Oggi, 24 gennaio, è la Giornata Internazionale dell’Educazione, dedicata all’intelligenza artificiale. «L’intelligenza artificiale – ha scritto sulle nostre pagine Roberto Scano – può essere utile solo se è accessibile», e questo è per noi un punto fermo. In una Giornata Internazionale dell’Educazione, tuttavia, non si può non ricordare quanti Stati del mondo abbiano tuttora mancato di applicare quanto prescritto dalla Convenzione ONU sui Diritti per le Persone con Disabilità anche in tema di istruzione
Oggi, 24 gennaio, si celebra la Giornata Internazionale dell’Educazione, istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 2018, per riconoscere l’educazione come diritto umano fondamentale e leva indispensabile per lo sviluppo sostenibile. Un evento in cui invitare governi, organizzazioni e cittadini a riflettere sull’importanza dell’istruzione nell’affrontare sfide globali come la povertà, l’uguaglianza e il cambiamento climatico.
Quest’anno, la direttrice generale dell’UNESCO Audrey Azoulay ha deciso di dedicare la Giornata alle opportunità e alle sfide dell’intelligenza artificiale. «L’intelligenza artificiale – ha dichiarato -offre grandi opportunità per l’istruzione, a condizione che il suo impiego nelle scuole sia guidato da chiari princìpi etici. Per raggiungere infatti il suo pieno potenziale, questa tecnologia deve integrare le dimensioni umane e sociali dell’apprendimento, piuttosto che sostituirle. Deve diventare uno strumento al servizio di insegnanti e alunni, con l’obiettivo principale della loro autonomia e del loro benessere».
Negli ultimi anni ci siamo occupati spesso, sulle pagine di Superando, dell’intelligenza artificiale in riferimento alla disabilità e in tal senso, il nostro punto fermo restano le parole di Roberto Scano, un’autorità a livello internazionale sui temi dell’accessibilità informatica, che in un articolo da noi pubblicato nel 2023 (L’intelligenza artificiale è utile se è accessibile) ha scritto: «Per definizione l’intelligenza artificiale è l’abilità di una macchina di mostrare capacità umane quali il ragionamento, l’apprendimento, la pianificazione e la creatività. Alcuni tipi di intelligenza artificiale esistono da più di cinquant’anni, ma i progressi nella potenza dei computer, la disponibilità di enormi quantità di dati e lo sviluppo di nuovi algoritmi hanno portato a grandi balzi in avanti nella tecnologia negli ultimi anni. E tuttavia l’intelligenza artificiale può essere utile solo se è accessibile».
Nello specifico dell’istruzione, poi, è utile fare riferimento alla guida A disability-inclusive Artificial Intelligence Act (AI Act): A guide to monitor implementation in your country (“Direttiva sull’intelligenza artificiale che includa la disabilità: una guida per monitorare l’attuazione nel tuo Paese”), lanciata nell’ottobre dello scorso anno dall’EDF, il Forum Europeo sulla Disabilità (disponibile in inglese a questo link), che analizza appunto le sezioni della Direttiva Europea sull’intelligenza artificiale più rilevanti per i diritti delle persone con disabilità, offrendo consigli pratici per la difesa e l’impegno nello sviluppo delle politiche nazionali sull’intelligenza artificiale.
In essa si sottolinea tra l’altro, e con estrema chiarezza, come «alcune applicazioni di intelligenza artificiale nell’istruzione siano considerate ad alto rischio perché possono avere un impatto significativo sul futuro degli studenti e possono perpetuare pregiudizi o invadere la privacy».
A tal proposito, la Raccomandazione presente nella medesima guida pone «la richiesta di linee guida sull’uso sicuro ed etico dell’intelligenza artificiale nell’istruzione, per garantire che le esigenze delle persone con disabilità siano incluse negli sforzi nazionali per l’uso dell’intelligenza artificiale stessa nell’istruzione».
Grandi opportunità, dunque, ma anche possibili rischi non certo trascurabili, come ha scritto pochi giorni fa sulle nostre pagine Anna Maria Gioria, a partire dalla seguente riflessione: «L’intelligenza artificiale può realmente aiutare a creare un mondo più inclusivo? La risposta è alquanto complessa».
Come concludere, dunque, queste brevi considerazioni? Ricordando che al di là delle stesse opportunità e dei rischi connessi all’applicazione dell’intelligenza artificiale in modo inclusivo o meno, quando si parla di una Giornata Internazionale dell’Educazione, come quella di oggi, non si può non ricordare l’articolo 24 della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, Convenzione che – almeno in teoria – è Legge in più di 190 Stati (in Italia lo è dal 2009).
Ebbene, quell’articolo inizia così: «Gli Stati riconoscono il diritto all’istruzione delle persone con disabilità. Allo scopo di realizzare tale diritto senza discriminazioni e su base di pari opportunità, gli Stati Parti garantiscono un sistema di istruzione inclusivo a tutti i livelli ed un apprendimento continuo lungo tutto l’arco della vita». In quanti di quegli oltre 190 Stati che hanno ratificato la Convenzione succede effettivamente questo? E le criticità sul piano dell’istruzione non mancano nemmeno in Paesi come il nostro che ormai da decenni hanno intrapreso la strada della “scuola di tutti per tutti”.
Bene, dunque, centrare l’attenzione sull’intelligenza artificiale, ricordando sempre le parole di Scano, che essa cioè è utile solo se accessibile, senza però mai dimenticare che ben 19 anni dopo l’approvazione della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, «quel sistema di istruzione inclusivo a tutti i livelli» e «quell’apprendimento continuo lungo tutto l’arco della vita» sono risultati ancora assai lontani dall’essere raggiunti in molte parti del mondo. (Stefano Borgato)
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