Per molti ormai è una vera e propria “influencer dell’accessibilità”: a soli 24 anni, Marta Russo ha trasformato infatti la sua esperienza di persona con disabilità in un impegno concreto per la sensibilizzazione sull’accessibilità e l’inclusione, conducendo una battaglia contro le barriere, non solo fisiche, ma anche culturali. Un impegno che, lo scorso febbraio, le è valso il titolo di Cavaliere al merito della Repubblica Italiana, conferitole dal presidente Mattarella

Per molti ormai è una vera e propria “influencer dell’accessibilità”. A soli 24 anni, Marta Russo ha trasformato infatti la sua esperienza di persona con disabilità in un impegno concreto per la sensibilizzazione sull’accessibilità e l’inclusione. Attraverso il suo blog e i suoi canali social racconta la quotidianità di chi affronta ostacoli nella vita di tutti i giorni, ma soprattutto porta avanti una battaglia contro le barriere, non solo fisiche, ma anche culturali. Un impegno che, lo scorso febbraio, le è valso il titolo di Cavaliere al merito della Repubblica Italiana, conferitole dal presidente Sergio Mattarella.
«Abbiamo il dovere di migliorare l’accessibilità per chi verrà dopo di noi», ripete spesso, sottolineando come il primo passo sia la sensibilizzazione. Ma da dove partire? «Dalla scuola», mi risponde convintamente. Dal 2020 Marta, in occasione della Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità, porta proprio nelle scuole italiane un progetto che coinvolge studenti e docenti, invitandoli a riflettere sulle barriere e a realizzare elaborati che poi pubblica sui suoi canali. «Se vogliamo davvero cambiare la cultura dell’inclusione, dobbiamo iniziare dalle nuove generazioni. Sono loro a poter fare la differenza».
Ma la scuola è solo uno degli àmbiti in cui Marta si batte per una società più inclusiva e consapevole. Un altro grande tema è il turismo: viaggiare per una persona con disabilità significa il più delle volte dover pianificare ogni dettaglio, spesso senza trovare informazioni affidabili. «Il problema – racconta – è che molte strutture si dichiarano accessibili senza esserlo davvero. Quante volte mi è capitato di prenotare un hotel e poi scoprire che aveva un bagno impraticabile o un ascensore troppo stretto?». Per questo, dunque, ha creato un sito in cui raccoglie segnalazioni di luoghi davvero accessibili, ma sogna di vedere nascere un portale istituzionale che offra dati certi sull’accessibilità turistica. «Viaggiare non dovrebbe essere un lusso per pochi, ma un diritto per tutti».
Nel frattempo, il suo lavoro è arrivato fino ai tavoli internazionali. Nell’ottobre dello scorso anno è stata invitata al G7 di Assisi sulla disabilità, un evento che per la prima volta ha visto la partecipazione diretta delle persone con disabilità e delle loro famiglie. Le chiedo: cosa ha significato per te partecipare a un evento di questa portata? «Una grande emozione e un segnale importante. Vedere che per la prima volta un G7 si apriva alle persone con disabilità e alle loro famiglie mi ha fatto capire che qualcosa si sta muovendo. Ma ora serve passare dalle parole ai fatti». E quali sono, quindi, i passi concreti che chiedi alla politica? «Prima di tutto, migliorare l’accesso al mondo del lavoro. Troppe persone con disabilità sono ancora escluse perché si pensa che non possano essere abbastanza produttive e, quando va meglio, non godono delle stesse opportunità a livello di carriera, dei normodotati. E poi, altro argomento, servono più tutele per i caregiver, che sono lasciati soli a gestire tutto, senza alcun supporto».
Il tuo motto è “Abbatti le barriere, fai la differenza, supera l’indifferenza!”. Ma come si può convincere chi non ha esperienza diretta della disabilità a sentirsi coinvolto? «La disabilità può toccare chiunque, in qualsiasi momento della vita. Pensare che non ci riguardi è una pia illusione. Se vogliamo una società davvero più giusta, dobbiamo pensare che l’inclusione non è un favore, ma una responsabilità collettiva».
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