ne corre.
A seguito di queste e altre manifestazioni illiberali, in un gruppo di assistenti e di studenti scrivemmo un documento intitolato Lettera al movimento studentesco, in cui condannavamo queste forme di lotta politica che impedivano un dialogo pacato su idee contrapposte reciprocamente sgradite, ma sulle quali sostenevamo che si dovesse interloquire secondo il metodo democratico e non con modalità fasciste o dell’Unione Sovietica.
Purtroppo negli Anni Settanta i contestatori non si limitarono alla violenza verbale o ideologica, ma passarono a quella fisica e terroristica, sia di estrema destra che di estrema sinistra. Ma il Sessantotto non c’entra: se si pretende che il Sessantotto sia stato la causa delle stragi degli Anni Settanta, culminate in Piazza Fontana da parte dei terroristi di destra e nell’assassinio di Aldo Moro da parte di quelli di sinistra, mi sembra infatti che si effettui un salto logico indimostrato e indimostrabile. Se così dovessimo ragionare, allora taluno potrebbe sostenere che Gesù con il suo Vangelo sarebbe la causa delle eresie che si sono succedute nei secoli successivi, e non sempre con tesi illegittime, ma anche con stragi ed eccidi purtroppo commessi anche da ambienti cristiani.

Gentile Ministro, mi scusi per questo mio intervento che vuole essere chiarificatore su un anno che si caratterizzò come “storico” per la nascita del movimento e della cultura dell’inclusione scolastica in Italia. Essa infatti prese proprio in quell’anno le mosse dalle tre culture che hanno fatto la nostra Costituzione: la cultura cattolica, di cui un esponente significativo è stato don Milani; la cultura liberale-radicale, di cui un rappresentante indimenticabile è stato Bruno Tescari; e la cultura di sinistra, di cui animatore è stato ed è l’MCE, il Movimento di Cooperazione Educativa. Dobbiamo a loro se oggi l’Italia si vanta nel mondo della propria inclusione scolastica.

Suggeriamo anche la lettura, sempre sulle nostre pagine (a questo link), di Viaggio nella storia dell’inclusione scolastica in Italia, prefazione di Salvatore Nocera al libro di Maria Teodolinda Saturno Storia dell’inclusione scolastica in Italia. Lettura pedagogica della normativa.

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