Perché Amnesty International ha deciso di lanciare una campagna di solidarietà in favore di Kyung Seok Park, persona con disabilità motoria della Corea del Sud, e per chiedere al Sindaco di Seul, la capitale coreana, di tutelare i diritti delle persone con disabilità? Lo racconta lo stesso Kyung Seok Park in un messaggio diffuso anche in Italia, ove scrive: «Non avevo mai pensato a quanto potesse essere dura la vita per le persone con disabilità finché, in seguito a un incidente, sono diventato paraplegico e mi muovo in sedia a rotelle. Lì ho scoperto che la vita nel mio Paese non è solo difficile, ma proprio pericolosa. Determinato a cambiare le cose, ho iniziato a lottare accanto all’Associazione “Solidarietà contro le discriminazioni legate alla disabilità” e il mio attivismo si è concentrato sui mezzi pubblici, dopo avere letto notizie di persone con disabilità rimaste ferite e addirittura uccise per via di attrezzature non funzionanti nelle stazioni della metropolitana».
«In Corea del Sud – ha scritto a tal proposito sul “Corriere della Sera” Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia – le persone con disabilità motoria affrontano quotidianamente ostacoli e discriminazioni, nell’indifferenza delle autorità. Questo è particolarmente vero per quanto riguarda l’uso dei mezzi pubblici, in particolare della metropolitana. È una storia irrisolta iniziata oltre 20 anni fa. Dal 1999 al 2002, infatti, nove persone con disabilità sono morte o rimaste ferite mentre utilizzavano la metropolitana a causa di “elevatori per sedie a rotelle” non sicuri. Il 22 gennaio 2001, una coppia di anziani che utilizzava l’elevatore per sedie a rotelle alla stazione della metropolitana di Oido, nella capitale Seul, è stata scaraventata giù a causa di un malfunzionamento. Una è rimasta gravemente ferita, mentre l’altra è morta. L’episodio ha dato inizio a una lunga e ardua battaglia intrapresa per l’accessibilità ai trasporti pubblici e altri diritti alla mobilità».
Ma riprendendo il messaggio diffuso da Kyung Seok Park, si arriva all’episodio più eclatante, che lo ha direttamente coinvolto, nel corso di una «protesta pacifica, che ci ha visti salire e scendere dai convogli all’ora di punta, per rendere evidenti le nostre difficoltà nel prendere i mezzi e chiedere un aumento dei fondi pubblici. In risposta abbiamo ottenuto botte e minacce. Io stesso sono stato quasi strangolato dalla polizia e da un dipendente della metropolitana di Seul».
«In tale occasione – scrive Noury – l’attuale sindaco di Seul si è impegnato a fare “installare ascensori in tutte le stazioni della metropolitana di Seul e realizzare percorsi dedicati entro l’anno”, ma quanto valuti importanti i diritti delle persone con disabilità, l’Amministrazione Comunale lo aveva dimostrato quattro mesi prima, quando aveva tagliato tutti i finanziamenti a un programma che consentiva alle agenzie di assumerle. Risultato: 400 licenziamenti».
Oggi, pur essendo oggetto di campagne diffamatorie e coinvolto in diverse cause legali, Kyung Seok Park dice: «Non smetterò mai di lottare per i nostri diritti, perché senza una vera svolta, le persone con disabilità continueranno a essere tagliate fuori da tutti gli aspetti della vita pubblica». Concetto, questo, ribadito dall’appello di Amnesty International, sottoscritto finora da quasi 116.000 persone (lo si può firmare a questo link), ove si legge che «senza finanziamenti governativi per migliorare l’accesso ai trasporti pubblici, le persone con disabilità sono tagliate fuori dalla piena partecipazione a tutti gli aspetti della vita pubblica, come andare al lavoro o vivere in modo indipendente».
Un dettaglio (si fa per dire) in conclusione: la Corea del Sud ha ratificato la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, rendendola quindi Legge del proprio Stato, l’11 dicembre 2008. Più recentemente, inoltre, esattamente il 15 dicembre 2022, ha ratificato anche il Protocollo Opzionale alla Convenzione, che consente al Comitato sui Diritti delle Persone con Disabilità, l’organismo preposto a monitorare l’attuazione della Convenzione stessa nei vari Stati, di ricevere ed esaminare comunicazioni presentate da individui o gruppi di individui che dichiarino di essere vittime di violazioni delle disposizioni della Convenzione da parte del proprio Stato…
Poco altro da aggiungere. (S.B.)
Ringraziamo Giovanni Merlo per la segnalazione.