Lunedì 27 maggio. I genitori lasciano come tutte le mattine Luca a scuola, il Liceo Artistico Caravillani di Roma. Luca è un nome di fantasia. L’unica cosa inventata in questa storia che ha dell’incredibile. Luca ha 17 anni, è un ragazzo in salute, un ragazzo con le fragilità dell’adolescenza. Luca è anche un ragazzo nello spettro dell’autismo. Viene affidato alla scuola: insegnanti e sostegni.
Alle 14.58 i genitori di Luca ricevono una telefonata da parte dell’autista del pulmino scolastico (!), la quale ha ritrovato Luca, esanime, dopo un volo di quattro piani, nel cortile interno della scuola. Lo ha trovato grazie alle indicazioni di un altro studente, che vedendo uno zaino nel bagno al quarto piano, per terra vicino alla finestra aperta, istintivamente si è affacciato.
Luca era vivo e vegeto quando lo hanno lasciato i genitori. Adesso Luca lotta per vivere.
Luca ha la classe al piano terra. Perché si trovava al quarto piano? Perché si trovava al quarto piano da solo? Dove erano gli insegnanti, le figure di sostegno che supportavano Luca durante l’orario scolastico? Perché nessuno si era accorto della sua assenza? Perché nessuno si era attivato per cercarlo?
Sappiamo dalla famiglia che negli ultimi giorni Luca era preoccupato per l’andamento scolastico, era preoccupato per i 2 e 3 sul registro elettronico.
Luca è un ragazzo autistico, con un suo Piano Educativo Individualizzato (PEI). I risultati scolastici di uno studente con disabilità sono legati ad obiettivi individuati nel PEI, quindi o gli obiettivi erano troppo alti, o evidentemente Luca non è stato messo nelle condizioni di apprendere. In ogni caso non si è tenuto in alcun modo conto delle conseguenze sullo stato psicologico della persona Luca.
Luca non doveva stare solo, a maggior ragione. Nessuno (della scuola) si è accorto della sua assenza, se non l’autista dello scuolabus.
La scuola deve spiegare cosa è accaduto e come sia stato possibile che accadesse. Gli inquirenti dovranno accertare le responsabilità penali.
Appena siamo stati informati dalla famiglia sconvolta, abbiamo subito contattato l’Ufficio Scolastico Regionale e il Ministero dell’Istruzione e del Merito, chiedendo che venissero inviati gli ispettori al Liceo. La cosa incredibile è che né l’Ufficio Scolastico Regionale, né il Ministero erano stati informati dal Dirigente Scolastico del Liceo Caravillani. Alla gravità dell’accaduto si aggiunge la gravità della gestione di tutta la vicenda. E la famiglia è ancora in attesa di una chiamata dalla scuola.
Come ANGSA Lazio stiamo supportando in ogni modo e per quanto possibile tutti i familiari distrutti dal dolore, ma comunque fermi nella volontà dell’accertamento delle responsabilità.
Dobbiamo capire cosa è accaduto e quali sono le responsabilità, solo questo ci permetterà ancora di credere che la scuola sia – e non che dovrebbe essere – un posto sicuro per i nostri ragazzi.
Della vicenda di cui si parla nel presente contributo, ci siamo già occupati sulle nostre pagine a questo e a questo link, registrando le prese di posizione della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) e dell’ANGSA Nazionale, che alla stessa FISH aderisce.
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