Amministrazione di sostegno: come evitare che le cose vadano “così e cosi” o decisamente male?

di Salvatore Nocera
«Il professor Paolo Cendon – scrive Salvatore Nocera, a proposito dell’intervista con lo stesso, dedicata all’amministrazione di sostegno e pubblicata sulle nostre pagine – giudica illusoria e sostanzialmente “fuori dal mondo reale” la Proposta di Legge dell’Associazione Diritti alla Follia, per modificare la norma sull’amministrazione di sostegno. Personalmente, pur ritenendola troppo drastica per alcuni aspetti, condivido però i princìpi ispiratori di talune soluzioni proposte»

Disegno di persone che si avvalgono dell'amministratore di sostegnoRingrazio, insieme alla dottoressa Lancioni, il professor Paolo Cendon per avere accettato di rilasciare un’ampia intervista a Superando, nonostante i suoi numerosi impegni [la si legga a questo link, N.d.R.].
Prendo atto delle sue risposte, a partire dalla prima, che egli reputa riportare dati non corretti. Invero, si potrebbe forse dire che essa era incompleta, perché, come giustamente fa osservare, l’introduzione dell’amministratore di sostegno nel Codice Civile è stata attuata come mezzo di tutela delle persone in situazione di fragilità, ovviamente, però, cercando di ridurre al minimo la loro libertà di compiere atti giuridici. Il professore riconosce tuttavia, in modo quasi didattico, che i casi in cui opera l’amministrazione di sostegno possono dividersi in tre gruppi: un terzo dei casi in cui le cose vanno bene, un terzo in cui vanno così e così, e un terzo in cui vanno male. Ora, trattandosi di circa 400.000 persone attualmente sottoposte ad amministrazione di sostegno, ci troviamo in presenza di oltre 100.000 persone cui l’amministrazione di sostegno va male e altrettante in cui va così e così.

Ecco, la nostra richiesta al professor Cendon era di valutare la Proposta di Legge dell’Associazione Diritti alla Follia, per cercare di evitare questi più di 200.000 casi in cui le cose vanno in parte così e così e in parte male. Personalmente mi rendo conto che la formulazione delle norme della Proposta di Legge è troppo drastica, quando propone ad esempio che in nessun caso l’amministratore di sostegno possa agire contro la volontà dell’interessato o che un amministratore non possa seguire più di due o tre casi, o ancora che in nessun caso la nomina dell’amministratore stesso avvenga da parte di un giudice singolo, ma da un collegio di almeno tre magistrati.
Data questa formulazione, il professore osserva giustamente che non sempre si può rispettare la volontà dell’interessato, quando questa va contro il suo interesse, e propone degli esempi presi dalla realtà, come i casi in cui l’amministrato non voglia pagare le bollette della luce o del gas, fatto che porterebbe al taglio di tali servizi per insolvenza, o quelli di persone anoressiche che non vogliano assumere cibi, fatto che li porterebbe alla morte. In queste situazioni, a mio avviso, non c’è dubbio che la volontà dell’interessato non possa essere rispettata.

Però, di fronte a numerosi casi di cronaca anche giudiziaria, in cui la magistratura ha riconosciuto che l’amministratore di sostegno doveva essere condannato o per comportamento colposo o doloso, e comunque per quel terzo di casi in cui lo stesso professor Cendon riconosce che le cose vanno assai male, quale soluzione proporre egli non lo dice, mentre era proprio ciò che speravamo di sentire da lui, data la sua grande competenza ed esperienza. Così, egli ha opportunamente risposto al problema delle troppe nomine attribuite allo stesso amministratore, che rendono la cura degli amministrati di qualità scadente o negativa, e quindi, vista la carenza di persone disponibili, alla luce della complessità, dell’onerosità psicologica e della quantità di tempo che l’amministrazione comporta per chi accetta di assumerla, egli propone un ricorso al volontariato. E tuttavia, ripeto, per il problema dei casi che «vanno così e così» e soprattutto per quelli che vanno male, io mi auguro che egli voglia in seguito fornire dei suggerimenti non solo utili ma necessari.
Mi chiedo, ad esempio, se non sarebbe possibile la nomina di un “pro-amministratore di sostegno”, come il Codice prevede già per la nomina del “protutore” il quale controlla l’attività dell’amministratore di sostegno, osserva gli effetti prodotti non solo e non tanto sulla situazione patrimoniale dell’amministrato, ma soprattutto su quella esistenziale della serenità di vita dello stesso. Mi rendo conto che anche qui si pone il problema della scarsità di persone disponibili già come amministratori di sostegno, ma se è vero che il Codice non ha avuto difficoltà a recepire l’istituto del protutore, non dovrebbe rifiutare l’introduzione della figura del “pro-amministratore di sostegno”.

In conclusione, il professor Cendon giudica illusoria e sostanzialmente “fuori dal mondo reale” la Proposta di Legge di Diritti alla Follia. Io personalmente, pur ritenendola troppo drastica, come detto, ne condivido però i princìpi ispiratori di talune soluzioni proposte. Pertanto, non solo l’ho già sottoscritta, ma invito tutti a sottoscriverla anche online sul sito di Diritti alla Follia. E ciò perché, in sede di dibattito parlamentare, molte “rigidità” assolute potrebbero essere smussate, e probabilmente potrebbe essere introdotta anche qualche risposta alla domanda di tutela dell’amministrato da parte di certi comportamenti scorretti dell’amministratore.

Share the Post: